SONO STATA IN UN HAREM
di Fatima Tognetti

Ho appena lasciato Luca, ho detto basta, una volta per tutte! Non ce la faccio più a sopportare questa situazione! Troppo complicata, confusa, dolorosa! In questa storia io ho dato davvero tutto quello che potevo, più di quanto credevo fosse possibile, ma ora mi arrendo! E non perché il mio amore per Luca sia esaurito, logorato o finito, semplicemente si è infranto, è crollato come una torre troppo alta, come un progetto troppo ambizioso. All’inizio lui era dolcissimo, mi sapeva ascoltare, era passionale, tenero, insomma la personificazione del principe azzurro delle favole. Non avevo mai vissuto nulla di così intenso prima di allora. Poi Luca è cambiato, le sue attenzioni e le sue premure nei miei confronti hanno iniziato a diminuire. Noi donne abbiamo una dote magica che è quella dell’istinto, se solo l’ascoltassimo qualche volta riusciremmo ad evitare di complicarci l’esistenza. Il problema è che non lo facciamo quasi mai. Io sentivo che c’era qualcosa che non andava, ma ignoravo quella sensazione. Ormai i suoi baci, le sue carezze, le sue telefonate, per me erano diventate come una droga, non volevo rischiare di perdere anche quel poco che ormai Luca mi dava, così, evitavo di farmi vedere arrabbiata, sospettosa o gelosa, sopportavo tutto, le sue dimenticanze, le sue assenze… Una sera però non ce l’ho più fatta a far finta di nulla, ho chiamato a raccolta tutto il mio coraggio e gliel’ho chiesto: “Dimmi la verità hai un’altra?” Lui mi accarezzò dolcemente e me la disse la verità! Una verità più terribile di quanto avessi immaginato. Non ero la sola donna della sua vita. Non lo ero mai stata. Lui aveva sempre avuto più di una storia contemporaneamente, era fatto così, una sola relazione lo avrebbe annoiato da morire. Mi confessò che al momento aveva tre storie in corso. Una donna con la quale stava già prima di conoscermi, poi c’ero io, e un’altra ragazza conosciuta solo di recente. Questo però non escludeva il fatto che ci amasse tutte, e che desse tutto se stesso con ognuna di noi. E visto che ormai era in vena di confidenze mi disse anche che si era sempre lasciato delle porticine aperte nei rapporti ormai conclusi, e che a volte gli capitava di fare sesso con le ex. Ma quella era una variante del tutto innocua, solo incontri fugaci, niente di veramente coinvolgente, o almeno non come le tre storie importanti che stava vivendo in quel momento. Mentre le crude confessioni di Luca mi colpivano come coltellate al cuore, per qualche breve attimo sperai che stesse solo scherzando. Ma non scherzava proprio per niente, e tutto incominciava anche a combaciare, comprese le sue assenze… “Sapessi come mi sento leggero ora che ti ho detto tutto!” esclamò alla fine. Mi spiegò che se non me ne aveva parlato prima era perché capiva che non ero ancora pronta. “Comunque non devi essere gelosa delle altre, ci sono cose che sono solo nostre, e quando tu ed io stiamo insieme tutto il resto scompare, sono tutto tuo e di nessun’altra!” aggiunse come se quella frase potesse sistemare tutto. Non potevo crederci. Mi ero innamorata di un uomo malato di sesso, di uno stallone. Come altro avrei potuto definirlo? Un traditore seriale. Il sultano di un harem. Un giocoliere del circo che tiene in equilibrio e fa ruotare più oggetti possibili tenendoli