Racconti
«Tubi, tubature, acquesante e rubinetti»
È un anno, questo, che si chiude non certo bene … perché troppi piccoli accidenti si sono alleati
fra loro, come a farsi mucchio di storie sfortunate.
Niente turno di vacanza invernale: troppe poche le adesioni … e va beh, ci può anche stare …
poi però finisce che ci mettiamo d’accordo con Silvia e Nicoletta e si viene su il ventisette, loro per
riposare e rilassarsi, noi per provare a rimediare i guasti idraulici provocati dal gelo.
Questo fatto del gelo aveva già creato un po’ di problemi durante il soggiorno degli scout
cesenati, prima di Natale. E siccome i nostri bravi ragazzi stile agesci si erano portati appresso tutti i
loro usi e costumi, compreso un prete pendolare munito di golf (da intendersi come radice lessicale del
verbo “io vado in macchina così faccio prima”, come dallo stesso esplicitamente dichiarato nell’unica
volta che ha ritenuto non indegno interloquire con noi, incalliti comunisti forlivesi), il quale prete
piombava repentino fra i bungalow, la casa e perfino i bagni e, non mostrando per nulla, non dico di
apprezzare, ma almeno di avvertire la presenza mia e di Fabio, iniziava i suoi riti di giochi, acquesante,
confessioni e canzoncine, senza distinzione apparente, cioè senza dare il tempo di capire in quale fase,
fra le quattro tutte così religiose, ci si stesse trovando …
Siccome appunto era successo tutto questo e si era andato diffondendo un clima “diversamente”
natalizio rispetto alle consuete abitudini del “Centro Residenziale nostro”, si vocifera che giorni dopo,
quando il piccolo guaio di cui sopra si sarebbe espanso ed aggravato fino a congelare non solo l’acqua
ma anche le speranze di venirne fuori, si vocifera, dicevo, che qualcuno abbia mormorato, trattenendo a
fatica un moto di genuino rimorso: “Ecco cosa succede a benedire il diavolo …!?!”.
Qualunque sia stata la causa, anche … soprannaturale, delle “drammatiche vicende” che negli
ultimi giorni dell’anno hanno rischiato di mortificare la storica capacità di sopravvivenza del nostro
Centro, devo dire che la situazione è precipitata all’improvviso, quando sembrava che, tutto sommato,
le cose si fossero normalizzate. Ma è meglio andare con ordine, si dice sempre così quando non si sa da
che parte cominciare …
Alla sera, quella del ventisette, che già i bagni di sopra sono fuori uso, telefona Salvatore, si
informa sullo stato fotogenico del cielo e decide di venire su. Sono contento, perché Salvatore porta la
sua instancabile voglia di fare e mi mette allegria e credo di volergli bene e di considerarlo “di casa”
molto più di tanta altra gente che si è persa: se ne starà fino alle sei del mattino a fare fotografie nel buio
e vedrà sorgere le falci della luna e Venere e quando domani me ne parlerà con l’entusiasmo diviso in
parti uguali fra sguardo e voce, invoglierà anche me a passare una notte senza sogni, solo quelli ad occhi
aperti mentre punti le stelle con lui e ti puoi accorgere di quanto sono fra loro diverse. E puoi vivere
l’insolito …
Ma quando arriva è già tardi e lo lascio andar da solo, resto in casa. Nel silenzio del fuoco che fa
ondeggiare di ombre la stanza, nel sapere la neve là fuori che qui dentro sento calda e avvolgente, posso
immaginare ogni cosa come un luccichio … e so che quando poi dormirò, avrò la sensazione di sognare
a colori.
La domenica è normale e comincia col sole; mi alzo in anticipo (in anticipo sugli altri che hanno il
sonno lungo per necessità di recupero o per costituzione) e sono già le nove e mi tocca la cucina ed ho
voglia di fare le creps … magari non si scriverà proprio così, ma ho voglia di farle lo stesso.
Niente, per ora, può essere interpretato come cattivo presagio, come indizio di quelle malefiche
conseguenze malignate da qualcuno in relazione alle funzioni, inusuali&sante, consumate nel turno
degli scout: sì, la padellina piccola sembra sparita nel nulla ma poi la ritrovo proprio lì davanti a me … e
qualche creps non si vuole staccare ma son cose che capitano proprio alle creps normalmente … e il
forno si spegne almeno cinque volte ma lo sappiamo tutti che lui è fatto così e se ne vanta …
Per cui non sembra proprio che il nostro Centro si prepari a richiedere esorcismi … ah, sì, a
mezzogiorno comincia ad annuvolarsi … perché siamo in inverno, mi dico, che stranezza o maleficio
sarebbe una nuvola in inverno …?
