IL PETTIROSSO

Silenzio
c’è l’orizzonte che canta
Sussurra note per risvegliare i colori
Ed ecco qui la fresca alba si affaccia
Su questo luogo in cui anche il mare sa parlare
Cominciano a sbocciare gli occhietti di un pettirosso
Colorato da quella stessa realtà
Si era assopito perché scordatosi del sole
Temeva che il buio non se ne sarebbe andato più
Decide allora di tornare tra le braccia del vento
Ma viene colto dalla paura di cadere giù
Così la vita svegliatasi ancora un altro giorno
Non perse tempo per rimediare a quell’oscurità

L’eco di un suono vibra nell’aria
Aumenta di tono è costante poi varia
Richiama le onde
S’accinge alle sponde
Si ferma e si fonde
Ecco
Un sussulto leggero da quella voce
Sciolto in un siero si sparge veloce
Come linfa vitale
Per il floreale
Dalle radici risale
E ancora
Verso ogni foglia
E poi
Verso ogni fiore

Per fargli sprigionare

L’odore
Incisivo
Il colore
Più vivo
L’emozione
Sovrasta
Ti prende
E ti sposta

Il cuore come petalo
Poggiato
Su un dedalo
Delicato
Dal vento
Trasandato
E a stento
Definisce
Il sentimento
Che si esperisce
In quel contatto
Il quale affievolisce
D’un tratto
L’oscuro
Nel passerotto
Insicuro

Batte
Nel petto la volontà
Batte
Nel sangue caparbietà
Ali al mondo
Libertà
Sguardo profondo
E sotto
Il mare

Brezza sensibile sotto le piume
Testimonia che il sogno è qua
È lieto del colore che il petto suo assume
E in un brivido si limita il suo parlar
Nel riflesso
In quella luce
La realtà
E così sole dopo sole
La sua natura si è riflessa in ogni dì
Ha ossigenato il suo mondo di semplicità
Insegnando alle foglie come poter volare su
Con vivi sorrisi incastonati in quei occhi
Di notte splende come una stella
Pure le ombre che dall’ignoto l’osservano
Si fanno lucciole per somigliargli un po’ di più
La natura pulsante s’accese di una nuova energia
Imitando e poi assomigliando a un verde cielo blu
Quel mondo diviso ha così condiviso una speranza
Unire la terra col manto stellato un un’unica metà

Il cielo s’affaccia tende la mano
Ogn’albero abbraccia e riduce il lontano
Porge la luna
Amica opportuna
Che di sole profuma
Mentre
Le foglie cadenti fan da cuscino
A stelle cadenti per tenerle vicino
Si scambiano storie
Risate allusorie
Su grandi memorie
Un giorno
In cui tutta la vita
Fin lì
S’imparò a parlare
Così
Il cinguetto
Che canta
L’insetto
La pianta
Corteggia
Per ore
Ne assaggia
L’odore

Le farfalle
Leggere
Su gialle
Frontiere
Ondeggiano
Fiere
E suonano
Ai prati
Che sbocciano
Innamorati
Dal vento
Poi stregati
Nel movimento
E si diffonde
L’andamento
Sulle sponde

E si ripete
Su più profonde
Mete
Risuona
Nella quiete
E dona
Sorriso
In quella zona
Inciso
Dal pettirosso
In viso

Quella gioia pura
Reclina l’andatura
Se il cielo s’oscura
E

Un tintinnio s’impone
Aumenta il suo copione
Che al suolo propone
Da lassù

Inizia delicato
Accarezza il prato
Con ritmo incantato
Poi

Avvolge ogni forma
Ne altera la “norma”
Occultando la sua orma
Qui e lì

Il dolce suono così
Cominciò a sbiadire

Ancora più
Goccia goccia
Ogni nuvola
S’affaccia
Mugola
E s’abbraccia
La natura
Impaurita
La cui
Coloritura
Appassia
Si straccia
S’affaccia
S’affievola
Si schiaccia
E sgocciola
Goccia

Il pettirosso
Impaurito
Fisso
E avvizzito
Spia
L’orrore
Che gli porta via
Il colore
Dal nido
Disperso
Un grido
Gli è emerso
Sotto forma
Di lacrima
Orma
integerrima

Ma ecco
Dalla tempesta
Un calore
Sulla foresta
Con l’odore
Di speranza
Lo invita
Ad una danza
In salita
Così gli cala
L’affetto
E alza l’ala
Al cinguetto
Che si appoggia
Con coraggio
Oltre la pioggia
Verso il raggio
Ma per vedere
Il sole
Deve rompere
Le regole
E volare
Sopra le nuvole


