LA BELLEZZA

Il mondo non è altro che bellezza solida,
nascosta,
travestita in forme e colori differenti;
basta cercarla nei dettagli più invisibili,
negli occhi della gente,
nella risata dei bambini,
nel cielo, nel mare, nei fiori di campo,
nell’ amore.
E se non la trovi continua a cercarla anche in te stesso,
perche la bellezza è come la fortuna:
basta crederci per trovarla.


PROFUMO DI NOSTALGIA

I miei primi ricordi da bambina sono moto legati alle mie due carissime nonne Maria ed Anna;
ricordo che quando i miei genitori lavoravano e nonna Anna era impegnata, io stavo a Bari dalla mia nonna paterna Maria.
Ricordo che teneva dei giochini, le sorprese degli ovetti di cioccolata che puntualmente mi faceva trovare, dentro una grande coppa di cristallo sotto il mobile dell’ingresso;
lasciava il suo prezioso orologio vicino al posacenere pieno di mozziconi sulla lavatrice in cucina;
adoravo prendere il porta bicchieri di plastica alzavo i più grandi ed ogni volta con stupore vi trovavo i più piccoli per il caffè: era come una meravigliosa magia trovarli sempre lì sotto, un rito che accompagnava le mie visite; quando mi annoiavo in casa uscivo sul piccolo balconcino che dava sulla strada da dove si scorgevano i gatti del nonno che correvano da una parte all’altra, le moto parcheggiate accanto al garage dello zio; andavo sempre a curiosare dentro stanze e cassetti, la cosa che più mi piaceva era sentire gli odori: in cucina quel misto di fumo e frittura, in bagno l’odore dei suoi trucchi, dei sali da bagno e di quel profumo che usava sempre, nel soggiorno l’odore un po’ di chiuso delle carte da gioco e nella sala da pranzo quell’adorabile profumo di mobili antichi. La casa non era mai in disordine, quando entravo in bagno aprivo i cassetti e armadietti e curiosavo tra i rossetti rosso fuoco e i sali da bagno colorati . La nonna mi raccontava sempre che mi addormentavo ogni volta accanto a lei nel suo lettone ed io ricordo che quando restavo a cena da lei e i miei non erano ancora tornati preparava il brodo e metteva due piatti: in uno c’era la pastina ed il brodo nell’altro ve ne metteva solo due o tre cucchiai per farlo raffreddare ed evitare che mi scottassi.
Ricordo l’aria carica di fumo di sigaretta nel soggiorno quando giocava a carte con le amiche il pomeriggio: lei con il suo rossetto rosso, gli occhiali da lettura appena poggiati sul naso con i laccetti che le scendevano sotto le orecchie, una sigaretta tra il medio e l’indice di una mano e le carte da burraco nell’altra, il portafogli sotto un gomito con la sua aria distinta e concentrata, i capelli corti rossi alti sul viso e un mezzo sorriso: questo è il ricordo che ho impresso nella mente di quando entravo nella stanza e la vedevo li seduta.
Ricordo i pranzi a casa sua la domenica mattina tutta la famiglia a tavola che rideva e giocava, lei che arrivava sorridente con i piatti sulle mani: roosbeef ,cotolette, pesce fritto, cozze ripiene, ragu’ ed i suoi fantastici dolci; lei non si stancava mai di darsi da fare, cucinava, puliva, riordinava, stirava curava i suoi adorati gerani dai colori sgargianti e trovava anche il tempo per organizzare qualche partita a burraco con le amiche e anche per prendersi cura dei suoi nipoti.
Quando è morta questo piccolo equilibrio si è rotto nella mia vita e in quella di tutti quelli che l’hanno conosciuta ed ancora oggi quella casa sa di lei dove si respira quell’affannoso profumo di nostalgia.


L’ ultima ventata d’ inverno

Ed eccomi qui:
cammino a passi pesanti sui marciapiedi scuri, mentre l’ ultima ventata d’ inverno porta con se tutta la gioia, la tristezza, la rabbia e la serenità,
lasciandomi dentro solo una fredda e vuota malinconia che mi stringe il cuore,
abbandonandomi ai ricordi spenti di una stagione già passata,
che risuonano delle parole di una canzone già sentita,
di un ricordo già vissuto.