in movimento in perfetta sequenza, in modo che uno dopo l’altro continuino a girare? Era quello che ero io per lui? Solo un oggetto da far ruotare? Ero sconcertata. Quando arrivai a casa telefonai subito alle mie amiche più care e mi sfogai con loro. Naturalmente il commento unanime fu… “Silvia hai fatto bene a scappare, un tipo così è meglio perderlo che trovarlo!” Io però ero terribilmente confusa, la mia testa si rifiutava di accettare di poter dividere Luca con altre donne, il mio cuore però mi gridava che senza di lui avrebbe smesso di battere. Se c’è anche solo una donna che ha vissuto una situazione simile alla mia, sa cosa vuol dire rendersi conto di non poter stare ne con lui ne senza di lui! Credevo di impazzire! Luca da quella sera ricominciò a farmi una corte assidua, ripresero le telefonate frequenti e i messaggini dolci dei primi tempi. Inutile dire che mi facevano un gran piacere. Non si può smettere di amare una persona dall’oggi al domani, soprattutto se questa persona continua a ripeterti che per lei sei importante e non vuole perderti! Un giorno gli dissi che se mi amava veramente avrebbe dovuto lasciare le altre e stare solo con me, ma lui si risentì, sottolineò il fatto di essere stato onesto con me quando gli avevo chiesto la verità, e di aver messo a nudo la sua anima. Poi mi pregò di liberarmi da ottusi condizionamenti, di allargare i miei ristretti orizzonti e di non essere egoista. Già, lui era stato onesto e io ero solo un’egoista! Era bravo a capovolgere le situazioni a suo favore! E siccome ero ancora un po’ dubbiosa, per convincermi a non lasciarlo fece in modo che conoscessi Valentina, la donna che stava con lui già da prima che arrivassi io. La prima cosa che notai in quella ragazza, al di là del suo aspetto fisico, furono i suoi occhi, avevano il colore della nebbia. Valentina con Luca aveva vissuto le stesse cose e provato le mie identiche emozioni. La fase stupenda dei primi tempi, la realizzazione di non poter vivere senza di lui, e poi l’amara scoperta di non essere la sua sola donna. “Luca è un uomo speciale, non è come tutti gli altri, ci ho messo un po’ a capirlo, ma ora ne sono certa. Dobbiamo considerarci fortunate ad averlo incontrato, lui ha tanto amore da dare e energia da vendere, lo sai, ed è in grado di amarci tutte e tre. Sente tanto la tua mancanza, per favore, torna con lui!” mi disse in tono accorato. Si, perché oltre a noi due, ce n’era anche una terza…ancora sicuramente ignara del guaio nel quale si stava cacciando! Era tutto talmente assurdo, Valentina sarebbe dovuta essere gelosa di me, invece mi stava pregando di non lasciare l’uomo che anche lei amava solo perché lui le aveva chiesto di farlo. Ma come aveva fatto Luca a plagiarla in quel modo e a renderla così schiava del suo amore tanto da mandarla addirittura a convincermi di non lasciarlo? Devo però ammettere che emotivamente io non ero messa meglio di lei, insomma per farla breve, feci la cosa più stupida che abbia mai fatto in tutta la mia vita. Mi convinsi che Luca era davvero una persona speciale e accettai di entrare nell’harem! Beh, in fondo c’ero sempre stata, solo che ora ne ero anche pienamente consapevole. Le mie amiche cercarono invano di aprirmi gli occhi e di farmi capire che Luca non era poi così speciale, ma solo un debole con il costante