Amore occulto

Un’arte fa andare veloci le navi, a vela o a remi, un’arte fa andare i carri leggeri; e un’arte deve guidare l’Amore. Al carro era adatto Automedonte e alle briglie flessibili, e Tifi era una maestro al timone della nave emonia; io fui da Venere fatto guida esperta del tenero Amore
(Ovidio Ars Amatoria, 1, 1-8)

Prefazione

Che la Tenzone abbia inizio!
Che sul vinto si apra precipizio!

E che ogni ostacolo insormontabile non sia
Poiché esso diverrà infinita frenesia

Utile è bene ora ricordare
Assunto indiscusso del vero corteggiare.

Pur se lieta ella condiscende …
Pace non sembri poiché a desiderio ella mai si arrende.

E quando voi, preso dalla furia…
Orsù direte…Presto! Decidete! Che tempesta qui infuria…

Ella vi risponderà con semplice, ma ingannevole candore…
Che di tal gioco non sempre corrisponde valore…

E che, pur avendo ben indetto torneo amoroso
Tal affondo le sembri gioco assai pericoloso.

E poiché in torbido precipizio ella cader non vuole
A rapida fuga Volontà consiglio darle spesso suole

Ben si sa, infatti, che fretta facile rende il capire
quanto stolto sarebbe il suo”Sentire”

E per quanto piacere certo ella avrebbe
si sovvien che resa sempre preda sarebbe.

Orsù dunque valente corteggiatore!
Che torneo abbia finalmente inizio! Date prova del Vostro Ardore!

Poiché è di nemica vostro Desiderio
Accontentato presto sarete …
E che di dolce castigo sia ancora eletto Imperio!

I.
Il sogno incubato

Chi parlava di un’Arte del Corteggiare come di un gioco ingegnoso, calcolava con precisione estrema la traiettoria delle proprie frecce, sapendo di dover eseguire lanci tanto più alti quanto più distante fosse stato il bersaglio, eppure io sono certo che solo un lieve, vago fluttuare di segni sia da “respirare” e che soltanto l’insolita inattesa giusta combinazione di alcuni di essi possa condurre senza tattica né schema all’unico Gioco che non conosce Teorema.
Desiderio e fatalità, seduzione e piacere, questo e altro si può “respirare” durante il corteggiamento; gli schemi, i teoremi, solo in solitudine si possano formulare. Ma quando ti trovi di fronte alla sua immagine attrattiva e vincente, in bilico tra naturale e soprannaturale, tra impulso e visione, coscienza e flusso delirante, nonché estasi e risarcimento pulsionale, qualsiasi tatticismo è reso vano da Colei che desideri più di ogni altro sogno.

E così mi presento a Lei come Old Iniquity, l’antico Peccato iniquo e la evoco nuovamente per respirarla ancora…

Prima notte
«Naamah rimog arioth lirochi Lilith»

E Lei, Lilith, appare in un cerchio di fuoco…

Io: «Eccovi!…come state? »

Lilith: «La mia esistenza avanza a passo felpato danzando con le nebbie novembrine su corda di seta, attraverso il limbo fino ai suoi confini. »

Io: «Voi mi avete posseduto maledetta, non mostrate mai il vostro volto? »

Lilith: «Gli Occhi, se Volete. »

Io: «Se sono Fatali gradirei mantenere la mia Integrità Mentale»

Lilith: «Preferite forse la Bocca? »

Io: «Preferirei avervi»

Lilith: «Troppo, Peccato Antico, Troppo.»

Io: «Ho bisogno del vostro Veleno»

Lilith: «Voi? Ma se ne avete in abbondanza. »

Io: «Letale come il Vostro? Non credo. Sentitevi padrona di fare qualsiasi cosa, qualora lo vogliate, o comunque di rimanere insieme a me all’Inferno. Vi vorrei qui con me, anche solo la Vostra Presenza sarebbe illuminante! »

Lilith: «Per illuminare con la Mia Oscurità il Vostro Volto. »

Io: «Non tergiversate, mi avevate promesso i Vostri Occhi, dove sono?…siete una Serpe!…pensieri lascivi si sono impadroniti di me negli ultimi giorni trovando poi il loro sommo apogeo nel Sogno che ogni notte ormai condivido con Voi. Allora concedetemi le Vostre Labbra! »

Lilith mi bacia nel sogno/incubo

Io: «Immensa Creatura! Fatale! Velenosa!…mi avete posseduto, ma vi prego, non chiamate nessun esorcista. M’avete dato, per le notti a venire, due labbra da mordere…baciare. Lasciatevi sognare e concedetemi l’ultima follia, il vostro sguardo.»