Il vero colpo di scena arriva alle tre del pomeriggio: manca l’acqua in casa e pare che la pompa
non tiri più; sopralluogo rapido alla cisterna di sotto: quasi vuota; sopralluogo rapido alla cisterna di
sopra: praticamente piena; deduzione rapida e per di più lapalissiana: si sono gelati anche i tubidesiderio di meritar clemenza) si muove verso l’alto e giunge univoco a rimirar la sagoma di un tubicino
piccolino, con la sua brava valvolina piccolina, per niente arrugginita: è lungo lungo lungo e si perde nel
bosco, ma non abbastanza da nascondere uno sgocciolio d’acqua.
Noi che lo stiamo (in)seguendo, lo capiamo subito che si tratta della via di fuga per scaricare la
cisterna quando è troppo piena … e adesso accidenti se lo è! Anche se ha poca pressione, decidiamo di
attaccarci lo stesso: un po’ d’acqua in casa ce la porterà. Vvviiiaaa!!! … con un rapido procedimento di
taglia e cuci mettiamo insieme la tubatura da noi più amata da quando abitiamo qui al Centro! …
Dopo stiamo un po’ di tempo ad ascoltare il suono dolce dell’acqua che scende lentamente ma
sicuro nella cisterna dietro casa.
Così alla sera, un po’ meno preoccupato, me ne posso tornare a Forlì, come da lunedì in ufficio a
completar le ultime urgentissime pratiche di fine anno, già prenotate per me dalla mia Dirigente di
Settore, anche perché, nel vocabolario sapiente delle mie due colleghe comunali, alla voce
“organizziamoci” ci sta scritto: noi due siamo in ferie.
«Attraverso il tempo»
Cadenze di gocce ticchettanti … ritmiche onde di un fluire costante che imprigionano il mio
pensare terreno e lo distraggono, lo catturano, lo rapiscono, per condurlo … dove?
… Nella poesia …? nel ragionamento filosofico …? oltre la dimensione corporale …? verso la
pura astrazione e la verità … vera? … Ma no! … è solo la vaschetta del bagno che perde …! È solo un
banale ed insignificante guasto materiale che vuole approfittare del mio respiro diradato e dei miei occhi
spettinati per pavoneggiarsi guardiano di mondi nascosti, per truccarsi da guida in viaggi surreali.
Eppure è sufficiente a fare da eco al mio impercettibile e rimosso nervosismo. Pure, quelle gocce
ritmano un pensare che non è pensare, che è soltanto tempo che passa al di fuori di me. Così mi chiedo
che cos’è il tempo … mi chiedo dov’è che dentro di noi si ammucchiano gli attimi lunghi e brevi
attraverso cui prende forma la nostra vita.
E mi dico che così la contiamo questa vita, nei giorni e negli anni, ma senza giorni né anni …
perché pensiamo da vecchi pur essendo giovani e sogniamo da giovani per non essere vecchi.
Ci sono sensazioni che mi riportano … indietro nelle cose o avanti nei sogni? Non ti scrivo da …
un niente o da un’eternità. Ma ti ho scritto appena ieri, un milione di attimi fa …
Cosa vivo, allora, oggi che mi fa nuova la voglia di vivere? Ti penso molto; e a lungo. E negli
occhi ho già l’estate, parlo ai suoi disegni di colori chiari, dove c’è il tuo profilo; e mi confondo nel
paesaggio della tua voce. Perché è così che io muto me stesso, solo nel presente, sommando ciò che ho
e ciò che non ho in quell’unico interminabile istante.
E sono ora, sono soltanto ora … nel momento in cui ti incrocio al semaforo e nel tuo sorriso c’è
tutto il mio guardare … e me lo porto, il tuo sorriso, per settanta o giù di lì chilometri di attese, fino a
quando non posso ritornare in un inverno rubato alle favole, reso vero dalle nostre voci bagnate, reso
bianco da un gioco di impressioni sospese, di sapori ad occhi chiusi, di distanze infinite e trasparenti.
C’è una canzone di Vangelis (che non è solo musica ci sono anche le parole che le canta Jo non
me lo chiedere non lo so proprio chi sia però canta questo è sicuro), una canzone molto bella che si
chiama “So long ago, so clear”; ed io so comprendere solo il titolo (che è scritto) e questo e l’atmosfera
che la musica mi raccoglie intorno bastano a dipingermi dentro; e posso vederla quella musica e
diventiamo una cosa sola e posso ascoltarla come se ascoltassi me stesso.
Non so perché … così tanto tempo fa, così chiaro … ed anche ora che ti scrivo e che l’ascolto,
anche ora io mischio i colori del tempo e l’acqua di neve è ancora sudore d’estate e nulla è tanto
distante che io non lo senta come appena vissuto.