Sbarchi clandestini
Son sbarcato qui
Su questa terra straniera
E mi sento clandestino
Dell’esistenza.
Strana sensazione!
Non riconosco lingue e costumi
Tradizioni e storia
Non so niente di loro
E loro non sanno nulla di me.
Forse.
Di chi sono e sia stato.
Di quanto abbia pagato
Per arrivare fin qui.
Eppure ho la vaga convinzione
D’appartenere a loro
Come loro a me.
Ed io
Solo
Tra il mare
Quieto, buio, gelido come la morte,
Dal quale provengo
Dove ho lasciato, al di là,
Sogni e certezze.
Di fronte, una terra straniera
Che m’impaurisce e mi ghiaccia.
M’avventuro su spiagge abbandonate
Casupole sparse
Giacigli d’anime perse
Sbattute
Conchiglie vuote
Di corpi fuggiti lontani;
Foto, pietre, arredi sepolcrali.
Per terra: sangue e simulacri d’esistenza.
Sensazione di freddo già provata
Rigidità conosciuta.
Grande paura del non noto
Timore di non aver memoria
Più di nulla di me
M’avventuro, oltre
Tentando di scoprire il luogo dello sbarco.
Ricordo solo
Vagamente
Il molo di partenza.
Mi guardo:
Sono nudo.
Non mi riconosco.
Lampi di missione da svolgere:
Devo solo trovarti
Per soffrire ancora.
Schiaffi, urla, pianti…
Un vagito.
Il mio.
Eccomi di nuovo qua!
Ben trovati.
Profumo di tempesta
Seduto
In un affollato luogo
Ostruito da voci
Assordanti
Incomprensibili
Inarticolate
Percepisci d’esser solo.
E per sempre.
Non riesci a comprendere
Un brandello di discorso degli altri
Vedi solo corpi parlanti
E di sfugge la realtà che ti circonda.
Più inutile di te stesso.
Guardi lontano
Oltre finestre
Sgranate come immaginifici occhi
Su onde perlacee
Che palpitano sale.
Il vento porta
Profumo di pioggia.
Un gabbiano
Lento
Bianco
Con ali spiegate
Appare
Su sfondo grisaglia
Di nuvole.
Annuncia la tempesta.
E allora
Con quanta voce hai in gola
Corri fuori e chiedi, urli, supplichi
Disperatamente invochi
La morte
Subito
Con il volto amato
Di lei che sorride!
Con la bocca
Pronta a baciarti
E sottrarti il respiro!
Perché in quell’istante
T’immensi nel tutto
Anche in quel caldo ricordo
Di braccia di donna
Profumante d’amore
Dove invocavi Dio di non morire mai.
Ma ora, che il senso della vita
Ti sfugge
Inutile, ti scorgi.
E t’affermi, negandoti.
Profumo di tempesta
Seduto
In un affollato luogo
Ostruito da voci
Assordanti
Incomprensibili
Inarticolate
Percepisci d’esser solo.
E per sempre.
Non riesci a comprendere
Un brandello di discorso degli altri
Vedi solo corpi parlanti
E di sfugge la realtà che ti circonda.
Più inutile di te stesso.
Guardi lontano
Oltre finestre
Sgranate come immaginifici occhi
Su onde perlacee
Che palpitano sale.
Il vento porta
Profumo di pioggia.
Un gabbiano
Lento
Bianco
Con ali spiegate
Appare
Su sfondo grisaglia
Di nuvole.
Annuncia la tempesta.
E allora
Con quanta voce hai in gola
Corri fuori e chiedi, urli, supplichi
Disperatamente invochi
La morte
Subito
Con il volto amato
Di lei che sorride!
Con la bocca
Pronta a baciarti
E sottrarti il respiro!
Perché in quell’istante
T’immensi nel tutto
Anche in quel caldo ricordo
Di braccia di donna
Profumante d’amore
Dove invocavi Dio di non morire mai.
Ma ora, che il senso della vita
Ti sfugge
Inutile, ti scorgi.
E t’affermi, negandoti.