Due genitori

Quello che nessuno ti insegna

È come crescere una figlia degna!

Degna di essere la figlia di due genitori.

Tra gioie e dolori,

paure nei cuori.

Quello che nessuno ti dice

È che c’è una forma di amore che è come una cicatrice:

non andrà mai via,

sarà sempre visibile come una scia.

Figli e genitori:

miracolo a priori – la vita degli amori.

Oh, quanta bellezza

c’è nell’ebbrezza

della nuova vita!


Amore imperfetto

Tra rabbie e rancori,

si accarezzano i nostri cuori.

La danza dei colori

Della storia degli amori.

Tra tristezza e sofferenza,

si baciano le nostre anime.

La musica delle vittime

Dell’amore vero.

Non c’è affetto nella perfezione – troppo facile la reazione.

C’è verità nell’imperfezione – coraggio e dedizione.

Amore mio,

universo e oblio.

La mia casa,

è condivisa,

con te che sai,

chi non sarò mai.


Breve storia di un amore vero

La scia dei pensieri camminava veloce nella testa di Anna. Doveva fare tante cose ma non ne aveva gran voglia.

Era un tiepido giovedì mattina, quando lei ed il suo amato cane se ne stavano in casa con le persiane chiuse e le finestre spalancate per cercare di fuggire all’afa romana di agosto.

La città era semi deserta, tutti in vacanza ad accalcarsi sulle povere spiagge delle coste italiane: 1000 persone per metro quadrato che annaspano e fanno a gara per posizionare l’ombrellone.

Anna se ne stava a Roma ad agosto. Amava la città quando era così silenziosa. Le sette di mattina quando si sentivano gli uccellini chiacchierare da un albero all’altro, fuori dalla finestra della sua camera. L’aria fresca che passava dalle persiane. Le piante sui terrazzi che crescevano e coloravano le  case! Le strade libere e sicure, niente sirene spiegate, niente corse all’impazzata di macchine roboanti. Alzarsi la mattina un po’ accaldati e bere un bicchiere di latte freddo!

In quel tiepido giovedì mattina Anna si dedicava a preparare una marmellata di albicocche: sua nonna aveva tre bellissimi alberi di questi frutti nel suo giardino e, ogni estate, la riempiva di albicocche da far scoppiare un intero esercito! La procedura era lenta e lunga, così Anna si sedeva sul bordo della finestra e guardava il panorama dalla sua cucina, le verdi colline della Castelluccia, il parco di Vejo, la ferrovia che costeggiava la via principale, qualche giovane ragazza a spasso con il cane, degli anziani signori che discutevano sotto casa, il gatto della dirimpettaia che prendeva il sole sul balcone.

Anna pensava alla marmellata. Il tempo di macerazione della frutta e la sterilizzazione dei contenitori in vetro erano i passaggi più importanti per la riuscita del prodotto finale, non doveva sbagliare! Voleva fare una sorpresa a Pi: voleva che lui fosse fiero di lei, che mangiasse la marmellata genuina la mattina a colazione, fatta con le sue mani, voleva condividere con lui ogni piacere della vita – soprattutto quelli piccoli (non è poi questa la felicità?).  Ogni secondo che passava Anna era più felice perché s’avvicinava il momento in cui avrebbe visto quei barattoli di marmellata in fila sul suo tavolo! Mentre aspettava, di tanto in tanto, entrava in camera da letto e dava una carezza al suo amato cane che dormiva “acciambellato” – come diceva Pi – sulla poltrona che era la sua cuccia. Un dalmata di trenta chili con un occhio azzurro e uno marrone: “la meraviglia più bella che la natura potesse creare”, questo era per lei, Dante. Più che un cane, Dante, era un membro della famiglia, parte integrante della quotidianità e delle abitudini della casa.

Il tempo passava.

Mentre stendeva i panni, sulla terrazza, Anna respirava il profumo dell’ammorbidente che aveva scelto con cura al supermercato con sua cognata – si erano messe ad odorare bottiglia per bottiglia un’intera corsia di prodotti per lavare i vestiti uscendone quasi stordite! – . Rugiada Mattutina era il nome del prodotto. La riportava indietro di molti anni, quando sua madre al posto suo stendeva i panni nel giardino e lei correva tra le lenzuola umide toccandole ed inebriandosi di quei profumi. Ogni maglietta aveva la sua attenzione, ogni calzino che stendeva. Meditava. Si concentrava. Amava fare tutto quello che faceva.

Dante si metteva sempre a giocare in terrazza quando lei stendeva i panni. Era vivace e simpatico! Amava prendere il sole a pancia in su! E lei amava guardarlo stare bene.

La frutta doveva riposare al fresco per 12 ore. Così erano le cinque del pomeriggio. L’aria rinfrescava leggermente, dal terrazzo iniziava a vedersi una sfumatura rosa nel cielo, il sole si stava stancando. Sente la chiave nella porta: Pi era tornato dal lavoro! Dante non gli dava il tempo nemmeno di posare lo zaino, gli saltava addosso, lo leccava sul viso e sulle braccia, abbaiava felice e scodinzolava velocissimo! Anna era uscita dalla cucina con un libro in mano e si gustava la scena. Lui sorrideva, la guardava, lei era così bella con i  suoi capelli scuri, raccolti e morbidi. I pantaloni neri attillati e corti, una maglietta bianca che lasciava intravedere le forme, l’assenza del reggiseno. Lei sorrideva imbarazzata, arrossiva e  abbassava  lo sguardo:”ho preparato una cosa..”

Mentre Pi si avvicinava lei sentiva un tuffo al cuore, come la prima volta che lo vide, come il primo anniversario. Era qualcosa che si impadroniva di lei tutte le volte. E lei lo lasciava fare. Inerme. Pervasa. Totalmente immersa e fluttuante nel mare del suo amore. Lui era così bello. Quando scoppiava il sorriso sul suo viso e tutta la casa si illuminava insieme a loro due che ridevano. I suoi occhi azzurri come il mare, erano unici: avevano delle sfumature gialle verso la pupilla e uno dei due aveva una piccola macchietta marrone scura che sembrava l’Africa! “Hai preparato la marmellata!! Quanto ti amo!”. Lui la apprezzava.

Quando lui tornava iniziava la parte bella della giornata di Anna. La parte che le dava altra vita in cambio! Pi portava a spasso Dante mentre Anna sceglieva che film guardare quella sera, mentre cenavano con Hamburger e patatine, sul divano, con un bicchiere di vino vicino. Romantici nel loro modo. Uno accanto all’altra. Vicini, con il cuore sovrapposto. Uniti. Semplici. Insieme. Ogni cosa era poesia. Le piccole emozioni erano tutto, erano le più grandi. Erano piene di passione per la vita e le sue difficoltà, la bellezza della sua  imprevedibilità. Convinzione e coraggio: Amore.  Non c’erano cose da dimostrare, corse da fare, ne ansie da vivere. Non c’era competizione o desiderio di soddisfazione.

C’erano solo due anime su un unico divano. Due cuori che si erano scelti, oltre il bene ed oltre il male, per vivere.


Dedica

A Pi, il mio compagno e grande amore da sei anni a questa parte. Lui che mi ha resa una donna migliore, una donna.