Eppur per la poesia ci vuol tempo;

 

ma ecco ch’ all’ uscio del camino esso s’ accinge

a consumarsi e sfarfalla eterno

in luminose danze  senza età; falena

della parola il lampo brama,

che in sè in me nasce:

ossigenato focolare di sé si pasce.

 

Ora v’è tempo che sfarfalli

la pupa,

ed io m’ agguanto al capo illuminato

sotto il cappello del cielo.



Alba

L’alba dei tuoi occhi parla ancor di luce,

al calare truce della notte ch’ecclissa,

al mare che ammira dagli antri degli abissi

il fiore sbocciato tra gli scafandri scogli;

 

nudi nel disio di materia e di carne spogli

i cadaveri, annegati e assassinati

nelle mie viscere, in un sospiro di marea

chiudono l’antico nome tuo di luna egea;

 

ed il mio specchio rotto di stelle

s’accalca, per tornare a te ogni notte,

cuore frammentato, cuore a tratti,

di un uomo a tratti umano.


 Acerba t’amai di acerbo amore.

 

Al sole d’una lampadina,

tra gli alberi d’una silenziosa ambra,

il mio occhio inciampò tra i tuoi capelli

neri come l’ ombre della notte,

e sulla tua pelle dorata

il respiro dei colori già riluceva col mio nome;

nei tuoi occhi, voragini di terra,

piantai il seme del mio amore,

recisi, poi, maturi i frutti, silenziosamente,

come ladro nella serra.