fabio-scafettaAncor esile il mio processo di scavo, con colpi di bisturi sulle vene corpose della miniera. L’ossatura delle mie parole ricoperta ancora da troppo tenera cartilagine. Si percepisce il disagio della ricerca, il tentativo di cogliere le linee salienti del mio proprio dolore e lo sforzo di vagliarne le profondità.

Se molto ancora acerbo nel poeta, non lo sono nell’uomo. E’ questo che conta. Su ogni mia ferita, s’ode l’ agitìo brumoso del vento in cui il mio immaginario è riverso. Ho coraggio innanzitutto. Di espormi al giudizio critico.