Poesie
La Dama del lago
Mi raccontasti una favola
che le sinfonie di una cetra recitavano,
dove un soldato solitario
s’avventurava per il bosco
in cerca di una donna
che di afflizione s’era avvenuta.
Vista con esili vesti
la colei vita galleggiava
sulla linfa di un argenteo lago,
ovunque s’incamminava l’eretto
la voce cristallina
conquistava il suo orecchio
e le sentinelle degli alberi
ne riverivano il ritorno,
quando la luna alta in cielo
ne fremeva l’immagine specchiata.
Nel prosperare la salvezza
ad un palmo dalla mano,
i suoi tristi occhi
vuoti del sentimento
che una volta la coltivavano,
si sciolsero in un caldo abbraccio
che le mani non vollero contenere,
se non lacrime
che inghiottivano il cuore.
Vita indotta
Scorre il rivolo sul marmo
rifrangendo le lacrime
della tua scabra figura,
quale statua solitaria in pena
per non riuscire a sentirle.
E provasti a indurti a percorrere
quella stessa distanza impolverata,
immaginando di annotare
le novità celate oltre la porta,
finita come ostacolo giustificato
della tua vita indotta.
Vivere il proprio amore
Oltre quel muro
al di là di ogni intenzione,
vedo impronte
macchiate dalla cenere
di quei furiosi sbagli.
E leggo di parole,
scritte dalla rabbia di un’istante,
perdersi in altrettante frasi passionali
di persone corrotte dal cuore,
colpiti da quella malattia
che può render liberi,
o schiavi del tempo che resta.