ORIZZONTI DI CENERE

Il vento spira,
sussurra fedele,
compagno della notte,
amica del poeta,
che io accompagno.
Scorgo l’acre odore del fumo,
bruciano gli occhi,
mi brucia ancora,
passione eterna e
mortale.
L’anima si consola,
cenere ormai,
dei tempi d’oro
dell’esistenza mia,
di te che eri mia,
di me sul cammino,
dove luce non c’è più.
Il buio resiste,
tenebra tornante
nell’anima mia,
del ricordo l’oblio,
impossibile,
impassibile,
disperato.
Addio anima mia,
ritorno non sarà più
alla luce di te.


Forse davvero sono un pazzo

Imperversano ancora,
ricordi della vita,
signori dell’oscura via,
coscenze infrante e ricostruite
mille volte.
Mille volti mi sovvengono,
tante storie da dimenticare,
tante altre da ricordare,
ed io resto immoto,
rimango fermo,
vittima del mio pensiero,
della mia stupida e ridicola forma.
Perchè ancora?
Perchè ricordo così tanto?
Forse sono solo un bastardo
che vive di passato,
forse davvero sono un pazzo…


Esiliato

Muovo la testa,
silente apatia l’avvolge,
e scorgo la luce fuori
della finestra,
il mondo che m’appartiene,
non m’accontenta.
perso nel candore della
pioggia che cade
sulle foglie dell’alloro,
mi perdo nell’abisso.
Esiliato dal regno della serenità,
esiliato dal momento comune,
esiliato da me stesso
resto nel mio io.
Ancora qui,
turbinio d’emozioni,
cha mai m’abbandoni,
ve ne fosse almeno una positiva
ve ne fosse anche una sola,
che possa rendermi sereno.
mi sovviene l’immobilità,
mi tralascia la felicità,
solo allora… esco.