Lilith: «Insaziabile! I miei occhi oltre ogni limite vedono spesso e ciò è per loro dannazione e continuo abisso; non temo però inferno né bramo paradiso poiché di essi piacere resta indiviso.
A voi. Notte Inquieta, Iniquo Peccato»

Io: «Inquieta e Tormentata si, dannata creatura!…vi adoro. Donna Fatale…già ebbro di Te me ne vo’ barcollando»

Lilith: «Mio Peccato, vi Ringrazio per l’Attenzione che mi Dimostrate. Ora il Giaciglio vi Attende, e con Lui, Sogni Inquieti di Me e della mia Bocca. »
Io: «Vi adoro sempre più, e vi odio anche, mi avete iniettato il Vostro Veleno(Volontà??), le Vostre Labbra, quale maledizione su di me. Maledetta!!!…vi desidero fino a sanguinare»
Lilith: «Una Carezza, con Le unghie Retratte…Beh, solo un Po’. Fiori Rossi sulla tua Pelle. Per me.»
Io: «Per gli Dei!!!…cosa siete? sono avido e assetato della Vostra Lucida Follia. Intrigante la Vostra Essenza. Per Voi e in Voi…i miei Lussuriosi Sogni Malsani. »
Lilith: «L’Inferno suscita Follia. E voi questo Attendete»
Io: «Ed io attendo il Vostro Inferno, voglio bruciarmi»
Lilith: «Notte Inquieta. Notte di Fuoco. A presto, nei Vostri Sogni…Un Morso in affondo nella Gola»

Seconda notte
«Marag ama Lilith rimok samalo Naamah»

