Ispirazione

Un oggetto,

un suono,

un volto,

un colore,

un profumo,

un ricordo,

un avvenimento

si palesa nella vuota mente,

improvvisamente,

come il lampo

che in una sera d’estate,

squarcia il bel cielo turchino,

e preannuncia il tumultuoso tuono…

Ora ha inizio il temporale,

e il musicale scroscio pare infinito.

Così è per il poeta,

come un temporale che giunge irruento,

si ritrova la mano rapita,

che scorre sul candido foglio,

come una danza infinita,

e lascia così impresse le sue preziose gemme,

gocce di memoria passata,

vissuta, svanita, venute alla mente in un lampo.

Scatenato per bene,

il cielo s’acquieta,

e il temporale tramuta

in flebile pioggerellina.

Così fa la mente del poeta,

imprigionata tutta la sua preziosa creazione

e vergata la parola ultima,

ritorna cosciente,

e la mano può ora posare la piuma.


Di te, non mi dimentico

Eri là, bella e solitaria,

oltre la siepe di spine del mio giardinetto,

aggrappata ora al salice piangente,

ora al ciliegio in fiore,

ti guardavo da lontano,

e attendevo di poter varcare la soglia

per godere della tua compagnia.

Com’era bello quel dolce e soave cullare,

che per ore mi rapiva dal mondo

e mi spediva in un fantastico pianeta,

ove ogni cosa era possibile e contemplata.

Il dondolio, ogni tanto ferroso e cigolante,

era come la nenia perpetua di una ninfa fatale,

che ti concede il suo splendido canto,

e ti conquista il debole cuore con note soavi.

Sospesa per aria mi sentivo leggera e invincibile,

investita dei più alti poteri,

e toccando il cielo con un dito,

e baciando affettuosamente le candide nuvole,

fantasticavo che prima o poi,

mi sarei librata in volo,

come un passerotto curioso,

che ha appena imparato l’arte del volo,

e che desidera andare oltre l’orizzonte,

limite invalicabile

per sfidare il cielo.

Una volta scesa dalla tua groppa, oh dolce altalena,

l’illusione sublime d’improvviso finiva,

e ritornata al mondo mortale, ti guardavo

con gli occhietti colmi di gioia e commozione,

perché sapevo che anche quel giorno mi avevi donato

una nuova e sensazionale avventura.

Ora, con trepidazione, al mio cuore innocente di bimba,

non rimaneva che attenderti nuovamente,

per poter riascoltare la tua dolce melodia,

creata apposta per me e che pervadeva

tutto l’esser mio, sempre pronto alla meraviglia.

Ora, che non sono più bambina,

non mi sono dimenticata di te,

la meraviglia rimane il mio sale,

e tu mi fai sempre il medesimo effetto,

quando ti vedo non resisto,

ti corro incontro col sorriso,

ti monto in groppa come un nobile e fidato destriero,

e chiudo gli occhi, pronta per sognare,

e mi lancio, già sicura che mi regalerai

una lenta evasione dal mondo noioso e mortale,

un giro verso mete lontane,

le più meravigliose ed inesplorate del mio essere.


Il bimbo puro e pio – Dedicata a F- a tutti i bimbi

Vedo un bimbo che gioca

al piccolo ed intimo parco

del soleggiato paesello.

E’ assorto nei suoi pensieri,

sta felicemente seduto per terra

e le manine curiose

si divertono a nascondersi

sotto gli innumerevoli sassi,

poi, pian piano, sbucano fuori,

come i buffi lombrichi

in un giorno di pioggia.

Per il piccino i sassi sono

come calamita attraente,

li vede come amici sinceri,

e passa il suo tempo

ad accarezzarli, a contemplarli,

a studiarli con occhietti vispi e attenti,

come se si trattasse di cosa viva.

Ogni elemento della natura lo attira:

la nuvola bianca, il vento che soffia,

gli steli dei fiori, l’erba ingiallita,

i bruni tronchi, la foglia insecchita,

la dolce e candida margherita.

Vuol saperne i nomi

e li ripete a perdifiato,

quasi che tema di poterli dimenticare

dei nomi così belli, puri e soavi.

E’ questa la bellezza di essere fanciulli,

ti accorgi di tutto e ti accontenti di poco,

l’entusiasmo è sempre lì,

pronto a scuotere, a vibrare, ad animare.

L’adulto invece è distratto,

ha sempre fretta e solo pretende,

nulla lo attira realmente e non nota ciò che lo sfiora.