LA DIASPORA DEI PENSIERI

 

Incede in animo che tace 

la diaspora dei passi e dei pensieri

Chiudo le ciglia ed abdica pudica

la mia pretesa di farsi sguardo intenso  

per ciò che algore di iride non trattiene..

Tacite le garrule mie labbra

sospendono richiami funestati

come il tinnire di aquile insistente..

Prilla l’aria di luce insanguinata

mentre timida l’alba se ne fugge 

e il sole infigge l’occhio come trave.

Ora sfocia il dolore in mezzo al mare

e verga d’ azzurro sabbie fini addormentate

mentre s’abbrunano i sussurri degli amanti.

Ulula mentre si frange alla scogliera

come grido che più non resta muto

e s’avvolge di lime e poi d’incenso

come spire voluttuose di respiri .

Tra gli anfratti di solitudine raminga

un miserere estremo d’indulgenza

in un pertugio d’amnistia concessa

si rifugia come una preghiera..

Tra zagare e limoni appesi al cielo

nel rosso di arazzi di orizzonti 

una ragazza di dolcezza ormai desueta

cammina a testa bassa senza meta

al ciarlare roco delle foglie

coi suoi capelli a ciocche e nastri rosa.


IL NIDO DELL’ASSENZA

 

Si attacca alle sponde in un recesso mendicare

il pianto.

Poi trova un chiostro riparato dalle fronde

ove il dardo lo trafigge di soppiatto

negli anfratti di un confinare tenebroso.

Efferata rivalsa della questua

di denotazione sanguinaria del dolore.

Mutila e recisa l’illusione

di pertugi di speranza

si fa scimitarra

del prillare di luce nel mio petto.

Come ancella della viva roccia del sentire

nell’eloquente elogio della dimenticanza di sé

adagerò frammenti di vita

in giare di ricordi

come su altari vuoti

e volgerò lo sguardo all’occaso

per l’ultima volta

mentre frinirà canto di cicala.

Poi, come ebbrezza abortita, berrò il mio dolore

nelle oppressioni delle carezze negate

come mare senza riva, gola senza voce…

La notte, germana complice, delirerà malinconia di note
e ninnerà clemente il nido dell’assenza.

Nella pura evidenza del tempo
l’eloquente elegia dell’ultimo dubbio
si frangerà…
Poi insidie di ricordi sul madido volto

senza memoria d’amore…


L’ULTIMA GOCCIA DI TENEREZZA

 

Raccontami la tristezza quando si appoggerà sulla tua fronte
non pensarmi fragile, io berrò ogni goccia delle tue spine.
Tu parlami ancora ed io capirò
capirò anche le cose che mi daranno dolore.
E farò finta di sorridere
e tu non vedrai mai le mie lacrime di sale.
E poi raccontami le risate delle tue nuove albe di vita
e scioglieremo insieme i nodi come trecce strette alla nuca
facendo finta di niente.
Raccontami la tua tristezza.
Raccontami la tua gioia.
Raccontami di te.
Non pensare di ferire le ali di gabbiano
che sfiorano il pelo dell’acqua… 

Perchè tu sai di me quello che il mare sa della sabbia,
il sole e la luna sanno del cielo.
Io sono nelle tue parole
tu sei nelle mie parole
che a volte affidiamo ai silenzi.
Siamo due monadi di anime nomadi..

Tu sei me.Io sono te.In questa assenza così piena di percezioni di noi.

Attorno a sedie vuote danza ora il silenzio passi di flamenco… 

E di nuovo esserci in tutta la bellezza non colta,
in tutta la dolcezza immaginata ma sconosciuta
in tutta la fragilità di un canto mai intonato.
Esserci nella bruma silenziosa
che si appoggia piano su origami di emozioni.E poi magicamente si dissolve…

Sulla pelle assetata di linfa, in un mondo buio di occhi

scende ora l’ultima goccia di tenerezza…


ASSOLO DI ISTANTI SOSPESI

Soffia il vento
sul libro della vita
le pagine
strappate
portano lontano
il respiro del tempo.
Sospeso
camminerò
ancora
tra le canne alte
del lago,
la cui luce muore al buio
mentre il mare canta il lamento
di anima avvinghiata.
Sgomento si dipinge in bianco volto
e insorge poi il bisogno d’immenso
verso premeditati infausti destini.
Il tempo ritma
la mia anima inquieta
volteggiano messaggi di speranza
nelle aure rarefatte
e tutto é magico assolo
d’istanti sospesi…


I BAGLIORI DEL BUIO

Il buio esplode di bagliori.
Gravida è la notte
di voci lontane
di sussurri di anime
di mormorii silenziosi del mare.
Assolvo il cielo
che assapora
melodie anche stonate
e mi fa respirare presenze
come profumi d’eterno.
E poi portare nel sogno
il lamento dell’infinito
tra ricordi di negazioni.
Guardo le stelle
ne tiro giù una
con mano di incerto tremore
come giallo aquilone ubriaco.
E fiore diventa appuntato
sui prati umidi
di lacrime di infranti.
Celano i misteri le timide albe
e coi segreti
giocano i pensieri
ad intrecciare
sulla fronte.


Dejà vu

Quando lo sguardo va oltre il pensiero
e la teatralità dell’essere
contamina l’ebrezza
di trasparenze sentimentali
tace in un angolo
l’amaro sapore dei dejà vu.
Assopito lo stupore
che parea indomito
su guanciali di mollezze di broccato
Odore di muschio e gerani
in composizioni insolite
vicino a finestre umide
e avare di ricordi
di umani passaggi.
L’inganno si appoggia
al muro diroccato
e stropiccia il sentimento
che nacque puro
come diamante grezzo.
Piangi denudata del tuo essere
e raccatti il bagaglio
del tuo mondo
buttato alle ortiche
nei fossi dell’anima.