A mia figlia

Sei Nata in un pomeriggio freddo.

La nebbia fuori, circondava tutto quanto.

Ho chiesto alla Luna,

di illuminare le tue notti di paura,

ho chiesto al Sole,

di scaldare ogni tua estate,

alla Primavera di regalarti i colori più belli,

all’Amicizia di Creare i legami piu’ forti.

Ho chiesto al Vento,

di spazzare via le tue delusioni,

ed alla Danza di farti sognare

Alla Salute, di farti vivere una vita lunga.

All’Amore poi, ho sussurrato il Tuo Nome,

e non ho avuto bisogno di chiedergli nulla.


La mia città

Sei incanto sul mare,

sei tradizione e canti popolari

suonati in radio di legno.

Sei profumo di corbezzolo, lentisco e mirto.

Sei spuma di onde e riflessi smeraldi

nelle spettacolari coste.

Sei il vino rubino e  corposo dell’ospitalità.

Sei la ruga profonda del pescatore che conosce la vita,

quella vera.

Sei le mani sapienti della massaia che cuoce il pane.

Dolci ripieni di mosto d’uva

e miele del torrone.

Sei dialetto Catalano, tramandato con orgoglio.

Sei il corallo rosso, che illumina magici fondali,

preziosa risorsa dei suoi abitanti.

Sei la speranza di trovare quel lavoro che non c’è,

che ci ha fatto emigrare, andare via, lontani,

ma che ci farà per sempre sentire fieri.

Di essere Sardi.


Sognatori

Il mondo è crudele per noi Sognatori.

Siamo fatti di essenza,

di bagliori soffusi.

Siamo proiezioni romantiche,

in un mondo senza tempo.

Siamo cuori ed anime, viaggiatori confusi

che portano valigie pesanti, colme di nuvole leggere.

Siamo cacciatori di farfalle con retini immaginari.

Spettatori curiosi nel teatro della vita.

Siamo artisti fantasiosi, restauriamo arcobaleni.

Siamo sognatori,

lasciateci dormire.