UN ATTIMO IN VOLO

1″ CAPITOLO
Il progetto era stato elaborato con molta cura perché Julienne non si era risparmiata, dedicando tutta
sé stessa e ancora di più.
Quando credeva in un’idea si immergeva nella realizzazione e dimenticava persino di mangiare.
La forza che la sosteneva le veniva da quella cara figliola Susette nata con la spina bifida e per la
quale aveva dovuto affrontare fin dai primi giorni di vita ospedali per interventi specifici,sulla
bambina. Sviluppare una qualità della vita e soprattutto l’autonomia in quella creatura bionda con
occhi verde brillante e un sorriso luminoso era l’ obbiettivo principale. Nonostante le tante
sofferenze fisiche aggiunte ad una carrozzina non avevano tolto la solarità di Susette anzi aveva
imparato ad amarla quella carozzina come fosse compagna. Susette aveva imparato ad accettare
con amore la sua condizione di persona non deambulante senza lamentarsi nemmeno quando a
scuola vedeva i suoi compagni correre durante l’intervallo.
E così eccola li’ la brochure con il programma della giornata che aveva lo scopo di sensibilizzare su
quella condizione. Il pensiero più difficile era di far capire agli altri che chi si trova in una diversità
poiché ad esempio non ha l’uso delle gambe , non ha bisogno di compatimenti, o di sentirsi dire
poverina/o perché quelle persone sono intelligenti, spesso laureate e con professioni importanti al
pari degli individui così detti “normali”.
Tant’è che anche Susette laureatasi a pieni voti in medicina esercitava la professione con vero
successo e da tutti stimata.
Ma non era sempre stato cosi’ Quante lacrime aveva dovuto ingoiare quando vedeva nello sguardo
di chi incontrava una sorta di compatimento della serie “ Poverina”, oppure “Che disgrazia” o
ancora “Quella povera sua madre che tormento…”
Bisognava sfatare quel senso di pietismo che non portava da nessuna parte Cosa fare?
Ed ecco che Julienne ideò insieme ad gruppo di genitori la fondazione di un’associazione che si
occupasse solo ed esclusivamente di problematiche legate alla spina bifida che fosse non solo di
supporto alle neo- mamme e papà che si trovavano a gestire una situazione di cui non conoscevano
nulla attraverso una sana informazione , ma anche di fare formazione alle altre persone e soprattutto
ai medici non dal punto di vista delle eventuali cure ma sulla necessità di un approccio più umano
poiché ciò di cui erano carenti era la convinzione che le persone affette da spina bifida non vanno
trattate come dei malati. Inoltre progettare forme di aiuto per l’acquisto di carrozzine, materiale
vario quali cateteri, guanti di lattice e non solo, creare ambienti di studio e relax… Avviare dei mini
laboratori musicali ecc… ecc…
Così Susette identificandosi in quella mamma cosi’ battagliera imparò ben presto ad esserla pure lei
senza mai piangersi addosso ed anzi invitando le persone a non assumere arie di compatimento nei
suoi confronti soprattutto oggi che già laureata e con un impiego sicuro prestava aiuto agli altri
Guidava l’auto da sola Aveva imparato a caricare e scaricare la carrozzina da sola. Aveva conosciuto
un ragazzo bello che l’amava alla follia ed era prossima alle nozze. E tale era l’amore che anche lei
riversava per lui che faticosamente tutti i giorni faceva esercizi con i tutori per poter attraversare la
navata della chiesa e salire sull’altare dove avrebbe proferito il suo “Si” non in carrozzina ma bensì
in piedi

Antonia Ferrari


NEL TRAMONTO UN RAGGIO DI SOLE

Primo capitolo
Nell’oblio d’un fienile abbandonato nascosti da sogni ingannevoli, i giovani amanti si giuravano
amore eterno nella convinzione che ogni loro abbraccio fosse veramente l’ultimo.
E dalla lontana contrada si percepiva il suono d’una fisarmonica intonare a tempo di Valzer il
famoso “Battagliero” Sembrava far proprio al caso loro. Quante battaglie, infatti, stavano
percorrendo i loro cuori a causa del contrasto delle loro famiglie che non approvavano tale
relazione, per vecchi rancori ancora non dissipati.
Essi erano costretti ad inventar giorni e orari sempre diversi e giustificare le loro uscite con banali
bugie per non essere scoperti.
Infatti per quieto vivere avevano finto di aver interrotto il loro rapporto.
Per diverso tempo erano stati entrambi seguiti… Ma essi immaginando che ciò potesse accadere
avevano sacrificato i loro incontri finché le acque non si fossero calmate.
E così dopo tre lunghissimi mesi in cui avevano vissuti separati finalmente quel tardo pomeriggio di
Domenica appena dopo la funzione religiosa essi si erano dati appuntamento al vecchio capanno
così chiamato dai paesani anche se si trattava di un fienile ormai in disuso perché piuttosto
pericolante.
L’emozione di Anna e Gilberto era così evidente che chiunque li avesse per caso incontrati poteva
intuire alla vista dei loro volti raggianti di trepidazione che cosa sarebbe potuto accadere.
Non vi furono parole tra di loro ma appena spuntati all’orizzonte una corsa miracolosa li fece
ritrovare l’uno stretti nell’altro avvinchiati come l’edera e non bastarono i lunghi baci e carezze per
smorzare il loro desiderio…
Gilberto fu il primo a sospingerla delicatamente all’interno del capanno- fienile e a giacerla con
fierezza sulla poca paglia ancora incontaminata e mentre di fuori un tiepido vento primaverile come
di zeffiro spirava essi si diedero anima e cuore perdutamente, finché spossati da tanta intesa
giacquero finalmente liberi e felici nella convinzione che mai avrebbero permesso ad alcuno di
separarsi di nuovo..

