Vecchiaia

L’anima vede quel che si cela agli occhi:

dietro le rughe ed ai solchi appassiti.

L’anima scova la sua compagna

che si nasconde come un candido fiore

sotto le vesti lacerate dal tempo.


Scrivere

Viaggiare per strade sconosciute

dove il percorso compare dopo ogni tuo passo

e scoprire una verità che dormiva silente,

ma non era in te e neppure tua;

tu hai solo messo un piede avanti

e lei era lì ad aspettare di comparire.


Una vita

Dedicata a Massimo Troisi

Una  vita di breve durata

e un  sorriso lasciato sulla bocca di molti

simile al niveo fiore

che nel deserto prepara la sua gemma

con lenta pazienza

ed esorta i suoi petali ad aprirsi alla notte

per vivere un solo giorno

e illuminare col suo bianco splendore l’oscurità

e strappare un sorriso di felicità

al viandante solitario

che nel suo cammino incrocia tanta mortale bellezza.


Morire

Ha il sapore della zolla zuppa,

il colore del dolore senza sole,

il gelo che stordisce,

l’odore della terra umida e lacerata

la voce di un muto silenzio

che ti dona l’immortalità dell’assenza del tempo:

una pausa infinita tra i suoni finiti dell’universo.


 

Mare negli occhi

Linea sottile all’orizzonte, che sfiora quasi il cielo;
grigia, argento, azzurra o blu.
Spazi lontani trasportano la mente oltre i propri orizzonti.
Lontano…dove non si è.
Dove si può immaginare e percepire,
una lieve e distante possibilità di libertà.


La grandezza del mare

Ampio, maestoso, vivo e ondoso;
calmo, piatto, limpido e cristallino.
Il sole posa i propri raggi su di te,
creando lucenti immagini e argentati viali.
Cerchi, triangoli e piccole stelle luccicano,
mossi dal tuo continuo moto
e incantevoli creature si animano e svaniscono.
Il barbaglio si riflette negli occhi e, come in sogno, trasporta nella profonda luce marina:
allontana e avvicina.
La grandezza del mare si fa tua.


Il respiro del mare

Il suo respiro ritmato,
regolare e calmo o mosso e tempestoso,
come il respiro di un gigante,
abbraccia con dolce potenza,
le sterminate terre del nostro pianeta.
Si concilia con l’affanno o con la quiete dell’umana specie:
nel suo ritmo pacato, il battito lento di chi è rilassato;
nel suo moto tempestoso, il tumulto incalzante di chi è alterato.
Il sincronismo tra l’uomo e il mare,
come labbra su labbra,
trasporta l’umano fiato a sposare il marino afflato.