Richiamo
Odi l’eco,
anche se ti parlo sotto voce.
Senti la mia brama,
anche se ti mostro pazienza.
E’ forse un mio vanto se ti amo ancora.
I miei regali erano un segno per riconoscermi,
affinchè tu non dimenticassi chi ero.
Prova a tornare laddove ti ho lasciato.
Il cuore non si è raffreddato in quel rigido inverno,
è rimasto vivo e batte ancora per te.
Un nuovo sogno
Lui portò via tutti i miei sogni,
con dolore mi rassegnai al domani.
Non cambiai mai il mio sorriso
per non deformare la mia faccia.
Rimasi senza pelle,
ma non me ne curai,
cosciente che il dolore può giungere alla fine.
Aspettai.
Arrivasti tu,
sentivo la tua tristezza.
Eravamo unici germogli di un mondo dall’anima ormai arida.
Tu scrivesti sul mio diario:
Permettimi di seminare un po’ di colore nella tua vita.
Ricominciai a sognare.
L’assenza di luce
Frasi stereotipate,
muto di concetti, blaterate,
io chiudo a nodo tutto quello che dite.
La paura distoglie dal buon senso,
si farà rigida come una lastra di ghiaccio.
Alberi secchi e spogli,
guardate il paesaggio dipinto da un bravo maestro.
La morte decorerà le fossi comuni
degli ignoti guardiani del tempio,
soffocandone le voci delle preghiere
a loro interno.
Rimarrò sorda al loro richiamo.
Ne rimarrò immune.
Inquisitio
Pensavamo erroneamente
che i tempi fossero cresciuti
in una piena consapevolezza.
Cambiato il karma
di un corso lento,
doloroso alla memoria,
il malleus maleficarum
e ogni altra affermazione,
che colei che dovrebbe
essere donna amata,
pur viene torturata.
Lo stesso seme
che portò in grembo,
fu il suo calvario.
Un marchio per il rogo,
senza assoluzione,
come se portasse
con se un difetto.
Inquisitori,
uccidete le vostre stesse madri,
sorelle e figlie.
Un dominio di rovina.
Essere
Vogliamo essere,
ma siamo un soffio.
Vogliamo essere,
ma siamo un istante.
Vogliamo essere,
ma siamo corruttibili.
Vogliamo essere,
ma non siamo padroni del domani.
Fuggiremo scalzi
su una terra asciutta,
la polvere s’impadronirà
della nostra anima.
Curva di rondine
Curva di rondine
mi lusingasti una volta,
bello il tuo corpo
alla luce e al sole.
In quelle tante bugie
mi convinsi di restare in attesa,
nello stesso luogo,
consumandomi un po’ alla volta.
Povero figlio
non saprai mai un filo di verità,
di tanta poca grazia.
Hai finito di essere il mio miraggio,
mi riprenderò
tutti i miei sogni mancati.
Profezia di un sogno
In un sogno
eri davanti a me in un abbraccio.
Non penetrare il mio sguardo
in un gelido addio;
se tu ti allontanassi
non farei in tempo a raggiungerti.
Chiesi a chi osservava
nascosto nell’ombra
se un giorno saresti tornato ad amarmi.
È certo, rispose.
Lo rivedrai superbo in bellezza,
nel suo abito migliore.
Solleverò la tua anima,
non patirai più il tormento della notte.
Ti forgerò come un arma,
vi travolgerà nuovamente
il fuoco della passione.
Era un cherubino sul suo trono
il quale mi parlava,
un principe vestito di diaspro rosso,
aveva autorità sui miei sogni.
Dolore nostalgico
Ho percepito
il dolore al mio fianco,
legata dal tempo,
vissuta come un travaglio.
La mia penna scriverà
ai bordi della speranza.
Parole esauste
cadono in un sonno istantaneo,
son divenuta nuvola
per un pianto nostalgico.
Non abbandonare il ricordo
Proietta la mia luce,
divieni splendido
come l’intervallo
dall’alba al sorgere del sole.
Il tuo tacere tutta la notte,
un bacio al mattino
che sorprendono le mie labbra
e destano la mia speranza
di essere amata.
Non abbandonare il ricordo
del nostro amore,
calcato nel tempo
come un’incisione d’oro.
Un’alba nuova
Molti percorsi fatti
fino a quel momento,
oscuri, suscettibili, da
indurre smarrimento.
La rinascita possibile
iniziò con una promessa,
un’alba nuova,
tu mia bella Luna.
Davanti ad un camice
mi sorpresi di sentire
il battito in un’eco.
La mia gioia per molti
era una vergogna,
non ti volevano, ho lottato,
portavo le catene
ma non ho mai mollato
sapendo che un miracolo
mi aveva risanato.
Il travaglio mi causò dolore,
ero sola, tra le lacrime
tu nascesti con un sorriso,
ti portò fortuna,
per questa tua bellezza
tutti ti hanno sempre amato.
Sprigioni entusiasmo,
la grinta ti ha dato forza,
anche quando sembravi morta.
Abbiamo lottato contro i mostri, insieme,
tuttavia hai dimostrato di non avere mai paura,
in tutto questo mi somigli, sei mia figlia.
