Poesie
CHE MONNO
Ar mattino me arzo e con timore
pijo er comanno der televisore.
C’è chi ruba, imbroglia, inganna e s’approfitta
di chi gli ha dato er voto p’ave’ na dritta.
Chi ammazza moglie, figli e socera, armato de cortello,
pecchè s’è disconnesso dar cervello.
Chi invece er piede in una fossa pose
pecchè rincoionito ar punto da sbajjà la dose.
C’è so’ poi quelli che in cambio de quatrini
fanno inchinà li Santi in faccia a li padrini.
L’Ebbrei e li Palestinesi che se vonno un bene pazzo
e ogni tanto se manneno i saluti con un razzo.
Un aereo abbattuto in Ucraina
e li Russi dicheno “ non semo stati
noi ma quelli della Cina”.
Che invece stanno a ffà li cazzi
loro a creà e a venne farsi prodotti
con le firme de Dorce e Gabbana,
Armani e… Laura Biagiotti.
E l’omini? L’omini! L’omini corono… corono,
ma ando cazzo vanno.
Sicuramente in giro per monnno a fare danno.
Perciò io dico state bboni…
nun serve grattasse li coioni
pecchè a uno schioccar de dita, come per incanto,
prima o poi annamo a finì tutti ar camposanto.
A.M.
MEDITERRANEO
Sogno la libertà e guardo il mare.
Con le tue quiete onde
portami sulle opposte sponde.
Dove pensieri e idee
volano nel cielo come gabbiani
dove c’è la certezza del domani.
Dove i sogni non sono semplici chimere,
dove le parole non sono prigioniere.
Dove il sorriso di una donna
non muore sotto un velo,
dove il suo cuore è libero
e non costretto al gelo.
Aggrappato ai bordi di una paranza
lo sguardo fisso in quella lontananza
sempre più lontana,
nemica , disumana.
Mare sei stato amico, alba,
poi con indifferenza ,
tramonto e cimitero di speranza.
E quella libertà tanto agognata,
desiderata e attesa quasi con paura
nei tuoi profondi abissi or trovo
senza limiti di tempo e di misura.
A.M.
NON E’ COME VORREI
Ho scritto alcune parole su di un foglio
che sono l’essenza dell’umanità che voglio.
L’ho affidato al vento vagabondo
perché lo porti in giro per il mondo.
Il vento come scultore assai capace
riscrive con le nuvole le parole
amore, giustizia, libertà e pace.
E dà forma ad un aquilone immenso
che spinge dolcemente nell’azzurro intenso.
Quelle parole son lette da uomini vili
che ai bambini non regalano giochi
ma soltanto fucili.
Le legge chi nel potere è addentro
che uccidendo il pensiero fa
ingoiare le parole contro.
E anche chi in galera non manda gente infame
ma soltanto quelli che rubano per fame.
Le legge pure chi dell’amore è stanco
ancor prima che sia scivolato
dalle spalle l’abito bianco.
Mestamente da me ritorna il vento mi
riconsegna il foglio, e quasi con timore,
in un sussurro mi dice “sognatore”.
Poi così come arrivato vola via.
Io apro lentamente il foglio e trovo
scritta soltanto una parola “utopia”.
A.M.