Mongolfiera

Domani viaggerò lontano,
ai confini del mondo, a bordo della mia mongolfiera.
Partirò presto, con la fresca rugiada della notte
e mai tornerò più,
su questa terra. Voglio scoprire ogni cosa,
vivere l’ebbrezza della vita per poter capire
e finalmente crescere.
Per me il tempo si è fermato,
ma quando attraverserò i cieli sconfinati
lentamente invecchierò
nel corpo e nello spirito.
Osserverò i voli di rondine,
esplorerò tutto da lassù,
vagabonderò senza limiti,
senza sosta.
Solo allora,
dopo aver visitato
ciò che è rimasto della nostra dimora,
l’esperienza acuirà il mio senno.
E io, desideroso di conoscere l’ignoto,
cercherò di raggiungere gli astri splendenti.
Avanti nel tempo,
quando la vecchiaia mi abbandonerà
giacerò addormentato, a bordo della mia mongolfiera.
Mi allontanerò ai limiti estremi del mondo,
perdendomi nel vuoto.
Andrò così alla deriva
nello spazio, dove anch’io
potrò diventare una stella.


Duemila

Un uomo mi ha detto che la guerra del duemila scoppierà
e la terra crollerà
sotto il peso delle mine.
Uomini senza futuro periranno sotto le macerie
e nessuno li ricorderà
perché per nessuno erano mai esistiti,
mai nati.
La religione, la legge, tutto
sarà calpestato
e le speranze dei vinti
bruceranno insieme ai roghi dei caduti.
Anime senza dimora
vagheranno per sopravvivere
ma troveranno solo nuovo dolore.
Qualcuno però mi ha detto che
fra i campi di sterminio ormai aridi
il fiore del duemila sboccerà
e un uomo deporrà la sua arma
per accarezzare quel miracolo,
e ancora, che
in mezzo al tumulto
le grida di gioia di un bambino
soffocheranno l’urlo di battaglia
e un uomo abbasserà la sua arma
per ascoltare quel miracolo.
Le lacrime righeranno i volti,
volti di uomini sconfitti dalla guerra
e i figli insegneranno ai padri
a guidare il vomero
nel terreno fertile del nemico,
e un vecchio morente pregherà
perché un’altra vita possa assistere
allo splendido spettacolo del giorno della pace.


Fanciulla dei mari

Il mare intonava
dolci sonate
e armonioso si esibiva
in graziose piroette,
si inarcava
disegnando maestose figure,
si avvitava
tendendo la mano a cielo e terra
perché ninfe, angeli e fate
danzassero con lui.

Dall’infinito,
da ogni tempo e luogo
candide mani ne strinsero una
e fervide voci si unirono ad una sola
in un nuovo splendido suono.
E dalla scogliera
apparve un’immagine di fanciulla,
meravigliosa nell’incedere
soave nello sguardo.
Si tuffò
e sparì tra le onde.
Riapparve, improvvisa come era venuta,
nuotava snella e leggiadra come un pesce.
Si immergeva,
riaffiorava con eleganza,
danzava nella danza del mare
seguendo le note del canto.
Tutti la attorniavano in estasi,
il mare la cingeva delicatamente
e la faceva sua,
ninfe, angeli e fate
si stringevano a lei in adorazione
fino a confondersi lontano
nei riflessi luminosi del sole.

Ancora oggi,
sino ai nostri casolari dell’entroterra,
sulle ali del vento
risuonano dolci sonate
che spesso allietano i sogni dei nostri infanti
e conciliano i nostri cuori.
E se ci si spinge verso la costa,
nel punto più alto,
si può scorgere di sfuggita
là ove l’acqua riluce di più
una sagoma di fanciulla guizzare,
nuotare con ninfe, angeli e fate,
danzare con il mare.

Ma è solo un attimo,
un fugace attimo di desiderio.