NEGLI OCCHI

Mi sono avvicinato piano, nel cielo un bagliore mi ha illuminato i piedi e ciò che ormai era poco distante da me. Faccio ancora un passo, sgrano gli occhi verso il basso, il buio non riesce a farmi capire cosa può esserci di tanto orribile… lei da lontano ancora piange, urla e si dispera, ma non parla, non si esprime! Un altro bagliore, un altro urlo e vedo una figura, non potrei dire con certezza cosa vedo, ma sembrava un semplice sacco per l’immondizia. Un altro urlo e lei comincia a correre verso di me… “Ferma! Non muoverti!”. Troppo buio, sgrano gli occhi sperando in un bagliore e pregando Dio di non far piovere fino a che non vedo cosa sta succedendo in questo nostro bellissimo giorno, il nostro decimo anniversario. Avevo conosciuto Anita 11anni prima e fu un colpo di fulmine, come due bimbi felici decidemmo di sposarci subito, e un anno dopo il matrimonio. In un tempo brevissimo fui informato che sarei diventato padre, ma al sesto mese Anita perse il bambino, cosa che l’aveva turbata, ferita e distratta dall’ottimismo. Ma riesco a fare in modo di starle accanto e dopo poco tempo arrivò un altra gravidanza, stavo “nuovamente” diventando padre, il passato era un brutto ricordo. Ma due giorni prima del parto il cuore del bambino si fermò… così… improvvisamente, e noi morimmo un po’ con lui. Nostro figlio ora ha 3 anni, sì, perché alla fine ce l’abbiamo fatta, ci siamo riusciti, un figlio maschio come i due precedenti, era destino diventassi padre, e stasera, era il nostro decimo anniversario. Avevo organizzato tutto con mia suocera, avevo preparato la cena con il suo aiuto e prima che rientrasse Anita prese con se il bimbo per lasciarci almeno per quella sera tranquilli. Ma ora eravamo lì, nel nostro giardino, a 100 metri da casa. Un cane ha abbaiato ore in questo punto, fino a che Anita è uscita correndo verso il cane, mentre io stavo sulla porta di casa prendendo in giro questo suo comportamento bizzarro… poi un urlo, un bagliore nel cielo, un tuono e poi il nulla. Corre verso di me piange, mi dirigo velocemente dove ora mi trovo. Mi chino, tento di non sbattere gli occhi sperando in un bagliore, guardo fisso per terra, solo una sagoma… preoccupato, ma curioso, deglutisco lentamente! Un bagliore, due occhi spalancati mi fissano, faccio un balzo indietro e cado a terra. Non un urlo, un gemito, nulla, penso sbalordito a quello che posso non posso aver visto. Mi alzo corro verso la casa, verso Anita e le urlò di entrare in casa, lei piange e guardandomi mi dice: “È un bambino!?”. La prendo per un braccio e la porto dentro casa, chiamo subito un’ambulanza, la polizia e chi velocemente mi balena in testa in quei pochi attimi. Cerco una pila, e sento già le sirene da lontano mentre trovo una vecchia torcia, corro fuori casa, verso quello che ancora non so cosa o chi sia. Faccio segnali di luce alla polizia e giro la torcia verso terra, verso quello che scopro essere mio figlio. Mi porto una mano alla bocca per trattenere un urlo, illumino il cane lupo che ancora abbaiava ma non si avvicinava… abbasso la torcia, il bimbo ha ancora gli occhi aperti, è chiuso in un sacchetto nero, ma un urto di vomito mi fa correre via. Ormai le luci dell’ambulanza sono un ricordo, ripenso con sgomento quando mi hanno chiamato per riconoscere il cadavere… “si, è mio figlio, è mio figlio Cristiano” lo avevamo chiamato così dopo molte indecisioni per non chiamarlo con il nome dei figli persi, sarebbe stato macabro, poi, pensai, che di macabro c’era solo quel momento.


 

NON MI INTERESSA.. VOGLIO!

Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri
e se rischi il tutto per tentare di realizzare i tuoi sogni.

Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare
di sembrare stupido per amore, per l’avventura di essere vivo qui con me.

Non voglio sapere quante volte puoi avere toccato il fondo del tuo dolore,
ma se non ti sei chiuso e sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita.

Voglio sapere se puoi sederti con il tuo dolore, e con il mio, e
se puoi ballare pazzamente e lasciare andare con me.

Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera,
voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso.

Non mi interessa se sei stato infedele,
voglio sapere se ora lo sarai e porrai fiducia in me.

Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai,
mi interessa sapere se ti alzi al mattino dopo una notte di dolore.

Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui,
voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me e non retrocedere.

Non voglio sapere cosa hai studiato,
voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto.

Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni.
Se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza.
Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, continuando a gridare.

Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso,
e se veramente ti piace la compagnia che hai …. io.


MONETA

Tutto è strano,
irrecuperabile quella moneta lanciata nell’oceano,
il cielo diventa scuro, non lo distinguo più dalla terra,
è tutto buio, sono sola e non vedo più niente.
Non ho paura, ma forse dovrei averne.
Chiudo gli occhi e
immagino quello che potrebbe accadere
quello che rimarrà di me e
dei miei pensieri.

Apro gli occhi ed è tutto li di fronte a me,
chiaro, limpido, puro come non l’ho mai visto.
La cosa strana è che lo vorrei nuovamente buio
per non vedere la fine che sta facendo.
Apro la mano… quella moneta è tornata a me!