Immortali

 

Vi ritrovo nei palpiti suscitati
dall’incomparabile bellezza
che vi accomuna.
Scorro titubante i grafemi
lasciati sul biancore lattiginoso,
rapita dall’incantevole
melodia delle sequenze.
Conosco solchi scavati in
scorze coriacee, gesti
decisi e insonnie.
Nelle fibre si diffonde
lancinante il verbo e quel
che voi provaste.
Così soltanto sento una
calma molle, si acquieta il
clangore delle dissonanze.
Persa in atmosfere
straordinarie destinate agli
eletti, posso incontrarvi,
senza meritarlo.


 

Nudo nome

 

Mi reco dovunque, memore di averti perso,
evocavo l’amabile figura, il tangibile nome.
Diademi disseminati in questo arato
suolo i tuoi baci per me
perché li ritrovi.
Ti abbigliano abbracci d’ibisco,
viluppi di viburno, opulenti
drappeggi d’immature spighe che
a luglio saranno le tue messi.
Schiudono l’originario enigma le
regine di maggio in boccio.
Appartieni all’Assoluto, rivivi e
persisti solo nell’assenza.


L’errante

 

Nei meandri di prolusioni febbrili
divento l’apolide, l’altra vagolante
rivale che teme dendroidi guerrieri
palesatisi da bifore di vetuste magioni.
Ma presto accorri in suo soccorso e
io compio in un periodo convulso
il periglioso grand tour e accedo al
buen retiro tra i salici.
Tarsie di glicini sulle pergole
i madrigali, stille d’assenzio i carmi,
calici appena schiusi i versi sparsi.