Ricordi d’infanzia
Echeggiano
nell’anima mia
voci garrule di compagni di giuochi
ai quattro angoli di un cortile.
Vividi ricordi
si confondono,
si gremiscono d’ombre,
perdendosi in filastrocche,
giuochi di palla, salto alla corda,
testa o croce e penitenza.
Al di là dei confini
campi estivi di papaveri rossi
e un sentiero nascosto
fiancheggiavano un rivolo
che ci portava come percorso tracciato
ad un vecchio mulino.
Dal cigolar delle pale
pensavamo fosse infestato da spettri.
Dove sono le rondini?
Dove hanno portato il loro nido?
Dove le lucciole che illuminavano
le calde serate di luglio
e il fresco ventilar di pioppi cipressini
che parevano toccare i bordi del cielo?
Ripassando dalle parti del cuore
rivivo l’eccellenza di quel tempo genuino.
Le Percezioni dell’anima
Le mille voci
della mia anima
cercano una mediazione.
Il mio avversario
come una forza
irrazionale
disturba il mio spirito
per spegnerne lo splendore,
l’amore.
Se potessi
riposarti accanto
l’ora non sarebbe così grave.
La mia anima riflessa
Ricordami
dove dimori o anima mia.
In specchi d’acqua
ti ho visto riflessa,
in una dimensione sconosciuta
ti perdevi tra le onde
mutandone lo spirito.
Poeta
Poeta,
nella sua lingua straordinaria,
rapito, coinvolto
nelle percezioni temporali,
frettoloso con la penna
nel cogliere pensieri ispirati.
Artefice di armonie
avanza verso luoghi eterni
ascoltandone il respiro,
illuminato
dalle sue passioni
come un visionario
è trascinato nello spazio
concepito per gli Dei.
Senza speranza
Ho conosciuto l’uomo
alla fine dei suoi giorni
privo ormai di paure,
rassegnato nella sua infermità.
Mio padre
nel palpito di un’anima
si perdeva nel tempo,
nella boccata di una sigaretta
fumava il tempo,
aspettando
che il tempo finisse.
Era senza più ricordi
senza più memoria.
La mia speranza
si manifestava a tratti
come il suo sorriso.
Era una giornata grigia
quando lo lasciai nella penombra,
i suoi occhi lucenti come rugiada
mi guardavano appena.
Tornai a trovarlo,
ma con il tempo se ne era andato.
Dischiuse memorie
Dischiuse memorie
raccontano di noi
tra le sfumature del tempo,
ingiallite dall’autunno
dei nostri incontri.
Avrei voluto ancora riposare con te
sfiorandoti di certezze,
dividendo la tua stanchezza
scaldandoti un fianco.
Rimarrai chiuso,
nascosto tra i miei ricordi felici,
stringendoti forte
come l’orlo
di un malinconico pianto.
Frammenti di saggezza
Disegno nell’aria
il dolore di sogni infranti,
ombre taglienti
di illusioni placate.
Un pianto dalla terra
divide le sue anime,
come sculture marmoree
appaiono morte.
L’orlo di estremi
nella visione del mondo,
inquietante vestito
dell’animo umano.
Come sacro
risuona l’ultimo verso,
come ultima speranza
frammenti di saggezza.
Spirito errabondo
Errando
tra il fantastico e il reale
mi accingevo
ai miei fanciulleschi ricordi,
planetario di emozioni,
arcobaleno di voci,
per ritrovare la meraviglia
del mio esistere.
Arduo sentiero,
impervio il cammino successivo,
ma tutto è stato
per amare la mia parte migliore.
Cercai nel tempo
del mio spirito errabondo,
indomito,
la trasparenza del mio corpo luminoso
che serviva alla mia arte,
nel quale specchiavo l’io profondo,
difficile da comprendere,
ma so di essermi ritrovata.
Un Angelo con Venere in Ariete
Lo incontrai in autunno
ma il suo sorriso splendeva
come il sole
al suo solstizio d’estate.
In uno scrigno di ricordi
narrai dipingendo
trame intessute
segretamente tinte di passione,
memorie scorrono
in racconti brevi, epigrafe autentica
di richiami romantici,
mentre contemplavo l’immagine
di un Angelo luminoso
Venere in Ariete
linfa che nutre la speranza
in un clima di musica.
Euterpe
infranto il silenzio
una soave melodia
“Amare di nuovo”… mi accarezzava
con un fiore in un sogno
al tempo dell’equinozio di primavera.
Non aveva smesso di amarmi.
Luna e Stella
Nel segno della rinascita
percorrevo un sentiero
alla ricerca di certezze presunte
seguivo le voci del mio animo indomito
avevano l’energia di un sogno nascosto,
mi guidavano, mi davano il senso della vita.
Felice, animata dalle migliori intenzioni,
lei nacque, la chiamai coraggio,
in seguito lilith, ma poi puntando al cielo fu
Luna il suo nome,
splendeva magica e silenziosa
un raggio d’oro nella mia vita, una rivelazione.
