UNA AMICIZIA RITROVATA

Due piante, in un prato di gramigna, nonostante tutto, crescevano rigogliose in simbiosi tra

loro. Ogni mattina, bagnate dalla rugiada, si raccontavano i loro sogni, aprendosi ai più intimi segreti in una intrigante confidenza.

Accarezzate da un lieve venticello, si abbandonavano alla melodia che si spandeva tra i rami e le accompagnava, giorno dopo giorno, in un sempre più stretto e indissolubile legame. Pioggia, vento e tempesta non le scomponevano, né tantomeno spezzavano la loro armoniosa esistenza. Il sole illuminava e riscaldava, ogni giorno di più, la loro unione, facendo loro vivere, in una magica atmosfera, una esistenza serena.

Un giorno, però, un Arbusto, timidamente, con radicicoli filamentosi spuntò tra loro. Il terreno che alimentava le due piante era ubertoso e, specialmente quello in cui affondavano le radici della pianta più giovane, era ricco di fragrante humus.

Col passar del tempo, i radicicoli si rinforzarono e affondarono sempre più nell’odorosa terra tra le due piante. I radicicoli divennero, ben presto, robuste e vigorose radici, richiedendo, sempre più spazio, spingendo e allontanando le radici della pianta meno giovane.

L’Arbusto era, ormai, ben piantato in mezzo alle due piante e la più giovane ne subiva tutto il fascino, tanto da trascurare ogni giorno di più la “vecchia”amica pianta. I giorni trascorsi insieme e vissuti in una osmosi di nutrienti linfe, pian piano si ingrigirono, lasciando il posto all’indifferenza per una, e a un dolore lacerante per l’altra.

Questa triste storia di amicizia, oserei dire di fratellanza, sarebbe finita in cenere, se l’arbusto non si fosse arricchito di saggezza, allorché vide che la sua vita stava declinando. Fu così che, con un gesto di responsabilità ritrovata, fece spazio tra le due piante, consentendo loro di abbracciarsi.


SOGNO IN TRE DIMENSIONI

Ho indossato la tuta di volo e anche quella antigì: Ho preso casco e maschera e sono salito sul mio splendido vecchio G91.

Il sole era già alto sull’orizzonte quando ho lasciato la terra agli umani. Ho puntato il muso in alto, nel cielo terso. Il 91 sale, sale, sale sempre più in una acrobatica gran volta. Il sole sul tettuccio, come in una esplosione cosmica, mi acceca; ma solo per un attimo. Ora il muso del G91 scende, rivedo la terra. Laggiù, come formiche, si muovono in affanni e intrighi gli umani.

Vedo scatole di latta che si rincorrono su strisce piatte di nero asfalto. Che pace dentro di me! Non vorrei più tornare da loro. Mischiarmi nelle loro angosce e inquietudini. Come è bello stare quassù vicino al sole e alla luce, sublimarsi in orizzonti infiniti.

Bruno!Bruno! C’è il Commercialista al telefono. Ah! già il Commercialista. Ora si che sono atterrato! E come disse la sogliola alla razza:” Che vita piatta è la nostra! ”.