Io: «Regina di tutte le mie notti insonni…dove siete?…ho voglia di Voi. Ogni notte i miei sogni provano a ricamare un volto attorno a quelle labbra e a quegli occhi. La mia Follia inizia a preoccuparmi…Voi, maledetta, siete pericolosa!! »
Lilith: «Sorrido. Amo la Vostra Follia. Vi Annuso… e Mordo»
Io: «Peccaminosa Visione…l’ho conservata per questa notte. Ed io amo Voi, e v’odio!»
Lilith: «Mi Amate e Odiate. Mi volete e mi Temete. Non Svanisco Mai»
Io: «E invece si, e quando svanite mi mancate»
Lilith: «Che Dolce… per Essere un peccato. »
Io: «Dolce Nepenthe…bevetene, come io berrò il Vostro Respiro»
Lilith: «Bagnati le Labbra dei Miei Sussurri. Posso essere la Luna»
Io: «Voglio far l’amore con Voi…anche questa notte. Lacerate pure i miei sogni, come sovente fate ultimamente…e possedetevene»
Lilith: «Affondare con le Parole nell’Anima. Graffiare l’Essenza. Sentire Gemiti e non Sapere se è Dolore o Piacere»
Io: «Mi duole lasciarvi ogni volta al mattino, solo la Notte mi concede di sentire il Vostro Respiro. …cosa non darei pur di lasciarmi inghiottire dall’Abisso del vostro Sguardo mentre mi spogliate senza inibizioni e fate del mio corpo il Vostro pasto principale. Folle io a bramare Voi »
Lilith: «Folle sì. A bramar ciò che non Conoscete… E ancora Più Folle, se mi Conosceste. Sono Veramente Veleno, non Fatemi Farvi male Seriamente. »
Io: «Le Vostre Minacce non mi intimoriscono, ed io, come una falena verso la lanterna accesa m’avvicino; troppo rischiosa, ma irresistibile! Lasciatemi morire di Delirium Tremens, lasciate che il Veleno paralizzi i miei sensi, se devo morire, preferisco morire di Voi! »
Lilith: «Nessuna Minaccia. Spiego la Realtà come Pergamena ai Vostri occhi. Libero di Credervi oppure No. »
Io: «Mi riferivo al Male che potreste farmi seriamente, a cosa vi riferite??…che spezzate i cuori??…che seducete e abbandonate?? »
Lilith: «Che mi Nutro e Svuoto. »
Io: «”Che mi Nutro e Svuoto”…per gli Dei!!!…un’Immagine Inquietante…senza fiato, reclino il capo e mi inchino alla Vostra Grandezza. Si potrebbe amare per sempre una Creatura Unica come Voi, o deve comunque, Inesorabilmente, esserci una Fine? »
Lilith: «Inutile parlare di Fine, Ora. Andate a Riposare, e che la Notte Vi porti Sospiri Velenosi»
Io: «Non potrà mai avere Fine ciò che non ha mai avuto Inizio…Io vi Amo Sottopelle, da tempo immemore ormai. Vorrei raggiungervi, vorrei vivervi fino in fondo, bere il vostro Respiro, perdermi nel vostro Sguardo, scivolare sulla vostra Pelle, dipingere il vostro Sorriso, nutrirmi della vostra Follia, ore ad ascoltare i vostri pensieri, perdermi in essi, morirne anche…consapevole che al mio ritorno sarei una persona diversa.»
Lilith: «Ma è Naturale per quella che Sono. Come le Assenze. E l’Incostanza. Ve l’ho detto, Fa parte della Mia Natura. E’ il DOLORE, la Spaccatura, il Tormento. Credete davvero di poter capire? Pensate davvero di poter arrivare anche solo a sfiorare il mio abisso? Se non provate il mio dolore, come potete pensare di sentire il mio tormento? E tra le lacrime mi viene da ridere alla stupidità del mondo, alla superficialità che mi circonda, c’è qui dentro un fuoco gelido che nemmeno potete immaginare, c’è qui dentro uno strazio che nessuna pelle potrà mai sentire. Lo spazio, la spaccatura, il terrore, il vuoto, il nulla, il pieno che esplode e divora ogni cosa, ogni pensiero, ogni respiro.»
Io: «Quali sono le vostre Oscure Conoscenze??»
Lilith: «Io sono Tutta l’Oscurità che mi Serve… non ho bisogno di Nient’altro»

Io: «Siete una meraviglia!…cristallizzazione di un ingegno superiore. Il mio famelico occhio, d’ora innanzi, scruterà con più attenzione la vostra Essenza ed i Vapori che si potranno percepire imbeveranno la mia Anima come l’acqua lo zucchero»

Lilith: «Parola non basta e pur è in grado di suscitare…
Pittura spalanca e non si limita ad osservare…
suono dirompe e se condiviso a paradiso può trascinare!
Ma se facile si lascia a libero “fluire”
in Vero condiscende e a maledizione non vuole fuggire! »

Io: « Inoculata in battiti, in me…e mi scorrete in tutto il corpo»

Terza notte
« Lepaca Lilith ruach badad arioth samalo sched»

Regina imperiosa delle mie notti…splendida era, vestita solo di un bicchiere, mentre io prostrato al suo Cospetto attendevo stille della sua Saliva, che come nettare, nutriva e tentava il mio corpo. Onorato dalla sua Presenza, persino il buon Morfeo srotolava tappeti rossi per condurla da me; ed io coronavo la sua Perfezione divorando, come predatore, il suo Seno di fuoco. Facevamo l’amore nel trono polveroso di una moderna Sodoma, e la sua Pelle, bianca come latte, aderiva al mio corpo fumoso che nel penetrarla e possederla raggiungeva il sommo apogeo di una libido divina…
E mentre i miei fianchi lambivano e sfioravano le sue gambe, io, perso nel suo Calore, sbocciavo dal suo Abbraccio profumato; sbocciavo ed alzavo la mano al cielo, come i fiori in cerca di Luce, o i pazzi, in cerca di Sogni…
Così, svuotato, mi accingo a scrivere, con l’ultimo sangue che mi resta, la parola fine a questi fogli blasfemi…

Morte


I. Eresia (Lamia)

Volgo lo sguardo in basso
e sull’abisso di me stesso
brucio al fuoco della luce;

il seno gravido m’induce
a sugger stille di eresia
nephente dell’anima mia.

