IL GHIACCIO ED IL VELLUTO

Egregio Dottore,

è venuto il momento di un chiarimento e che questa volta sia per iscritto.

“Lei non crede Signora, che sia venuto il momento di darci del tu?So che con molti colleghi siete

passati al tu“.

“Vede Dottore, fra me e Lei c’è un ruolo istituzionale, Lei sta dall’altra parte del tavolo, non credo

sia possibile”.

Io e Lei dottore abbiamo troppe sintonie, troppe affinità, siamo in qualche situazione quasi

telepatici. Lei è troppo affascinante e molto intelligente. Diffido di questo stile vincente. Se passassi

al ”tu” rischierei di non governare il distacco che mi serve per la negoziazione. So che gli uomini

sono bravi, utilizzano spesso il cuore per incastrare le donne, soprattutto quelle che non sono

riusciti a governare con la dialettica. Voi pensate che siamo tutte delle sprovvedute. Il Lei mi serve

da schermo. La tengo alla distanza giusta. Ho potuto vedere come Lei passa dal sorriso al ghigno,

quando Le torna giuoco. Ho visto come sa essere aggressivo col nemico, in questa trappola non ci

voglio cadere. Grazie al cielo quello che ci è stato sempre attribuito come un limite diventa per noi

donne un’opportunità. Emotivamente io comprendo che Lei non deve oltrepassare la linea gialla. Ci

sono persone che solo avvicinandosi ti fanno sentire il loro freddo. La loro intelligenza superiore

diviene un coltello gelido che taglia a fette i concetti, le teorie, le proposte ma anche le persone.

Interlocutori di questo calibro non barano, si manifestano subito per quello che sono: pezzi di

ghiaccio, trasparente, appuntito, contenuto allo scrigno di velluto rosso della loro intelligenza.

Hanno uno sguardo che imbarazza durante la loro indagine. I loro occhi fermi ti svuotano la mente,

assorbono i tuoi pensieri e ti lasciano una triste sensazione di inadeguatezza.

Ma lei, Dottore, non appartiene a questa categoria, Lei è sorridente, caldo nella comunicazione, la

Sua voce è profonda, anche il tono è amico. Lei mostra il velluto. Ma io non mi fido. Vede, ho

l’impressione di essere parte del Suo progetto. Lei sta cercando di mettermi a mio agio e di

togliermi il coraggio di contraddirLa. Nel caso lo facessi comunque, risulterei un’ingrata,

un’egoista, un’insensibile integralista e la vittima sarebbe Lei, agli occhi del mondo. Lei sta

preparando l’eventuale giustificazione a cui seguirà la Sua santificazione. Io so che per noi donne

funzione che: se molli, quando meno te lo aspetti, escono i denti pronti a mordere. Ma in quel caso è

tardi, avevi già dato fiducia, avevi già partecipato con il cuore ai progetti, ti eri sentita affiancata,

sostenuta, e ti sfasci dentro, ti crolla il mondo addosso.

No Dottore, io non Le darò del “tu”, né concederò che me lo dia Lei. Lei rimane un medico, io

rimango la dirigenza infermieristica che contratta con Lei, pronta ad attaccarLa se sarà necessario.

Magari in un’altra vita, in un altro prato, in un altro letto.

Io uscirò da questa malattia e riprenderò il mio ruolo. Allora combatteremo alla pari. Magari le

nostre affinità potranno legarsi, diventare un solo gioco, un solo sentire, ma non oggi. Oggi io

combatto ancora.


Privacy condominiale

Gentile Signora,

sono il condomino del piano inferiore rispetto al Suo.

Purtroppo io svolgo un lavoro di grande responsabilità e con turni variabili.

La mattina inizio a lavorare alle 7 e spesso torno a casa dopo 24 ore. Ho perciò bisogno di riposare.