MAMMA E PAPÀ

Cos’è vita?
Una domanda la cui risposta non può contenere parole.
La si può raccontare
Attraverso degli
Esempi, ricordi, esperienze,
Ma per vederla,
Per capirla
Bisogna comprendere
L’intangibile vociare
Che sibila
Da fessura a fessura
Attraverso i più grandi testimoni d’amore:
Gli occhi.
Questo l’ho capito
Sgattaiolando tra i vostri dolci silenzi
Che capitavano quasi puntualmente
Dopo le sudate giornate di lavoro.
Un momento,
Un secondo,
Un’istante
E TAC
Poi riprendeva la vita.
Io ero nascosto, dietro un piatto di pasta
O un finto messaggio sul telefono,
Per non disturbare
E osservavo.
A volte, potrei giurare,
Di aver percepito
Il tempo rallentare
E in quella micro pausa
Sentire
Momenti, esperienze, giorni, anni,
Srotolarsi lungo quello sguardo.
..Cavoli..
Credo di non aver mai sentito
Così tante parole racchiuse
In un gesto,
In un istante,
In un silenzio.
Che paradosso:
Parole nel silenzio.
Se non avessi messo in chiaro, poco fa,
Che parlo dell’amore
Sarei di certo considerato un pazzo.
Anzi, ho sentito qualcuno
Considerare l’amore stesso
Una pazzia,
Un’illusione,
Un nome,
Da dare a piacevoli sensazioni
Che fanno dimenticare,
Per un po’,
I brutti pensieri.
Una semplice domanda,
Incendiava
Di grandi dibattiti la mia testa:
Avevano ragione?
Ma del resto
Piccolo com’ero:
Un ragazzino appena affacciato
Alla finestra dell’adolescenza,
Cosa ne potevo sapere di
Amore e Vita.
Eppure
Qualcosa non mi convinceva,
Non tornavano i conti.
Io avevo sentito,
Avevo visto quell’immagine
Che con tanta facilità
Ho scattato e conservato nel cuore.
Ma come
Come
È possibile contrastare
Il pragmatismo di una persona
Che ti dice
“L’amore non esiste”
Dove sono
Le prove concrete,
Non influenzate dal soggettivismo,
Che con certezza
Ti dicono:
“Eccolo, è questo l’amore”.
Se dovessi descrivere i successivi
Otto, nove anni della mia vita
Sarebbero racchiusi in questa ricerca.
Poi
Un giorno
Così a caso,
Come un quadro
Che è appeso su una parete da anni
Senza mai muoversi di una virgola,
E d’un tratto cade
BAM
Così, all’improvviso
Guardandomi allo specchio
Ho capito.
Il vostro sguardo,
A me tanto caro,
Ce lo avevo negli occhi,
Sulle guance,
Sul naso,
Sulle mani,
Sulla pancia,
Sul neo dietro la spalla,
Era ovunque:
Io
Sono fatto di quello stesso sguardo.
Avevo capito che
Io sono la prova concreta dell’amore,
E non un amore qualunque
Che si legge in un romanzo
O si vede in un film,
Ma il vostro.
Cos’è vita?
Non mi è ancora possibile spiegarlo a parole,
Ma posso vederla nel volto dei vostri figli
Impregnati del vostro amore.
E se serve l’amore per rispondere
A questa domanda,
Allora di certo non è vero
Quello che dicevano quei
Sopravvissuti di vita
Che lo considerano
Nient’altro che una maschera
Che occulta l’orribile verità.
Poiché il potere dell’amore,
Del vostro amore,
Può fermare la vita per un’istante
E può crearla per sempre.
Io vedo che
Avete vissuto la vita sei volte
E da ogni primo giorno
L’avete fermata,
Rinnovata,
Per sempre.
Grazie, vi voglio bene.


IL MARINAIO CHE SOLCA LA CREATIVITA’

Orizzonte.
L’ orizzonte è il piano su cui i fatti si svolgono:
Una Rambla su cui le emozioni si sciolgono
In un sorriso simbionte.

Questo è il colore degli occhi del marinaio,
Incastonati nel mare
Agitato dal venti di Febbraio.
Egli, deciso nel suo fare,
Ammaestra vele d’avventura
E sopra la creatività s’imparò a navigare.

Sguardo.
Il suo sguardo, tramandato di generazione,
Pennella la realtà di opinione
Sfumando il silenzio per fargli ascoltare il sordo.

Il marinaio rincorse isole senza arginatura
Ma tra tante, una lo naufragò di anelito di vita.
Pervaso da quell’onda senza fessura
S’incagliò su quella sponda, già in salita
E quel giorno nacque la sua miglior arte:
La fede nell’amore al ritmo di pazienza forbita.

Sapore.
Il sapore nel quotidiano è lo stupore per l’ovvio
Egli, gustandolo con sguardo pervio,
Ha rigenerato l’anima di un nuovo tepore.

Salpato verso il nuovo oriente, con parole in disparte,
Il marinaio armeggiò il molte battaglie
Ma, corazzato di temperanza,
Credeva nella passione color Marte.
Nell’inganno di un passato senza veglie
Si è inciso ogni “ora” nel ventre,
Con la sensibilità arguta da sentire la voce delle foglie.

Tu.
Tu sei il marinaio dei miei racconti:
Un modello d’ispirazione per il genio su tutti i fronti.
In te la mia origine, da te le mie virtù.