MONASTERO

Pietre silenti, dal sapore antico, mi circondano.

Echeggiano voci di arcani misteri;
rivelano volti le fronde di abeti secolari
che il Mistero di Dio han saputo svelare
a quanti tra essi han cercato riposo.

ed io stanco, fiacchito dentro, mi ritrovo a mendicare luce e pace
per il mio cuore inquieto.


È NOTTE

È notte ormai quando il vento rimescola le oscure ombre acquietate del vespro.
Gli occhi non dormono, benché pesanti, desiderosi di quiete.
Ma il cuore è altrove a cercar volti incontrati, in duri anni di vita.
E per loro le deboli membra non trovano riposo: Perché non capire? …perché?

Potessero esser raggiunte dall’intimo del mio cuore
dove Tu, sapiente Maestro,
hai voluto celare la verità del mio amore per loro.


L’OCCASIONE

“Molte valli ho attraversato gustando il profumo dei pini e degli abeti, ascoltando il gorgheggiare di fresche sorgenti alle quali cerbiatti, uccelli, e decine di altre creature, s’avvicinavano per spegnere la loro sete. Molte città e paesi ho visitato, fissando lo sguardo in mille e mille volti di bambini, giovani, adulti e anziani. Ho letto in loro ora una lacrima, ora un sorriso, ora nelle pieghe di rughe, provocate dal sudore del lavoro, tratti di esistenze. Molti mari, oceani, laghi e fiumi ho navigato, sotto la pioggia di burrasche invadenti, di tempeste impetuose, incontrando comandanti valorosi e mozzi infaticabili che con la loro intelligenza, passione e tenacia han saputo domare l’impeto dei flutti. Ho attraversato deserti, in cui la vita sembra essere inutilmente presente, meravigliandomi della bellezza che racchiude un cespuglio trasportato qua e là, tra le dune, ora da un flebile respiro di vento, ora da una tempesta di sabbia”. “Ma Abbà”, interruppe il giovane monaco stupito e commosso da quelle parole “Abbà, tu fin da fanciullo non sei mai uscito da questo monastero! Come puoi aver visto ciò che dici se tutta la tua vita l’hai trascorsa sepolto tra queste mura?”. Il vecchio, infermo nel suo letto, scostò di poco il capo dal guanciale e tendendo la mano verso il giovane discepolo, spalancando gli occhi luccicanti di luce e lacrime rispose: “Figlio mio…io mai fui sepolto in questo monastero. E’ vero, entrai fanciullo tra le sane mura di questo luogo e sono state queste mura, alte e robuste, silenti e oranti, che mi hanno preceduto da secoli a permettermi di conoscere, incontrare e visitare luoghi e persone…”. “Come” chiese il giovane discepolo chinandosi sul letto del maestro e prendendo la sua mano, stanca e gelida, tra le sue forzute e calorose: “Come queste mura vi han potuto rivelare tutto ciò?”. “Il silenzio” disse con sempre più flebile voce “il silenzio e la contemplazione del mistero racchiuso in esso. L’uomo è stato o sarà in ogni luogo, ha conosciuto o conoscerà lingue, popoli e tradizioni…ma alla fine si sentirà proprio come te..sepolto dentro una vita che nel momento in cui gli sfuggirà, non gli sembrerà d’aver mai vissuto e allora piangerà, dispiacendosi d’aver perso l’occasione, l’unica, di vivere e non solo di esistere, soffrendo per non aver dato ad ogni istante, accadimento e fatto l’importanza estrema”. Dalle gote del giovane scesero due lacrime di velata tristezza e il suo capo si curvò leggermente su se stesso…”Le tue lacrime, figlio mio, sono l’ultima cosa che ancora non avevo veduto…guarda in esse, interrogale e vi ritroverai l’infinita Bellezza dell’essere”. Quel giorno, il giovane monaco pianse la morte del suo maestro ma conobbe la gioia della sua presenza in monastero.