Conobbi un Dio ignoto nel tempo della trasparenza
il cuore di marmo della ribellione divenne latte e
avvolsi di stupore chi mi guardava.
In quel tempo tra giochi d’amore e tenerezze
nacque lei, accolta con tutto il calore
di un raggio di sole,
una piccola stella
luminosa,
allargava gli orizzonti
di una famiglia felice.
Saggezza, forza e bellezza
Fili invisibili
mi legavano a te
strappati i legami
praticai il silenzio e il digiuno,
ero un’anima appesa
inchiodata al muro del pianto
come una tela bianca
senza un soggetto dipinto,
in una stanza vuota
che aspettava di essere arredata,
in una casa dove più nessuno
gli era permesso di entrare.
La fantasia appartiene all’uomo libero
dicevo,
ma la mia anima era come morta e
sciacalli tutt’intorno
si nutrivano delle mie lacrime.
Chi c’è ora oltre il confine?
Dominare chi non crede in niente,
ma la realtà immaginata rende più felici.
Saggezza forza e bellezza
questo sei stato.
Di te mi è rimasto l’odore soave della pelle.
Il gioco
Luci calde e soffuse,
il silenzio suonava
una strana emozione,
lui,
la mia passione morbosa,
la sua bellezza
un dono immenso,
meraviglioso nella sua figura:
mi aspettava.
Due occhi luminosi
mi sorrisero,
il mio viso immobile dalla visione,
non potevo muovermi …
era lui
che conduceva il gioco.
Nefasta attrazione
Amore,
folle amore
sentimento improvviso
nefasta attrazione
in crescente astrazione.
Mi hai lasciata a languire
poco alla volta
esaurendo
i miei desideri,
rendendoli vani.
Amore,
è stato folle
averti nel letto
e non toccarti.
Entità sconosciuta
annullo il ricordo
e ti biasimo.
Senza rimpianti
Chi ama
esagera le proporzioni, i colori,
la prospettiva è fedele
la sua passione autentica,
ma chi non riconosce un tesoro
lo calpesta.
L’io astratto
non risolve la sostanza,
nel vanesio si cerca
senza ritrovarsi:
un miraggio altro non è
che una strategia di illusioni
celato nell’inconscio sarà
il tramonto del nulla.
Dal mio cuore sincero
attingevi acqua pura,
senza ragione
mi inghiottivi tra rimproveri e silenzi,
era la tua malcelata indifferenza.
Ai confini della realtà
esiste un futuro sconfinato,
senza rimpianti,
camminerò in quella direzione
perfettamente compatibile con il mio essere.
INTERPRETAZIONE DI UN SOGNO
Mi guardavo sempre
quando mi svegliavo
da certi sogni,
ma lo specchio
non mi dava mai
la stessa
giusta espressione:
non potevo morire
tra quelle labbra,
lui era una divinità
che giocava
con un essere mortale.
UN “VATE” IMMORTALE
Per sondare le profondità
bisogna ascoltarsi nel silenzio,
come germoglio interrato
perché cresca rigoglioso,
un pianto serve
affinché il cuore non inaridisca.
Ci si avvicina di più alla morte per pregare,
così sei entrato nelle stanze anguste della tua anima
per guardare con altri occhi le tue debolezze:
non si sfugge all’infinito, nel senso più elevato,
un respiro tranquillo non duole nel petto.
Le tue grandi passioni
sono state come una rivoluzione,
ogni volta il coraggio si è acceso
come una torcia nell’oscurità…
le tenebre indietreggiavano davanti alla luce,
ma la luce illuminava il buio.
Di un sentiero sconosciuto
la morte è una curva che nessuno mai si aspetta,
ma tu sei un poeta,
puoi attraversarla come chi ne è immune,
desiderarla per respingerla…
sei immortale.
L’ECLISSI DELLE STELLE
(GENERAZIONE INCERTA)
Il rosseggiare del cielo
annuncia la notte,
lacrime di bambini stanchi
dormono
su giacigli improvvisati.
Eclissi di stelle,
i dannati della terra,
miseria antica,
come fiori crescono
su ossa sepolte,
nell’avversa sorte
non sfuggono.
Rinascono dall’argilla
per necessità,
arnesi sacrificati, schiavi,
tendono le loro braccia
intorpidite,
pochi avanzi sospirati.
Proietta tuo figlio
in un futuro migliore,
non togliere lo sguardo
sui misfatti della guerra,
non permettere
l’eredità velenosa dell’infamia.
A MIA MADRE
Nell’intreccio
dell’ultimo orizzonte
mi accorsi di pensare a te
come gelsomino notturno.
Mentre t’attardavi nei sogni mesti
per amore dei tuoi figli,
materno altare,
sacrificio di un mondo antico
cieco istinto di luce smorzata:
parevi surreale allora
nella mia insensata giovinezza.
Ora ai miei occhi, cara madre,
sei doppiamente bella
come un gelsomino notturno profumato,
pensando al tuo duro lavoro
e a quanto mia hai amato:
nel rimpianto ti rivivo.
Sul sentiero di uno spazio immaginario
ascolto l’eco di una voce melliflua:
sei tu che mi parli al cuore.