SEMPLICEMENTE

il bello degli animali che anche se
Usano solo l’istinto,
Sono capaci di dimostrarti affetto
Senza pregiudizi e giudicarti.
Parlano attraverso gli occhi,
Nel quale,
Vedi tutta la purezza del proprio
Cuore e dell’anima;
Invece l’uomo anche se Dio
Gli ha dato l’intelligenza non è
Capace di fare una cosa così
Semplice come: amare.


 SOPRAVVIVERE

Ci sono momenti della vita
Dove il mondo
Ti butta giù
In un modo così devastante
Da ferirti e di non riuscire più
A guarire
Riuscendo solo a sopravvivere.


 SCRIVERE

la vita è scrivere,
Scrivere è amare,
Scrivere è immaginare
È dare vita ad ogni personaggio,
Scrivere è sognare
E dagli vita attraverso le pagine,
Scrivere è donare parole al mondo,
Scrivere è dare il tuo cuore
È la tua sofferenza a chi ne ha bisogno O mettere a nudo la verità, Scrivere è descrivere ciò che sei In parole o in versi, Scrivere è l’anima di ogni poeta.


L’albero

Tra i miei rami sarai al sicuro,

tra le mie foglie dal sole, vento e pioggia;

ma più proteggo,

più mi rendo conto di perdere …

una alla volta le mie foglie.

E ora sono vuoto,

mi rendo conto di aver bisogno io di

protezione …

mi guardo attorno e non c’è nessuno.

Ed io man mano perdo l’unica cosa

Che mi permetteva di andare amanti:

sognare.


 

Le persone

Non tutte le persone sanno ascoltare,

non sempre le persone capiscono quando ti possono far male,

non sempre le persone sanno vedere e capire le tue sofferenze,

non sempre le persone vedranno ciò che sei, attraverso i tuoi occhi,

non sempre le persone saranno al tuo fianco a sostenerti e a comprendere le tue sofferenze e scelte,

non sempre le persone capiranno che certe decisioni possono essere dolorose,

perché ignorano ciò che provi.

Solo una persona/animale ti capiscono con i loro occhioni grandi e il muso bagnato,

che sa farsi amare con un colpo di coda.


 

