LO GNOMO CHE AMAVA LE STELLE

Sin da piccolo, ancora più piccolo di quanto non sarebbe stato comunque piccolo, aveva manifestato interesse per le stelle, le costellazioni, il sole, la luna e i pianeti.

Si alzava, la sera, sulla punta dei piedi, per guardare fuori dalla finestra ma raggiungeva a malapena il davanzale e si spostava allora davanti alla porta-finestra, dove c’era solo il vetro contro cui schiacciava il piccolo naso per guardare il cielo.

Ma era piccolo e le prospettive di crescita non erano certo entusiasmanti: sapeva che difficilmente avrebbe potuto giocare in una squadra di pallacanestro né si illudeva di poter guardare, un giorno, una giraffa negli occhi…..eh sì, perché il nostro amico era uno gnomo.

Era tutto abbastanza piccolo intorno a lui ma questo non era vissuto come un grosso limite: ogni cosa intorno a lui richiamava questa sua passione per lo spazio, il cielo e le sue meraviglie.

Aveva una bella gatta bianca che aveva chiamato Stellina, era molto ordinato e, per quanto piccolo fosse l’ambiente in cui viveva, cercava di avere più spazio possibile; a pranzo e a cena mangiava sempre solo stelline in brodo ed era contento quando i suoi compagni, che non lo capivano, dicevano che era luna…tico; a Carnevale preferiva le stelle filanti ai coriandoli e a Natale si mangiava chili di Stelle di Natale di cioccolata e il suo fiore preferito era, naturalmente, la Stella di Natale.

I suoi genitori, gnomi anch’essi, non erano molto più grandi anche se suo padre, piccolo ma robusto era considerato dai suoi amici e conoscenti uno gnomone.

Gnom 27 (gli gnomi non hanno molta fantasia per i nomi per cui si distinguono prevalentemente in base alla numerazione) era orgoglioso del fatto che suo padre Gnom 26 fosse considerato uno gnomone, anche perché lo gnomone aveva qualcosa a che fare con il movimento del sole, la misura del tempo, è infatti l’asta che con la sua ombra indica l’ora sulle meridiane.

Una volta aveva chiesto a suo padre di fare da gnomone per la loro meridiana ma era talmente spesso che non si capiva mai se erano le due o le tre o le quattro del pomeriggio, per cui avevano rinunciato.

Comunque Gnom 26 e sua moglie Gnoma 26 provavano molto affetto per il loro Gnom 27 che, seppur poco per volta, stava diventando un bravo gnometto, curioso, intelligente e studioso.

In occasione di un suo compleanno, per assecondarlo in questa sua passione, gli regalarono un microscopio, sbagliando clamorosamente.

Ne ho abbastanza di cose piccole intorno….io voglio guardare lontano….voglio bucare le distanze infinite…..le immensità siderali” mormorò con un nodo in gola….”E’ di un telescopio che ho bisogno, che mi avvicini alle cose lontane, non di un microscopio che mi ingrandisca le cose piccole….”

Fu accontentato e il microscopio fu sostituito da un binocolo….mah; poi da un cannocchiale; poi da un cannocchiale più lungo; poi, man mano che il tempo passava e Gnom 26 si impratichiva, da un vero e proprio telescopio.

Sapeva tutto naturalmente di Keplero, di Copernico e Galileo era la sua passione.

Conosceva tutti i pianeti e tutta la varia tipologia di fenomeni dello spazio infinito: quasar, pulsar, buchi neri, e così via.

Quando fu più grande, si fa per dire, i suoi genitori gli regalarono un abbonamento per frequentare i più importanti osservatori astronomici di cui era in effetti diventato la mascotte.

Si arrampicava fino al telescopio più grande, metteva l’occhio sul mirino e passava notti intere ad esplorare il cielo.

Inseguiva le stelle comete e, la notte di San Lorenzo, era quello che riusciva a contare il più gran numero di stelle cadenti.

Riconosceva al primo colpo d’occhio tutte le costellazioni, che l’Unione Astronomica Internazionale aveva definito essere ben 88, delle cui stelle conosceva i nomi e caratteristiche.

Ce n’era di tutti i tipi e tutte le forme: dall’”Acquario” alla “Chioma di Berenice”, dal “Compasso” alla “Giraffa”, dall’”Ofiuco” alla “Macchina pneumatica”, dalla “Lucertola” al “Tucano” alla “Volpetta”, solo per fare un esempio.

Una cosa però lo rammaricava e lo rattristava: nel lungo elenco di costellazioni non c’era la costellazione detta “Gnomo”…..non era possibile che, su miliardi e miliardi, non ci fosse un gruppo di stelle da raggruppare sotto il nome di “Gnomo”.

Ma non si stancava di cercare e scandagliare le infinite profondità dell’infinito….poi, un bel giorno….”Ma siii…” esclamò “E’ lui….non può essere che lui”. Unì diverse stelle con un contorno che in effetti sembrava richiamare la figura di uno gnomo: prima una specie di cono dai rilessi rossastri….non poteva che essere il loro classico cappello…..poi un ammasso indistinto dai bagliori biancastri era la folta barba sovrastata dai due spessi baffi…poi un contorno di stelle che disegnava una struttura piuttosto compatta e paffuta con due corte gambe attraversata da una fascia che era certo il cinturone che stringeva la blusa sulla pancia degli gnomi…”E’ lui…E’lui…” e non stava più nella corta pelle. Consultò tutte le mappe, tutte le pubblicazioni e non trovò traccia o segnalazione di quello che aveva appena visto.

Preparò allora una comunicazione per l’UAI (Unione Astronomica Internazionale), proponendo di allungare l’elenco delle costellazioni da 88 a 89, inserendo quella che aveva individuato e proponendo, tutto orgoglioso, il nome di “Costellazione dello Gnomo”.

La risposta dell’UAI non si fece attendere: dopo tutte le verifiche effettuate sulla scorta dei dati forniti da Gnom 27 , con tutte le congratulazioni del caso, la UAI accettava con favore la proposta e come riconoscimento per l’importante scoperta decideva di dedicare la Costellazione dello Gnomo a Gnom 27, conferendogli la Laurea Honoris Causa in “Astrognomia” …..non era laureato nel senso che essendo piuttosto basso non era riuscito a fare gli studi alti.

Fu naturalmente un grande onore ed una grande soddisfazione, per Gnom 27, autodidatta, essere diventato il primo astrognomo della storia.