Ho aperto la mano,
sapendola vuota,
sentendola vuota,
ho aperto la mano
quella che stringevi
prima di parlarmi negli occhi.
C’è un brivido, gelido,
che mi percorre
mentre mi sorride il vuoto
con quel ghigno
di chi ha vinto,
di chi ti ha vinto…
A vincere sono però io,
che mai
tradirò il cuore mio…

(db 2014)


Chi T’uccide

Non è plebeo
il dito riverso
che ti condanna…
Porta una corona d’ulivo quell’uomo,
che tra acino e acino, e vino sputato,
ridendo,
ti solca il destino,
come un aratro farebbe nella sabbia di quarzo.
E tu mormori tra rivoli e fiotti,
di lama trafitto…drenato e asperso.
S’apre la nube giallastra,
e la calura affonda nel gemito..
Hai paura adesso?
Trema guerriero… senza più gladio.
Dipendi da un gesto..e da un altro ancora.
Chi sta urlando dentro di te, mentre gorgheggi e annaspi…
Muto, accsciato, pallido…
Aspetti la delibera del Senato
che ormai, invano, arguisci,
avresti dovuto violare e devastare…


Dall’albero la sera

(maggio 2009)

Restavo adorno e muto sull’ala del frassino
leggevo nelle ombre che il sole impostava
campanili di pioppi turbavano la tela
il cielo cambiava aspetto
non più il belletto dei raggi.

Corvi e tuoni radunavano suoni
battaglie di voci lenivano il gioco dell’aria
coprendo il perenne maestrale
pronto a ricevere le ali del fato.
Io, guardavo, osservavo l’imbrunire.

Carezze di un futuro presente
nell’incedere misterioso e ostile dei pensieri
il sapore pastoso della sera calante
che non chiudeva il giorno o il meriggio
ma recintava un bieco e cieco destino.

Io contemplavo, scrutavo ancora
ma niente percepivo né nulla trovavo.
Anzi da dietro si annunciava perpetua,
gentile e bizzosa, nel divenire,
l’agonia mortale di tutti i giorni.