Il diario di Elinor

1

Il destino

In un tempo lontano, del 1200, dove la magia iniziava a prendere piede, due giovani sposi reali erano desiderosi di avere figli, ma purtroppo la regina non riuscì a dare un erede al proprio marito. Disperata chiese aiuto ad una strega chiamata Ninfea. Era disposta a tutto pur di avere un erede, anche sacrificare il proprio regno. Allora la strega soddisfatta di questo patto, creò una pozione magica che se bevuta dava la possibilità a ogni donna sterile di dare alla luce un figlio, ma a insaputa della regina, la creò un modo che il nascituro fosse un’arma potente da poter controllare a suo piacere; in modo che ella potesse avere ciò che desiderava… il trono. Fiduciosa nella strega, la regina riuscì a rimanere incinta e dopo nove mesi ebbe una splendida bambina, decisero di chiamarla Elinor Nor. Ella crebbe e divenne una splendida ragazza, alta con occhi blu mare, capelli biondo sole, con un carattere dolcissimo; fu proprio al suo decimo compleanno che tutto ebbe inizio.                                                                                                                                                    Quella sera stavamo festeggiando il mio compleanno quando fece irruzione la strega Ninfea con il suo primo marito nominato consigliere da mio padre, tradendo completamente la fiducia che riponeva in lui. Ninfea raccontò di com’ero nata e del patto segreto stretto con la regina, ora il trono spettava a lei. In seguito lei mi guardò e disse: – Ora compirai il tuo destino. Dovrai uccidere i tuoi genitori per diventare mia figlia e futura guerriera.- Istintivamente mi voltai verso di loro, ma qualcosa m’impediva di agire … l’amore che provavo per loro. I miei genitori allora dissero: – lei non sarà mai tua!- iniziarono a combattere, ma invano perché la strega era troppo forte e furono uccisi davanti ai miei occhi, fu in quel momento che la mia dama di compagnia,Valerie,mi strappò dalle grinfie della strega portandomi via dal castello. Prendemmo due cavalli già sellati e sfrecciammo nelle strade buie della foresta. Non ci fermammo per due giorni, nemmeno per riposare e finalmente arrivammo ai piedi di una montagna. Su di essa si ergeva un paesino minuscolo chiamato Argan. Entrammo e dopo pochi metri vidi una casetta minuscola, dove sostava un uomo corpulento che attendeva qualcuno, dopo qualche secondo capii chi aspettava … Valerie. Lei scese da cavallo e corse verso l’uomo. Quando entrammo, mi accorsi con grande stupore che i due erano, compagni di vita, marito e moglie, pensai: perché non mi aveva detto che era sposata? E che non dormiva nel castello? . Fui interrotta dai miei pensieri perché l’uomo si presentò: – mi chiamo Peter principessa- io non risposi, per timidezza che per paura mi avvicinai al caminetto sedendomi per scaldarmi e inizia a sonnecchiare per la stanchezza. Peter vedendo che dormivo mi prese in braccio e mi posò poco distante dal fuoco, in un comodo letto improvvisato con la paglia. Appena mi posò mi addormentai subito, quella notte cambiò radicalmente la mia vita. In quei giorni scoprii di essere speciale di avere doti che nessun altro poteva avere. Il consigliere e la strega erano diventati re e regina e ora stavano depredando l’intero regno per cercarmi,visto che ero l’unica a poterli distruggere e ristabilire l’equilibrio tra bene e male. Passarono ben cinque anni da quando scappai dalla mia terra e ancora oggi ne sento la mancanza. Fu un periodo più duro di quanto pensassi. In quegli anni mi resi veramente conto di cosa potevo fare; successe una notte di primavera, dopo il sesto anno passato nel paese di Argan, stavo tornando a casa per portare l’acqua e un giovane contadino ubriaco cercò di aggredirmi, ma non so come, si creò una barriera che spinse per terra il mio aggressore, che confuso si rialzò spaventato e iniziò a correre. Tornai a casa di corsa e raccontai tutto a Valerie e Peter, che cercarono in tutti i modi di tranquillizzarmi ma non ci riuscirono; avevo una brutta sensazione, infatti, l’intero villaggio si precipitò nella casetta per chiedere spiegazioni ma la mia nuova famiglia mi salvò e mi protesse. Purtroppo altri avvenimenti portarono sospetti su di me facendo borbottare il villaggio, che per paura, non lasciò vivere in pace i miei genitori. Da quel momento iniziò il crudele giudizio di tutti, rischiai più volte di bruciare sul rogo, giacché la regina voleva essere la sola strega al mondo, aveva delegato al regno di bruciare sul rogo tutte le streghe che trovavano, fortunatamente Valerie e Peter mi continuarono a proteggere come più potevano. Purtroppo, da quel giorno, tutte le persone che erano amiche della mia famiglia la evitavano; addirittura erano arrivati a sputarci addosso a ogni nostro passaggio e ogni volta che tornavamo a casa, non riuscivo a trattenere le lacrime dalla rabbia e dalla disperazione. Mi dava troppo fastidio il modo in cui mi trattavano, visto che alla fine non mi conoscevano, oltretutto il contadino aveva raccontato un sacco di frottole dicendo che ero stata io ad aggredirlo. Perché non capivano la verità? Alla fine mi ero solo difesa. Valerie cercava di consolarmi dicendo che avevo un dono e che gli altri si comportavano così solo per paura e codardia, ma a dir il vero non ci credevo e man mano che il tempo passava, capivo che era colpa della regina del perché il villaggio si comportava così. Molte volte ero costretta a rifugiarmi nelle caverne vicine, per settimane, perché a ogni sventura, il villaggio, incolpava me, dicendo che il mio potere portava solo disgrazie. Decisi così di trasferirmi definitivamente nel mio nascondiglio. Mi sembrava necessario, avevo pura che potessero far del male alla nuova famiglia che ho imparato ad amare e apprezzare in tutti i loro gesti; erano le uniche persone che mi erano rimaste ed insieme a loro ho imparato l’amore, il sacrificio e di certo non potevo farne a meno. Alcune volte mi sentivo incapace e inutile, mi dicevano che un giorno li avrei ripagati dei loro sforzi, ma ne dubitavo. Passò più di un mese da quando abitavo nella caverna e imparai a cacciare con l’arco, e grazie a Peter imparai a fabbricare armi. Fortunatamente Valerie veniva a farmi compagnia nelle mie giornate solitarie; mi raccontava degli avvenimenti accaduti di come procedeva la vita al villaggio e vari pettegolezzi. Ogni volta che stava per tornare nella sua casa, cercava di convincermi a seguirla, diceva che gli mancavo era abituata ad avermi accanto sempre, a volte la