Il vaso pungente

Piccoli cactus
immobili al vento,
pelle di aghi
e fare innocente.
Poco dolore,
vi accarezzo
la testa.

 

Dita spinose
dritte e leggere
accolte in un vaso
accanto ad angolo calmo;
dolce il guardarvi
mentre minuti e sereni,
allenati a sottrarre
qualche piccolo strillo
a chi pungenti
d’un tratto vi scopre,
mostrate natura e vigore.

 

Invidio la sete vostra
parca ed assente,
il poco richiesto
per semplice stare.
Flora sorprende
per varietà e forma
e mi conduce lontano;
oltrepasso
il meriggio del senso,
raggiungo pacifici sguardi
e saggezze infinite.


Andante

Scorre la gente,
personaggi
e comparse:
il mio sguardo
distante.

 

Compromessi
e cadute
nell’androne
di cuori rapiti,
sentimenti nascosti
da uno strato di pelle.

 

Ondeggiano
quelle folle
nell’oscillare di voci,
rimbombano
sottili sospiri.

 

L’agitarsi vivace
di storie e pensieri
frulla come lieve volare.

 

Il prologo della notte
dipana le sue sorprese,
penombre ammiccanti
abbracciano
consistenze di carne.

 

Invoco destini e fortune
nell’alcova biancastra
di un leggero lenzuolo.
Tutto diventerà
profumo di vita.

 

L’archetto fremente
del mio sentire ramingo
suonerà il suo scarno riposo.


La fata mora

Fata morgana,
abbronzata magia
dai crini neri lucenti,
quel fare leggero
un ebbrezza sottende ,
ridanciane giostre
disperdi nell’aria,
il tuo sguardo
chiosa malizie
e disegna orizzonti
di mare e di palme.

 

Un brusio
di colmi colori
negli occhi tuoi scuri
cattura il mio stare.

 

Avvolto nel silenzio,
fluttui incantesimi
variopinti e sensuali
evaporando
in questa estate,
bruciante,
trascorsa sudando
e trasponendo finzioni.