bisogno di conferme sulla sua virilità, e che io meritavo un uomo che amasse solo me con il quale poter fare progetti seri per il futuro. Io però le trattai male, dissi loro che non avevano la mente abbastanza aperta per capire! Nessuno dei miei amici poteva capire che persona straordinaria fosse Luca! Iniziò piano piano un allontanamento dalla mia cerchia sociale, e più mi distaccavo dai miei amici e più diventavo dipendente da Luca. La mia complicata relazione con lui però non mi faceva sentire così felice come volevo far credere. Dal momento che ora sapevo tutto della sua vita, Luca, con la coscienza alleggerita, si sentiva libero di raccontarmi quando vedeva le altre. Pianificava dei veri e propri programmi settimanali in modo da accontentarci tutte, e io, ormai vittima di quella contorta situazione, aspettavo il mio turno senza mostrarmi gelosa. Non frequentando più i miei amici di sempre, mi avvicinai a Valentina. Lei ed io eravamo sulla stessa barca e incominciammo a sentirci spesso per telefono senza riferirlo a Luca. Spettegolavamo su come avrebbe reagito l’ultima conquista di Luca quando lui l’avrebbe ritenuta “pronta” a conoscere quella realtà. All’inizio facevamo solo delle battute per sdrammatizzare la situazione, ma a poco a poco le nostre confidenze diventarono più intime e scoprimmo che non c’era mai stato niente di “solo nostro”. Addirittura lui aveva scambiato i nostri regali, a me aveva donato un portachiavi che gli aveva comprato lei, e a Valentina aveva regalato il CD che gli avevo dato io per il suo compleanno e che mi aveva detto di non trovare più. Probabilmente quando Luca ci aveva fatto conoscere non immaginava che le nostre confidenze sarebbero arrivate a tanto, o forse aveva sopravvalutato la devozione che avevamo per lui, sta di fatto che scoprire questi gesti scorretti nei nostri confronti ci ferì molto più che sapere che ci aveva sempre tradite fisicamente. Però la sopraffazione di Luca sulle nostre menti durò ancora per qualche mese. Nonostante tutte le bassezze che avevamo scoperto, eravamo ancora convinte di non poter fare a meno di lui. Che stupide! Quando mi guardavo allo specchio, nei miei occhi ora vedevo lo stesso colore della nebbia che avevo notato in quelli di Valentina la prima volta che ci eravamo incontrate. La situazione ha avuto il suo epilogo alcuni giorni fa quando Valentina mi ha comunicato disperata di sapere per certo che Luca aveva fatto una nuova conquista. “Sicuramente non può tenerci tutte e quattro, lascerà una di noi due, ne sono certa! Tagliare i rami secchi per fare spazio e nuove emozioni è una costante della sua vita…” ha esclamato. Non so cosa mi sia accaduto mentre Valentina allarmata stava ancora parlando. Mi è sembrato come di svegliarmi da un trance. “E chi se ne frega!” ho pensato istintivamente. “Che tagli pure i rami secchi, per quanto mi riguarda lo precederò io!” All’improvviso ho sentito l’impellente bisogno di dire basta alla mia dipendenza da quell’amore malato. Così ho telefonato a Luca, poco fa, e l’ho mandato al diavolo. Lui è rimasto senza parole, probabilmente non è abituato ad essere lasciato. Non so cosa deciderà di fare Valentina ma sono sicura di quello che farò io anche se lui dovesse ricercarmi. Gli dirò che sono uscita per sempre dal suo harem e che non ci metterò mai più piede!