Succede spesso che i suoi bambini si esercitino in ripetitivi esercizi musicali anche per un’ora

consecutiva nel pomeriggio, oppure succede che dopo pranzo organizzino una partitella a calcio tra

la cucina e la sala per smaltire quanto ingerito. Le suppellettili ed i vetri delle finestre, colpiti dal

pallone provocano un certo rumore, come peraltro le urla di gioia che accompagnano le prodezze

calcistiche. Mi succede inoltre di sentire, sempre dopo pranzo, le eruttazioni dei Suoi familiari che

dimostrano l’apprezzamento entusiastico al pranzo appena consumato. Questo pone in serio

imbarazzo la mia educazione, turba i miei principi educativi che penso si attestino su un livello

medio, non apprezzando queste esternazioni di esuberanza e gioia di vivere. Deplorando quanto

descrivo constato che la buona creanza e la civiltà non sono di certo alloggiate nel Suo

appartamento. Anche i miei ospiti rimangono sovente indignati da quanto avviene. Al fine di

dimostrare oggettivamente quanto io subisco, avendo diritto a godere del riposo e della tranquillità

della mia casa, La informo che intendo assumere un tecnico esperto in inquinamento acustico per

ottenere prove tangibili per la causa legale che sto avviando nei suoi confronti.

Distinti saluti

Dottor B. C.

Egregio Dottore,

sono solidale con Lei e rispondo alla Sua lettera in preda ad uno stato emotivo che si compone di

sconforto ed ilarità. In un certo senso anch’io svolgo un lavoro di responsabilità e comprendo le sue

esigenze di quiete. Io sono bidella in una scuola materna che ospita 100 bambini fra i 3 ed i 6 anni,

con turni variabili che coprono inevitabilmente l’orario del pranzo.

Orario in cui 100 bocche masticano, sputano, gridano, litigano e 200 mani si tirano oggetti, cazzotti,

cibo e rovesciano bicchieri e scodelle. Prima e dopo il pasto 1000 dita lavano se stesse sgocciolando

sul pavimento e 200 piedi portano a spasso le gocce cadute, perciò condivido il Suo distacco verso

manifestazioni di giovanile vitalità e comprendo chi sostiene che l’educazione e la disciplina, telaio

di ogni società civile, sono ormai merci introvabili. Condivido appieno il Suo ideale di casa come

rifugio e luogo in cui rinfrancare le membra e sono sinceramente contenta che Lei riprenda tono

dopo il riposo notturno, permettendomi di utilizzare il gorgoglio della Sua vasca idromassaggio

come sveglia mattutina. Io mi alzo alle 6,30 e dopo avere preparato la colazione per la mia famiglia

e rigovernato la casa mi reco al lavoro che dista 15 Km dalla mia abitazione.

Ho la fortuna di rientrare dopo 6 ore di lavoro, quando finalmente posso fare la spesa, lavare,

stendere, stirare, preparare la cena ed il cibo del giorno dopo per i miei figli che tornano a casa da

scuola e pranzano “da soli”. A volte la sera, correggo i compiti e verifico le interrogazioni mentre

lavo i piatti o rammendo qualche indumento, allora mi fa molta compagnia la musica Jazz che Lei

ascolta abitualmente e che, scelta con grande gusto e classe, è molto gradita a tutti noi.

La ringrazio sentitamente delle Sue segnalazioni, quando torno a casa dal lavoro ho bisogno di

trovare un ambiente sereno in cui rilassarmi. Mi rassicura quindi sapere che i miei figli studiano e,

dal momento che frequentano una sezione musicale, mi rassicura sapere che si esercitano. Mi

rassicura sapere che invece di guardare per ore la televisione o andare fuori con cattive compagnie,

stanno in casa giocando fra loro e facendo attività fisica.

Siamo inoltre ben disposti verso l’idea da Lei descritta di procedere ad una rilevazione accurata

delle nostre abitudini quotidiane tramite avanzate tecnologie, questo ci permetterebbe di smentire il

luogo comune di quanti affermano che al giorno d’oggi anche gli abitanti di uno stesso palazzo non

si conoscono affatto. Con la Sua proposta noi potremmo davvero entrare in intimità e confidenza,

come già parzialmente facciamo quando, con cadenza almeno settimanale, conosciamo le clienti o

amiche che Lei ospita abitualmente nel Suo appartamento, ma che non avendo le chiavi

dell’ascensore si fanno aprire da noi condomini.

