SVUOTA LA RUBRICA TELEFONICA (canzone finalista premio InediTo 2015)

Una malinteso dopo l’altro

è la vita tua

che baruffi ogni sera

dopo cena

 

È jazz la vita tua

 

Svuota la rubrica telefonica,

amore mio

stasera ci si vede

al buio ci vediamo col Jazz

 

scrivimi sul post-it:

Sei jazz amore mio

 

Un giorno ti amavo, jazz

A tempo di jazz, ti amavo

 

Oggi ti snobbo

Sei sbobba per snob

Jazz mio

 

Svuota la rubrica telefonica,

amore mio

stasera ci si vede

al buio ci vediamo col Jazz

 

Scusa John, che mi guardi dal poster

oggi non ne ho voglia

 

prediligo un toast a te

Mi vien da svenire, Jazz

 

Salvami, jazz

Sei folle e geometrico, amico mio

Sei tondo, sei una bomba, sei solo

 

Sei ritmo e controritmo

Sei dritto poi storto

Sei una pazza a posto

 

Sei Jazz

La mia cosa preferita

Profuma di jazz

 

Svuota la rubrica telefonica,

amore mio

stasera ci si vede

al buio ci vediamo col Jazz


QUELL’AMORE

Pro e contro Prevert

Prevertiano si dice?

 

Pervertito, quell’amore, più che altro

 

Come un morto licenziato

 

Un calzino bagnato

 

Quell’amore con le mutande

dentro la canottiera

 

Come le dimostrazioni di fisica

al liceo

con lo stomaco che brontola

 

Come “lo spavento” per il manichino

mentre cammini la notte,

 

quell’amore

 

quell’amore tatuato

 

condizionato d’estate

e d’inverno cappuccino

 

quell’amore con la segatura

buttata per terra quando piove

 

l’amore di noi altri

l’amore e i buoi dei paesi tuoi

 

cosi violento quando era a schiaffoni

così dolce quando mettevi il cacao

 

quell’amore

quando entravi al pub e dicevi:

dove ci mettiamo?

 

Senza senso come tutti gli amori

 

Quell’amore alitoso

 

Quell’amore spettacolarizzazione

per poco e nulla

(che poi passa sulle strisce pedonali)

 

Quell’amore che non c’è verso.


FANTASMA

Bene, facciamo il nostro giro serale

Il cane ci segue e lo seguiamo anche noi

 

Tra dipinti e romanzi narrati a bassa voce

C’è il cane che si ferma per fare i bisogni

 

Raccogliamo col sacchettino le feci

Le gettiamo nel cestino abusato della via

 

Riprendiamo a parlare guardandoci in faccia

E il fiume in piena ci racconta fin da piccoli

 

La città è vuota come in quel normalissimo sogno

Faccio quel gesto antico di tenerti la mano

 

La pelle è dolce come il cemento, come il miele

La tua pelle mi corre dentro un aereo veloce

Come il brivido che da piccolo passava il fantasma.