Linda e il gatto

Sottecchi sonnecchia un gatto sul tetto godendosi il sole di un tiepido pomeriggio.

Il tetto rosato di tegole invecchiate sono un temporaneo giaciglio confortevole.

Quel pomeriggio, Linda la sua padroncina è rientrata a casa con due compagne di scuola ma, una delle due la piccola “ciuffetta” è allergica al pelo degli animali , quindi la mamma di Linda ha messo fuori il suo amato micio Saul guercio e furbo, sempre spavaldo e ardimentoso, con il suo bel manto tigrato un po’ nero , un po’ rosso .

Le risate delle bambine echeggiavano sia in casa sia per il giardino rendendo l’aria più frizzante, carica di un brio generoso di un caldo candore e semplicità.

E, arrivò il momento delle storie, le favole prodotte dalla loro munifica immaginazione che le tre bambine erano solite raccontarsi ogni volta prima di congedarsi. Ecco, quello era il momento preferito da Saul, che pigramente si mise seduto ed iniziò a lisciarsi il pelo attendendo.

La storia di Linda era sempre meravigliosa, e prodiga di meravigliosi contenuti: magia, fate, orchi, cavalieri impegnati in mirabolanti imprese in territori sconosciuti, con popolazioni dalle bizzarre abitudini, come i melanoniani che portavano mezza mela appesa al collo quando cercavano l’amore, la persona la cui metà della mela avrebbe combaciato veniva accettata come compagna della vita, in fretta si celebrava il “matrimonio” con fiori, amici e cioccolato.

Ma c’erano anche i popoli come i tereniani che vivevano in case costruite con gusci di noci e fango, il cui passatempo preferito era cavalcare i colibrì. Per non parlare delle principesse in pericolo! Nei loro viaggi gli eroi di Linda ne avevano già salvate sei, che fatica!

Le compagne di Linda restavano sempre ammaliate dai suoi racconti, Narrati peraltro sempre in prima persona, poiché lei aveva reso se stessa e il suo fido Saul viaggiatori del tempo e dello spazio alla ricerca di un mitico manufatto: La foglia d’oro della pace che avrebbe conferito al suo possessore la capacità straordinaria di far dialogare le persone, riappacificare gli animi più aspri e far sorridere chiunque piangesse. Quando il sole si tinse di rosso vivo, e prese a scendere sfocato dietro le colline il racconto di Linda si interruppe. I genitori delle sue amiche erano arrivati a prenderle e fare ritorno a casa. La abbracciarono e la ringraziarono, per poi darle appuntamento l’indomani a scuola, Linda sorrise.

Quando le due bambine furono andate via la mamma di Linda uscì in giardino e iniziò a chiamare Saul per portarlo in casa. Il micio si destò da che era assorto nell’ascolto della storia della sua padroncina e, anche dall’osservazione strategica di una lucertola dal verde spento che si arrampicava sull’acero di fronte al tetto. Saul, prese a scendere giù per la grondaia quando voltandosi indietro, vide una figura luminosa, vestita di chiaro con lunghi capelli bianchi e due magnifiche ali ripiegate dietro la schiena. Saul, si spaventò e stava per miagolare e soffiare per istinto. Ma, quella figura, si portò l’indice della mano destra verso le labbra chiedendo il suo silenzio, poi disse: “un giorno le sue storie le cambieranno la vita”… e sorridendo scomparve in una calda e profumata folata di vento.

Saul trasalì, la mamma lo chiamava ancora e lui si affrettò a venir giù, miagolando per farsi trovare. La mamma lo prese tra le braccia e coccolandolo lo portò in casa. La porta si richiuse alle loro spalle , e Saul saltò giù dalle braccia della mamma per poi saltare sopra le gambe della sua piccola Linda, i suoi occhi limpidi si illuminarono e i suoi capelli biondi si stavano colorando come diaspro grazie alla luce che proveniva dalle due grandi finestre alle sue spalle. La mamma prese la sua piccola mano e la pose sul dorso di Saul che iniziò a fare le fusa. Poi spinse la sua luccicante sedia a rotelle verso la finestra. Linda, infatti, non camminava, non si muoveva da sola, non parlava e poteva esprimere il suo intenso mondo interiore solo attraverso un computer, due casse e vari fili e cavi, a causa di una grave malattia che l’aveva colpita poco dopo la nascita. Eppure, non piangeva mai. Quella sera davanti alla sua finestra col suo leale Saul sulle gambe, guardando le foglie d’acero e castagno dorate scivolare al suolo erboso e umido, la sua mente partorì la storia più bella di tutte, su come due eroi improbabili sconfiggendo i cattivi guardiani che avevano imprigionata l’impavida eroina si fossero meritati l’ambito tesoro, la felicità, la fortuna, e una “ricchezza” che in nessun altro modo poteva essere guadagnata, né persa, né trovata, né posseduta, ma solo ricercata e accettata come una scelta nuovo ogni giorno.