IL PROFUMO DELLE VIOLE
di Fatima Tognetti

E’ strano come i profumi possono in un attimo catapultarti in immagini del passato o trasportarti da un ricordo all’altro ancora prima che intervenga la memoria. E’ come una magia, senti un odore particolare e un’emozione ti piomba addosso senza che tu abbia fatto il minimo sforzo per ricordare. Per esempio l’odore del borotalco mi porta di colpo l’immagine della mia cara nonna Giuseppina, il suo sorriso, il cigolio della sua poltrona a dondolo e quel suo “sapore di buono”. Quello del sigaro mi trasporta immediatamente a casa di zio Gianni, lo rivedo con il suo panciotto, l’orologio nel taschino e l’immancabile sigaro in bocca. La naftalina, il cappotto della mia vicina di casa. L’origano, la pizza che faceva la mamma e l’allegria quando la mangiavamo tutti insieme. L’odore dei libri, l’inizio degli anni scolastici quando annusavo quelle pagine nuove di zecca ancora tutte da leggere e da studiare. E quello dei colori ad olio mi riporta l’immagine del mio adorato babbo, la sua passione per la pittura, i suoi quadri… Già, ci sono certi odori che ti fanno viaggiare nel tempo a una velocità straordinaria! Ho fatto questa premessa per raccontare quello che mi è accaduto questa mattina. Sono entrata in un’erboristeria per acquistare una tisana e dopo aver pagato, mentre stavo per uscire dal negozio, una commessa mi ha legato intorno al polso un nastrino colorato. “E’ per far conoscere questo profumo…” mi ha spiegato sorridendo mentre mi indicava la bottiglietta in vendita. L’ho trovata un’idea carina. Invece del solito bastoncino da annusare o della classica spruzzatina sul polso, un nastrino profumato che sembra un braccialetto. Si, proprio una bella idea, mi sono detta. Ho ringraziato la ragazza e poi sono uscita di corsa. Con tutte le commissioni che avevo ancora da fare non ho più pensato a quel nastrino per tutta la mattina. Ma quando sono tornata a casa e, dopo aver sistemato tutti gli acquisti, ho potuto finalmente rilassarmi un po’ sul divano, mi sono ricordata che non avevo ancora sentito l’odore del nastro colorato che tenevo legato al polso. Me lo sono portato al naso e mi sono resa conto che era il profumo delle viole! E’ bastato un attimo e già non ero più lì sul mio divano, ero volata indietro nel tempo… Mi sono vista con in mano il mazzolino di violette che mi aveva appena colto Daniele in una primavera di tanti anni fa. Era il tramonto di una giornata perfetta, di quelle destinate a rimanere nella memoria per sempre. Daniele ed io avevamo trascorso il nostro primo fine settimana insieme. Ci eravamo conosciti ad un corso dove insegnavano a navigare su internet, eravamo due analfabeti informatici. C’era un computer per ogni coppia di corsisti e noi eravamo capitati insieme. Era stato un colpo di fulmine. Tra noi era scoppiato subito qualcosa di così talmente intenso che faccio fatica a descrivere. Avevamo entrambi venticinque anni ed entrambi eravamo reduci da due recenti relazioni finite male. Ma era bastato guardarsi negli occhi per dimenticare qualsiasi precedente pena d’amore. “Posso offrirti un aperitivo?” mi aveva chiesto Daniele alla fine della prima lezione. “Va bene, purché non sia alcolico. Io non bevo alcol” gli avevo risposto “Neanche io!” aveva esclamato lui. “Sai, a volte i miei amici mi prendono in giro per questo. Dicono che non ci sia niente di meglio che ubriacarsi in compagnia. Io però penso che ci siano altri modi per stordirsi, molto più piacevoli e senza controindicazioni…” mi aveva sorriso guardandomi maliziosamente. Dio com’era bello, assomigliava un angelo. Riccioli biondi, occhi di un colore grigio perla e un sorriso fanciullesco che sembrava trasportarmi direttamente in una fiaba. Seduti al tavolino di un bar scoprimmo di avere un sacco di cose in comune, a cominciare dalle nostre professioni. Io ero impiegata presso lo studio di un commercialista, e lui lavorava in un’agenzia di assicurazioni. Era il