ANTONIA FERRARI


Destino

Di colori il giorno riveste ogni sua meta.
Al viandante infonde speranza d’incontri lieti,
forse amorosi…
Nella ricerca la fatica lo assale
e sofferma il passo al ciglio di un masso…
Un po’di riposo….,un po’ di silenzio.
E là su quello strano scranno
egli contempla lo spazio
nell’arco dei sette misteri…,
mentre d’improvviso una luce rifulge
illuminandolo in tenero abbraccio…

Antonia Ferrari


 

Il Bosco

Nei sentieri disegnati da foglie spezzate
vago con passo lieve come il volo dell’ape
Riposo alla fonte di quel ruscelletto
né osservo il candore e il magico aspetto
quasi da porgervi il becco
Ed ecco il merlo ammaestrato
scender su quel luogo protetto
piano piano librarsi sull’ acque
e dissetar tutto il suo aspetto
Musica ritmica in perfetta armonia
nella lieve brezza che spira fra rovi
l’ascolto di quel gorgoglio che ritrovi
e muove a tanta emozione e poesia
Si vive di semplici cose
per nutrire l’animo di pace
nell’ incanto del Creato
che tutto tace…..
Antonia Ferrari

Agosto 2015


 

 

Sorte ingrata

Fragranza nel miele d’acacia
di api operose nel giorno
ronzanti e festose.
Rallegrano il tempo
con passi di danza a otto
in un cielo privo di stelle
Lo dipingono di strano volteggio
a noi incompreso
in un linguaggio d’amore
o presagio di morte
Non c’è via di mezzo,
non ignorano il loro destino
di api regine
o forse s’ illudono
Così a me la dolorosa novella
sottrarmi non potrà
alla cruda sorte
di un sacrifizio amaro….
Nell’ ansiosa attesa
oso pregare il mio Dio
che stenda su di me la Sua mano
per un dolce trapasso
Antonia Ferrari
06 gennaio 2017


 

Fra i filari dell’ uve settembrine
ritrovai dolcezza in uno sguardo….
nascosto dalle grandi foglie di vite
vissute dal lungo travaglio
Mi persi nell’oblio
dei sogni tanto attesi…
Volgendo l’occhio allo scorcio di cielo
che tenero sostava sul nostro capo
osammo non parlare
per ascoltare il lento navigar delle nuvole
ed assaporare i grappoli maturi
per ridestare la ratio, nettare di vita
Antonia Ferrari
Pubblicata su Fb
sotto lo pseudonimo “La passione Scribana”
modificata dall’autrice A. F.


 

IN MORTE DEL PADRE

Nei sentieri ombrosi ed erti
perduti siamo,
in un groviglio di rovi
che addensano il passo
e abbuiano il cammino.
Lontani dal Tutto
lacerato il nostro cuore
Ma sul far del terzo giorno
una Luce rischiara la meta
e il nostro ritorno
alla Fede e all’Amore
per quel Cristo che accolse te, papà caro
nel Sabato Santo di nostro Signore.
E così in quel abbraccio mio finale
di quel Sabato pasquale
con flebile voce sussurrasti :
“ Il mio destino è celestiale
ma ti raccomando
stai lontana dal male”
Fedele a quel tuo richiamo
che anch’io condivido
non solo perché t’amo
ritrovai la gioia seppur
nel distacco doloroso
E nella notte Santa
il passo mesto mi condusse
alla Cattedrale..
Là il rito del fuoco acceso
illuminava le buie navate …
mentre dalle tenebre la voce
in petto mi palpitava:
“ La strada ora è spianata
la dolce quiete mi accoglie
Non c’è più ombra né dolore
ma ora io vivo la pace del Signore.”
Antonia Ferrari
Aprile2015