Per concludere mi congratulo con Lei per l’incontro-anniversario che Lei ha festeggiato ieri sera,

“sotto” il mio letto e mi auguro che lo Champagne, copiosamente versato, sia stato all’altezza della

situazione.

Con cortesia e rispetto porgo distinti saluti.

A. D.


19 ANNI E LA MATURITA’

Avevamo 19 anni e la maturità in tasca, io in vacanza in Sicilia, tu Siciliano doc, con motoscafo,

pelle abbronzata, lavoro certo, dignità e rispetto. Un giovane principe, l’affascinante Gattopardo.

Nuoto, pesca subacquea, l’Etna, le gole dell’Alcantara, Taormina, le isole Eolie.

L’amore più bello e spontaneo della mia vita durato 15 giorni, Io una principessa. E poi lettere e

lettere e lettere. Ma a 19 anni l’ambizione è grande, tutti quei chilometri di mezzo, e poi io devo

diventare una donna vincente, lo sono quasi già, lavoro, studio, vinco.

Sono passati 35 anni e ogni tanto nelle sere più tristi della mia vita mi tornava in mente una baia a

picco sul mare, un motoscafo all’ancora e noi due riparati da un grande asciugamano colorato e tu

che mi scaldavi sfregandomi le spalle senza osare di più, il mio desiderio e il pudore di entrambi. Il

sole quasi al tramonto che non abbiamo lasciato andare via sapendo che nessuno di noi avrebbe

resistito alla luce del faro e ognuno di noi due avrebbe chiesto all’altro di fare l’amore.

Sono passati 35 anni e io adesso sono vinta e vincente allo stesso tempo. Una bella carriera, sì, e

dentro di me il nulla. Ventanni fa venni a Palermo per lavoro e la tentazione di ritrovarti fu enorme

ma non ho avuto il coraggio, con Internet ti ho cercato spesso su Google senza trovarti mai. E poi

sulle PagineBianche. Ogni tanto come un tarlo avevo bisogno di cercarti, sapevo che tu eri l’uomo

del rispetto, l’uomo che non voleva offendere perché aveva di fronte quella che avrebbe potuto

essere la donna della sua vita. Sapevo che mi avresti difeso sempre da tutto e da tutti, sapevo che

avrei potuto contare su di te. Sapevo che per te le principesse rimangono nobili qualsiasi cosa

avvenga.

In 35 anni quella principessa ha accumulato tanta rabbia da potere sbranare i cani randagi

all’occorrenza. Ha ucciso se stessa per difendere chi non sapeva difendersi da solo, ha dentro tanto

odio da imporsi il silenzio pur di non fare sapere cosa pensa degli uomini, di tutti gli uomini,

colleghi, vicini, negozianti, parenti. Ha tanto livore da augurare la morte a tutti quelli che le

intralciano la strada o le rubano l’ascensore. Ha tanti soldi da non farsene niente. È talmente sola da

non cucinare neanche più.

Nell’era di Facebook tutti trovano tutti, i tuoi capelli grigi, la tua famiglia, il tuo sorriso ironico,

l’amore di tua moglie sono i documenti del diario di un uomo felice. Non posso usare la mia forza

distruttrice per rovinare tutto questo. Non posso vendicarmi di quello che hanno fatto a me

distruggendo la felicità dell’uomo che ho amato tutta la vita di nascosto. Devo avere la forza di non

chiederti l’amicizia, perchè so che sarebbe il lento avvelenamento del tuo sangue.

Rimango la stronza egoista che se ne è andata per la carriera e per chi poteva offrirgliela, ma tu

rimani nel mio cuore come l’unico che avrebbe potuto salvarmi a cui io non ho mai avuto il

coraggio di chiedere aiuto.