tentazione di cedere emergeva, ma testarda più che mai, rifiutavo con vigore. Nei giorni che seguirono, Valerie, continuò a farmi da dama da compagnia insegnandomi argomenti di ogni genere dall’italiano al cucito. Dopo circa sei mesi iniziai a stancarmi, ormai da lei avevo appreso tutto ciò che c’era da sapere. Continuammo a cucire e un giorno, non sopportandolo più le dissi: – madre sono stanca di stare qui a fare le solite cose. Voglio vedere il mondo e imparare altro come combattere. Valerie s’irrigidì per la sorpresa, e con arroganza per l’offesa subita disse: – non ti ho chiesto io di rinchiuderti in queste caverne lo hai deciso tu! Smise di parlare per vedere la mia reazione, non reagii, proseguì più calma e comprensione:-comunque a pensarci bene hai ragione! Io non posso aiutarti più di tanto con i tuoi poteri o insegnarti a combattere, ti servono altre persone più esperte che ti aiutano. Prepariamo le valige allora! Cominciammo a preparare i bagagli vestiti, un po’ di cibo, ma nel frattempo mi accorsi che Valerie era pensierosa ma non osai chiederle a cosa pensava, alla fine, parlò: -fortunatamente ho molte conoscenze tra cui una persona, che vive in una valle chiamata Valle del fantasma, lei può darti una mano con i tuoi poteri, si chiama Bree … ah! Elinor, consegnale questa lettera, ma questa volta invece del piccione sarai tu la mia messaggera!- mentre ridevamo, felici andammo a salutare Peter spiegandogli tutta la situazione, con tristezza nel volto mi abbraccio e mi disse: -va, dove ti porta il cuore! Iniziai a piangere, ma comunque decisa ad andare da Bree. D’impulso gli chiesi se volevano venire con me, ma si guardarono negli occhi e Valerie parlò: -questo viaggio lo dovrai affrontare da sola, per capire chi sei e cosa vuoi diventare, solo quando lo capirai, potrai intraprendere il tuo destino sconfiggendo la regina Ninfea, Damiano e il loro figliolo Ezio. Fortunatamente Damiano era stato ucciso dalla sua stessa moglie subito dopo aver partorito. per la prima volta sentii il nome del vigliacco e questo mi fece ribollire il sangue, cercai di calmarmi e poi li salutai e partii con tristezza perché avrei voluto che fossero venuti con me, sentendomi meno abbandonata. Dopo ore di cammino mi fermai per la notte vicino a una cascata meravigliosa, con acqua straordinariamente limpida e fresca. Preparai il fuoco e il sacco a pelo per dormire, mangiai un po’ e mi coricai per riposarmi dal viaggio. Improvvisamente il fuoco divenne azzurro chiaro e comparve una fata sorridendo inizio a parlare:- Elinor tu possiedi molti doni oltre a quello della magia; guardati da chi vuol farti del male, tu sarai la salvatrice di molti popoli che ancora non conosci. Vorrei donarti questo ciondolo che ti aiuterà nel momento di bisogno! Accettai con un cenno della testa e con molta sorpresa lei si avvicinò e mi legò il fermaglio, non essendo ancora convinta che fosse realtà mi svegliai di soprasalto e mi toccai il collo trovando un ciondolo blu a forma di rosa. Ormai sveglia presi le mie cose e mi rimisi in viaggio. Purtroppo mi persi tra i sentieri, allora iniziai a pensare alla fata, e non feci in tempo a chiedergli aiuto che una luce blu iniziò a guidarmi verso la strada giusta, infatti, quando fu giorno, ritrovai il senso dell’orientamento e proseguii per altri due giorni senza trovare uno straccio di civiltà. Ormai stanca e rassegnata continuai a camminare con testa china quando inaspettatamente sentii odore di legna bruciata, alzai gli occhi e vidi una locanda, iniziai a correre, entrai come una furia e gli chiesi una camera. Nel frattempo uno degli ospiti della locanda stava maltrattando un cagnolino indifeso tutto bagnato e malnutrito incatenato con una catena molto pesante. Negli occhi di quel fagotto, vedevi la rassegnazione di una vita senza amore; in quel momento mi trasalì la rabbia e mi venne voglia di uccidere quell’uomo. Rubai un coltello a un cacciatore accanto, ed ero pronta a tagliarli la gola, quando mi accorsi di cosa stavo facendo, mi bloccai e gli dissi semplicemente:- se ti vedo di nuovo a maltrattare questo cane ti giuro che ti torturerò finche non mi pregerai di ucciderti! Poi presi le chiavi ridiedi il coltello al cacciatore ed entrai nella camera, mi sistemai e decisi di farmi un bagno fin che ne avevo la possibilità per farmi passare un po’ la rabbia. Entrai nella vasca bollente e mi resi conto di essere triste perché ero sola senza e nessuno con cui condividere il viaggio. Finita la mia vasca depressiva, mi misi a letto ripensando all’accaduto. Dopo poco sentii graffiare alla porta con, un po’ di paura la aprii trovando il piccolo fagottino maltrattato che mi guardava con due occhietti dolci e innocenti. Decisi di farlo entrare e lui, entrò subito senza farselo ripetere due volte, si rannicchiò per terra tutto tremante, in un angolo. Lo presi con decisione e lo asciugai, poi gli diedi un po’ del mio mangiare. Mentre lo osservavo mangiare decisi come chiamarlo: -ti chiamerò Pepito! Lui alzò la testa e abbaiò appena tutto scodinzolate. Lo guardai negli occhi e capii che saremmo diventati amici inseparabili. Dopo un po’ andammo a letto. Quella notte iniziai a sognare del fuoco che mi ardeva dal corpo e con un bruciore insopportabile alle spalle mi svegliai di soprassalto piena di sudore. Decisi alle prime luci dell’alba di riprendere il viaggio assieme al mio nuovo amico, posai le chiavi della stanza, pagai e partii dalla locanda, però ci accorgemmo che alcune persone ci stavano inseguendo, cominciavo ad avere paura e non c’era neanche un posto, dove poterci nascondere così, continuai a camminare. A un certo punto fummo circondati da quei furfanti, non sapevo ancora come difendermi e come attivare i miei poteri, mi bloccai. Pepito cominciò ad arruffare il pelo e in pochi istanti si trasformò in un enorme lupo; con qualche ringhio fece scappare via gli inseguitori, così facendo, potevamo proseguire il viaggio. Osservai il lupo color marrone chiaro con qualche sfumatura oro, ritornare piccolo. Non ebbi paura di lui anzi ero meravigliata e contenta del mio nuovo compagno che poteva difendersi da solo, intuendo il perché lo tenevano in catena, mi accorsi che lui aveva le orecchie indietro e la coda tra le gambe, capii che aveva paura di aver fatto una cosa sbagliata alzò la testa ci guardammo negli occhi e dissi: – Allora proseguiamo? – dicendolo con un sorriso e lui si ravvivò e andammo avanti a camminare per almeno tre giorni interi e finalmente arrivammo nella Valle Fantasma.