periodo nel quale negli uffici tutti stavano incominciando ad usare il computer ed era appunto per lavoro che ci eravamo iscritti a quel corso. In comune avevamo anche la passione per la musica, entrambi suonavamo uno strumento, io il piano forte, lui la chitarra “La musica è un veicolo di espressione che ti da un piacere immenso” avevo commentato io che adoravo ogni genere di musica fin da quando ero bambina “E uno strumento è un compagno che vibra insieme alle tue emozioni…” aveva proseguito lui. Parlavamo la stessa lingua, ce ne rendemmo conto fin da quel primo giorno! Entrambi facevamo anche del volontariato. Io facevo parte di una associazione che si occupava di dare assistenza domiciliare agli anziani, un’attività che svolgevo nel tempo libero, senza impegno, quando potevo, e Daniele era nel settore legato all’ambiente, mi parlò con fervore della lotta che lui e il suo gruppo facevano contro lo scempio indiscriminato del nostro pianeta. Insomma, eravamo due giovani che avevano voglia di divertirsi ma anche con la testa sulla spalle e con il desiderio di aiutare gli altri. Stavamo insieme da un mese quando Daniele mi propose di trascorrere con lui un fine settimana in montagna. Due giorni tutti per noi, aria pura, pace, silenzio e tanto amore… I miei genitori non fecero i salti di gioia quando annunciai loro l’intenzione di partire per la montagna con il mio nuovo ragazzo. Avevo appena finito di versare lacrime per il mio fidanzato storico che non si era fatto scrupoli di lasciarmi per un’altra dopo otto anni che stavamo insieme, e secondo loro dovevo pensarci bene prima di buttarmi a capofitto in un’altra storia “Paola, tesoro, non ti sembra di correre un po’ troppo? Frequenti quel ragazzo da così poco tempo, secondo me dovresti conoscerlo un po’ meglio prima di partire con lui per una vacanza” mi disse la mia mamma con apprensione. “Si, tua madre ha ragione” ribadì il mio babbo “Sei sicura di volerti ributtare subito tra le braccia di un altro?” mi chiese preoccupato. Mio padre ed io avevamo sempre avuto un rapporto speciale, eravamo entrambi molto sensibili e ci capivamo al volo. Lui mi era stato vicino come nessun altro quando il mio fidanzato mi aveva lasciato e sapeva bene quanto avevo sofferto. Beh, i miei genitori mi volevano bene ed era normale che si preoccupassero per me, ma io li rassicurai, Daniele non mi avrebbe mai fatto soffrire, certo era vero, lo conoscevo da poco, ma sentivo dentro di me che era l’uomo della mia vita e che con lui non correvo nessun rischio. E così, felici, spensierati e innamorati, Daniele ed io partimmo un sabato mattina, destinazione montagne. Tre ore di auto ed eravamo arrivati. Il paesaggio da quelle parti era da favola. Il primo giorno lo trascorremmo tutto rintanati in camera all’interno della baita. Non mi ero mai sentita così felice. Non immaginavo che si potesse provare tanta passione per una persona, tra le braccia di Daniele mi sentivo liquefare, era come se il mio corpo si trasformasse in puro miele. Ricordo ancora tante delle nostre frasi sussurrate mentre eravamo abbracciati stretti nel tepore di quella stanza.. “Paola, ma dove sei stata fino ad ora? Perché non ti ho incontrato prima?”mi chiese ad un certo punto lui mentre mi guardava con occhi brucianti di desiderio “Ti stavo aspettando…” gli risposi allegramente io con il cuore colpo di gioia mentre ringraziavo il destino che aveva fatto incrociare le nostre strade. Poi furono solo baci e tanta passione. Il giorno dopo ci alzammo prima dell’alba per una lunga camminata sui monti. Era quasi primavera ma era nevicato solo pochi giorni prima. Uscimmo che era ancora buio. Il bianco candore risplendeva sotto i raggi della luna e le stelle viste con Daniele vicino erano ancora più belle. In lontananza si sentiva il calpestio di altri, che come noi avevano deciso di alzarsi presto ed erano impazienti di partire. Giacche pesanti, sciarpa, cappello e guanti, iniziammo a camminare. I miei