Il dolore del mare

Davanti alla schiuma torbida

delle tue onde in cui si specchia

il giogo delle Apuane innevate,

sfida il freddo il mio profilo, sferzato

dal vento salso. I capelli confusi

danzano aereo gioco, intrisi

di lacrime di mare, i miei pensieri,

gabbiani in volo verso la Meloria,

da te muovono e a te ritornano,

con flutti tempestosi tra presente e

ricordo. La Gorgona dal profilo

aquilino taglia il cielo basso di

nubi e l’aria gelida di maestrale,

mentre tu schiaffeggi d’ondate il viale

ed esili tamerici. Da te ero

fuggita, a te ritorno senza avere

consolato il segreto di non essere

stata abbastanza amata. Nel lamento

del vento sento un’eco dell’antico

dolore, ma nei tuoi frangenti

si scioglie lo spesso grumo della mia

apatia: nelle tue onde io avverto

lo stesso mio tormento e traboccante

tenerezza risveglia il mio cuore alla

vita. Adesso una dolcezza nuova

sfuma i contorni di leggera bruma

alla Capraia pietrosa e cede

il maestrale, a tratti, alla bonaccia:

più lenta, la risacca, trascina via

frammenti di conchiglie e gusci vuoti,

mentre al tramonto, poco a poco, tace

la bufera e si colorano di rosso

acceso il cielo di marzo e la mia sera.


A mia madre: I tuoi passi

Gravi i tuoi passi e lenti,

attraversi ciò che resta

del tempo, cercando

di scaldarti con una borsa

calda: quando si è curvi sotto il peso

degli anni, il freddo è un vento

che soffia dalle ossa.

Della donna che eri resta un ricordo,

un lampo nell’azzurro scavato

degli occhi: una dolcezza nuova

un po’ smarrita sorride adesso

dalle tue labbra pallide,

annullando il ricordo

della fermezza antica.

E carpisci frammenti di vita

dalla finestra socchiusa,

nascosta nella penombra

della stanza, come se il mondo,

scorgendoti, potesse riafferrarti:

ma tu sei ombra ormai e

divieni fievole ogni giorno di più

pur se io cerco, invano, di trattenerti.


Il silenzioso canto della ninfa Eco

“Io non sono nemmeno più parola,

sono dolore, senza te son frammento,

vivo di te, soltanto a te io penso,

divento voce attraverso il tuo canto:

ma tu a me ti neghi e nel tuo silenzio

io non esisto, non esiste il mio pianto,

solo il silenzio fa eco al silenzio.”

Così cantavano le labbra mute,

così diceva il silenzioso canto:

si consumava pensando a Narciso,

la ninfa Eco dai lunghi capelli,

la tormentava, acuto, il dolore

di non poterne raggiungere il cuore.