Vivo, e cogli occhi smarriti
vedo i miei piedi inceneriti
e sento i muscoli spaccarsi;

il sangue frigge agli arti arsi
e la carne si ritrae, come cuoio
eppur sì è, ma io non muoio.

Pendono l’ossa delle gambe
come due monconi, entrambe
tra le fiamme che salgono.

Prendono capelli e sciolgono,
ma io, in una corona di fuoco
che m’illumino e m’invoco.

Una palla di metallo fuso
pulsa nel mio cranio illuso
e l’occhio fluisce nell’orbita;

eppur ripenso alla rinascita
apro la bocca e bevo vampe
chiudo e l’ardore mi corrompe:

Lamia pur sia!
La mia purezza!
Brucio d’eresia.
Brillo d’ebbrezza.

II. Here sia! (Hera)

  • I. Præludium

Il serpente m’offre il frutto
e promette, farabutto:
“Ecco, cambierà tutto!”

  • II. Io, fumosa illusione

Mantengo la mia putrida alma
nella carcassa del corpo fumante;
bolle il fegato nella mia salma
bruciando lo stomaco all’istante.

  • III. S’innalzano nell’eretico

Sento stridere pensieri
che si sciolgono al calore
sublimando in fumi neri.

Raggiungan poi la gola
pronta ad urlare dolore,
ma sol’ foco è la parola.

  • IV. Interludium

S’innalzano nell’aere…

  • V. Lei, divina visione

…ricci delineati da vapori sulfurei
danzano al soffio di una leggera brezza
su di arabeschi ghirigori oppiacei,
disegnandosi attorno alla sua bellezza.

  • VI. S’innalzano nella Here

Sorride, sì come Hera,
ed elevo sulla sua deità
il mio unico paradiso.

Svanisce, sì come era,
ed esalo sulla sua eternità
il mio ultimo respiro.

  • VII. Postludium

Pattuisco e accetto il frutto:
“ma non sogno, farabutto.
Io muoio! Ecco tutto!”


Amor e Psyche

“Attendo al tuo abbraccio il varco
eterna morte e mia sola dimora
miro e tendo al tuo petto l’arco
ch’insieme al tuo odor s’adora
e ‘l dardo scocco al tuo cuor carco;
ma tu, mia beltà, uccidimi ancora!”

“Gioia mia, anima della tua Psiche
m’afferro a te, sposo mio diletto
la notte non ha più ombre nemiche
ma solo la mia luce, d’Amor eletto
a svelarmi l’oracolo di parole antiche
e ‘l milesio vaticinio che mi fu detto.

Ire degli dei e maledizione celeste
credette mio padre il re, e la regina
ed io, nel turbine d’ime tempeste
odiai la mia bellezza, dono e rovina.
Così c’inoltrammo in oscure foreste
ad udir la seguente sentenza divina:

Come a nozze di morte vesti la fanciulla
ed esponila, re, su un’alta cima brulla;
non aspettarti genero d’umana stirpe nato
ma un feroce, terribile drago alato
che volando per l’aria ogni cosa funesta
col ferro e col fuoco ogni esser molesta.
Giove lo teme, treman gli dei di lui,
orrore ne hanno all’Ade e nei regni bui.

In esti tristi lai di un imeneo lugubre
s’ode la bestia dalla mente sapiente
ch’io veggo nel profondo delle tenebre
recider la testa al venefico serpente;
quest’ultima visione d’imago funebre
illumina l’anima mia, incosciente mente.”

“Dagli antri oscuri del regno di Plutone
fin’in sui chiari cieli della Venere dea
benediranno la nostra eterna unione
insieme alla Voluttà che essa procrea
ma per ambire all’illuminazione
s’adda seguitar nel buio, l’odissea.

Col cuor di Kora e ‘l suo l’arcano fatale
consulto l’occulta chiave di Cupido
ch’indica la via del sentiero astrale;
e se all’ombre t’apro, ancor t’uccido
iniziatico viaggio d’un sonno mortale:
Sei Nigredo. Sei Albedo. Sei Rubido.”