 


L’acqua

 

L’acqua scorre e il sole si alza,

una donna raccoglie un fiore,

un fiore rosso

,rosso come il sangue.

La donna si riposa

per la stanchezza

ed sembra come una bambola.

E dice:

“quanti ricordi brutti e belli,

ma soprattutto quegli occhi luminosi di mia madre.

Quanti ricordi,

tanti come l’età che ho,

forse io di più”

si alza e balla al ritmo della musica della natura

e dice: “ il cuore mio si apre,

come uno scrigno segreto che nessuno può scoprire.

Ma all’ora dov’è?

È dentro il mio cuore”.

I suoi sogni si espandono,

ma la sua anima è libera e

nessuno può riprenderla.

La donna sorride e si risveglia.

I suoi ricordi sono liberi,

ed ecco che ritorna nel suo nido

dove in cui può continuare i sogni e i ricordi del passato.

Ritornata nel suo nido

suona l’arpa e tutti gli uccellini cantano di gioia.

E la donna si lasciò andare e dormì.

Per tutta la sua vita,

la sua anima se ne andò e

il suo corpo freddo sorride e

la sua anima se ne andò felice

senza più ricordi ed rimpianti.



Il segreto di una goccia

 

Nella mia bocca c’è il tuo nome ,

nella mia testa il risuono del tuo nome,

la mia mano scrive il tuo nome

su tutte le pagine del mio cuore.

Un soffio di vento,

freddo,

avvolge il mio cuore.

Comincio ad urlare per il dolore,

donando a una goccia,

delle mie lacrime un segreto,

ma lei piccola e curiosa

non ha saputo mantenere il segreto.

Ora la pioggia lo sussurra al mondo intero.

Quel sussurro arriva a te,

senti tutto il mio dolore e tutto quel che sento

che non doveva essere rivelato.

Mi cerchi,

mi cerchi nella mia stanza,

ma non mi trovi.

Ti addormenti dolcemente nel mio letto,

mi trovi nei tuoi sogni.

Mi porgi la mano e ci svegliamo,

ritrovandoci nel letto insieme.

Ma rimaniamo a guardarci negli occhi

E a dirci quanto l’uno per l’altra ci amiamo,

piangendo per paura che sia solo un sogno.



Lacrime amare

 

Lacrime amare rigano il mio viso,

pieno di rabbia e tristezza,

per non poterti abbracciare

e amare come vorrei.

Asciugo le mie lacrime,

ma le mie guance non sono bagnate.

Metto la mano sul petto

Ma il mio cuore,

ma il mio cuore non batte.

Corro a guardarmi allo specchio

Ma non vedo la mia immagine,

ma vedo un’altra donna in piedi

davanti a me.

Bellissima,

con lineamenti perfetti,

impossibile,

quella donna,

quella donna non posso essere io

mi accorgo di essere cambiata,

i miei sensi e il corpo

percepiscono ogni cosa.

I miei occhi riescono a vedere

I granelli di polvere nella stanza.

Spalancai gli occhi dallo spavento.

Ed sottovoce dissi:

“sono … sono io …

Un vampiro-lupo”

Di soprassalto mi svegliai

Sperando che il mio angelo

Mi avesse trasformata.

Ma le mie lacrime amare

Erano li ben riposte

Nelle mie guance bagnate.