La prigione di Vetro

In una lontana contea, il giovane conte ormai maggiorenne era pronto per il grande passo, sposandosi, avrebbe potuto ereditare in pieno tutti gli enormi possedimenti del padre, ed essere il nuovo conte sovrano. Indirono così numerose feste a corte, in cui tutte le nobili donzelle delle contee e dei marchesati vicini, si misero in mostra per lui, ma il giovane conte era molto esigente e non trovò quella giusta.
Durante una visita nel marchesato vicino, il giovane conte vide una donzella, una semplice ragazza di corte che come tante altre prestavano servizio per i marchesi, lui la volle a tutti i costi finché non convinse il padre, così fu invitata alla contea e presentata al giovane conte, i due si piacquero subito e la sera stessa consumarono, passarono mesi, la coppia sembrava felice, ma lei si accorse di cose strane, come ad esempio, e questo succedeva sempre più spesso, che padre e figlio si ritrovavano nella biblioteca del castello a parlare sottovoce, una sera si accorsero che lei li spiava, il giovane gli urlò di andarsene, sbattendogli la porta in faccia.
Una notte di luna piena, durante una cena bevve un po di vino corretto e perse i sensi, si risveglio nelle segrete del castello, legata ad una sedia e davanti a un grande e alto oggetto coperto da un telo rosso porpora, il telo venne tolto ed apparve uno specchio enorme con una cornice decoratissima placcata oro, ma non vi era il suo riflesso, ma ben si quello di una bellissima ed elegante donna, la madre e la moglie dei due, la contessa.
Sotto i piedi della giovane, venne posizionata una bacinella con poche dita d’acqua, il padre pronunciando parole in una antica lingua che lei non comprese, ella si sentì subito risucchiata dentro allo specchio, una forza a cui non riuscì a resistere, entro nello specchio, mentre la madre ne uscì fuori.
Ecco per cosa serviva, non ad dare un erede al giovane conte, ma ben si come sostituta alla prigionia della madre, gli serviva una giovane donna di ugual bellezza se non di più, lo specchio viene ricoperto come le urla della giovane disperata.
Passano molti anni, il giovane conte si è già risposato ed ha avuto due figli, uno il più grande è partito per la guerra, mentre la giovane figlia, ormai ha la stessa età che aveva la giovane donzella imprigionata, è pronta per diventare una sposa di qualche nobile d’interesse. il vecchio conte invece, è ormai morente ormai recluso nella sua stanza, non si muove più dal letto da quasi un anno.

Una notte la giovane, dopo i festeggiamenti per il suo diciottesimo compleanno, sentì delle voci che la svegliarono e che la incuriosirono, le seguì fino nelle segrete trovando lo specchio coperto dal telo rosso sangue, lo tolse con cautela il velo e si trovò davanti la giovane donzella che gli chiese aiuto, la contessina impietosita gli chiese cosa dovesse fare e la donzella gli disse di prendere una bacinella d’acqua, immergere i piedi nudi e pronunciare le parole magiche.
Lo scambio avvenne immediatamente e la figlia del conte si ritrovò intrappolata nello specchio, mentre la donzella ritornò finalmente libera, la sua effettiva età gli si mostrò in pochi secondi, ma non gli interessò molto, coprì lo specchio per non sentire le urla della giovane e di soppiatto andò nella camera della moglie del vecchio conte, colei per la quale è stata rinchiusa nello specchio, la svegliò sussurrandole nell’orecchio, lei si destò, la vide, ma non fece in tempo a dire una parole, che ebbe le sue mani sul collo, la donzella presa della rabbia incontrollata gli strinse così tanto il collo da soffocarla, e sparì nell’ombra.
Il mattino dopo le guardie trovarono il corpo senza vita della vecchia contessa e constatarono la sparizione della figlia, la moglie del conte sovrano, disperata mandò tutti gli uomini disponibili alla ricerca.
La donzella nel frattempo si presentò alla contessa, dicendogli cosa era successo tanti anni prima, per colpa di suo marito e del padre di lui, gli rivelò anche dell’assassinio della vecchia contessa da parte del suo consorte.
La donzella avendo potere di magia nera, acquisita durante la prigionia, gli mostrò attraverso uno specchio che si trovava nella stanza, quello che tanto tempo prima era successo ad opera del conte.
Ma non solo anche la morte della figlia e della sua stessa madre gli mostrò che fu opera del marito.
La contessa ci credette e presa dalla rabbia chiamò le guardie e face arrestare il marito condannandolo a morte.
La donzella osservò compiaciuta la decapitazione del conte, il quale fino alla morte urlò la sua innocenza.
Non soddisfatta di questo andò dal vecchio conte morente dicendogli tutto ciò che aveva fatto il figlio, il suo cuore cedette al dolore e morì.

