Icaro

Alto il sole, piatto il mare
vento fermo, cielo limpido
Ripida è la rupe da cui spiccare il volo
e l’acqua distante, immota, lontana.
Spieghi le ali e alzi lo sguardo
tuo padre che vola e più in alto: il sole;
Febo Apollo pare quasi più vicino ora
mentre salti nel vuoto a braccia aperte
ebbro di gioia per la tua nuova libertà.
Dietro le palpebre chiuse ancora il volto del dio
ma ti fai coraggio e apri gli occhi:
tutto ciò che vedi è blu, blu, blu ovunque
mare cielo cielo mare tuo padre le onde, il sole
Vuoi devi hai bisogno di raggiungerlo
Aumenti l’energia con cui sbatti le ali
è in alto ma ce la puoi fare, ti illudi
all’improvviso ti accorgi che il calore aumenta
e dentro di te ritorna la speranza
accesa dal sole come una candela
ma la cera ti abbandona
e non è di una candela ma delle tue ali
e in un momento la fuga d’amore verso il sole
diventa caduta e volo di morte e autodistruzione.


Achille

Dov’eri, tu, quando l’amico moriva
al posto tuo?
Quando sopra la scintillante tua
armatura, era il suo sangue a colare?
Dove, quando in tanti lo uccisero?
Tre furono, e pensavano di aver sconfitto
la gloria degli Achei.
Pensavano tu combattessi, come sempre
con ferocia, e non lasciassi
solo, sul campo, l’amico,
ma non c’eri, tu.
Stavi all’ombra delle nere navi,
adirato, a vendicarti contro il re.
Ma cos’hai guadagnato, lamentandoti?
Lasciando altri al tuo posto, come un bambino?
Nulla.
Hai perso; in mezzo ai vincitori, tu
hai perso la cosa più cara.
E allora che fine ha avuto,
la tua ira?
Dopo la vendetta, la morte.
E i cumuli vicini.