Durante la notte, la contessa fu svegliata dalla voce della figlia, incredula, ma incuriosita, la seguì fino giù nelle segrete e finalmente trovò la figlia imprigionata nello specchio.
Nascosta nell’ombra la donzella la stava aspettando con un pugnale in mano, la costrinse a prendere una decisione, chi sarebbe stata imprigionata per la vita tra lei o la figlia, la contessa disse che ci doveva pensare su, andandosene, lasciando la figlia disperata in lacrime.
Passa la nottata, la contessa fece riempire segretamente la stanza dello specchio con quattro dita d’acqua, chiamò la donzella e gli disse di aver preso una decisione.
Afferrò con forza la donzella e pronunciando le parole magiche rivolta allo specchio, vennero entrambe risucchiate, liberò la figlia, intrappolando loro due per la vita.
La Contessa ordinò subito alla figlia di distruggere lo specchio e gettarlo nel fossato del castello.
Lei titubante, non lo volle fare, ma la madre insistette e la figlia fu costretta a farlo.

La storia finisce qui, ma lo specchio piano piano si ricompose pronto per essere riutilizzato per altri scopi malvagi.
D’altronde esiste per questo, è stato creato apposta per questi scopi.
Come so tutto questo dite?, perché quello specchio…sono io.


Invisibile

Tu sai cosa penso
E dimmi tu hai lo stesso pensiero?
O non puoi?! come sempre è tardi
Per dire che non sopravvivo senza di te
O forse è solo la mia immaginazione
Ma quando la luna è limpida
Come la luce dei tuoi occhi
Io mi sento invisibile
Lo sai io mi perdo
Mi perdo nella luce dei tuoi occhi
Nel suono della tua voce
Nei pensieri che ho di te
Continuamente martellante
Tu rimani
TI parlerò dei mio silenzio
Lo sai anche tu
È così reale da far paura
Ma come sempre è tardi
É troppo tardi per dirti
Che non sopravvivo senza di te
O forse è solo la mia immaginazione
Ma mi sento invisibile


Qui Ti Amo

Qui ti amo
Tra oscuri pini si districa il vento
Brilla la luna sulle acque erranti
Trascorrono giorni uguali che s’inseguono
La nebbia si scioglie in figure danzanti
Un gabbiano d’argento si stacca dal tramonto
A volte è una vela
O la croce nera di una nave
Ed è umida persino la mia anima
Suona e risuona nel mare lontano
Questo è il porto qui ti amo
E Invano l’orizzonte ti nasconde
Ti sto amando anche tra queste fredde cose
I miei baci vanno a quelle navi gravi
Che corrono corrono per il mare verso
Dove non giungono mai a destinazione
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie ancore
Dove i moli sono più tristi quando attracca la sera
E solo qui io ti amo
La mia vita s’affatica invano affamata
Amo ciò che non ho e tu sei così distante
La mia noia combatte con i lenti crepuscoli
Ma la notte aggiunge la sua pellicola di sogni
E da qui le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi
Gli oscuri pini nel vento
Voglio cantare il tuo nome
Con le loro foglie di filo metallico