occhi guardavano avanti ma il mio udito era tutto per lui, ascoltavo in silenzio il rumore dei suoi passi, il soffio del suo respiro, la sua vicinanza mi inebriava. Sentivo dentro un turbinio di emozioni dove la felicità si mescolava alla fatica e le gocce di sudore si mischiavano alla neve che si scioglieva. Il freddo se ne stava andando passo dopo passo, mentre le prime luci dell’alba si affacciavano oltre le vette più alte dietro di noi. A un certo punto ci fermammo richiamati dal primo raggio di sole che annunciava la nascita del miracolo di un nuovo giorno. La più bella alba della mia vita! Ci guardammo e i nostri occhi parlavano da soli. In quel silenzio anche le parole erano mute. Quegli attimi mi sono rimasti dentro come se una colla invisibile me li avesse appiccicati all’anima per sempre. La montagna ci stupiva ad ogni passo, non avevo mai visto panorama più incantevole. Daniele, che conosceva la zona, guidava la nostra camminata, ad un certo punto prendemmo un sentiero ancora più ripido che s’inerpicava su per un cucuzzolo che sovrastava tutti gli altri. Poi lui si fermò tendendomi una mano per farmi superare l’ultima difficoltà e rimanemmo fianco a fianco. Era giorno fatto quando raggiungemmo la vetta e il sole riscaldava i nostri visi arrossati. Sembrava di essere in capo al mondo. Da lassù tutto sembrava meraviglioso, tutto possibile “Paola, voglio dividere il resto della mia vita con te” esclamò Daniele guardandomi intensamente mentre mi abbracciava.
Mi persi nei suoi grandi occhi grigi gli sussurrai che anch’io lo volevo, con tutta me stessa “Allora sposiamoci” mi sorrise lui “Non vedo l’ora!” gli risposi al settimo cielo. Lo so che può sembrare assurdo, due persone che si conoscono da poco più di un mese non fanno simili discorsi, almeno non seriamente come facemmo noi. Eppure per me non c’era niente di insensato in tutto ciò che ci dicemmo quel giorno, e in tutte le promesse e i progetti che facemmo lassù, vicino al sole. Mi sentivo come se dal momento della mia nascita non avessi fatto altro che camminare verso quelle montagne, verso quel momento magico insieme a Daniele! Ripartimmo verso valle mano nella mano con la testa piena di sogni sul nostro futuro insieme. “Ecco questo è il mio regalo di fidanzamento, per l’anello dovrai aspettare la fine del mese quando riceverò lo stipendio” mi bisbigliò Daniele mentre stavamo per rientrare alla baita. Aveva appena colto un mazzolino di viole sull’argine di un vicino torrente e me le stava porgendo. Le prime viole dell’anno. Erano profumatissime, sapevano di sogni, di desideri, di speranze…Il sole, in una gamma di arancioni, che ancora non sapevo non avei mai più rivisto tanto luminosi, si rifletteva nelle fresche acque del corso d’acqua ed io mi sentivo così felice che sarei anche potuta scoppiare dalla gioia. Quell’anello di fidanzamento Daniele non ha mai fatto in tempo a comprarmelo, una settimana dopo rimase vittima di un incidente in moto e se ne andò per sempre. Da allora sono passate molte primavere, trentacinque per l’esattezza, io sono andata avanti con la mia vita, non potevo fare altro. Ci sono state gioie, dolori, persone alle quali ho voluto bene, risate e lacrime come credo nella vita di molti altri, ma non ho mai più vissuto un amore grande come quello. Delicato e intenso, come il profumo delle viole.


DIECI GIORNI DI SOLITUDINE
di Fatima Tognetti

Oggi parlavo con un’amica dell’anno nuovo appena incominciato e lei mi ha chiesto cos’è che desidero di più per questo duemilaquindici. Non ho certo dovuto pensarci tanto, la risposta la conoscevo già. Beh, a parte la salute, che credo sia la cosa che tutti mettiamo al primo posto, io per l’anno nuovo non chiedo poi molto, solo un po’ di solitudine! Non perché non amo stare con la gente, per rabbia o per delusione, ma proprio per necessità. Perché la mia libertà è rimasta soffocata per troppi anni da una valanga di obblighi, impegni, richieste di aiuto, contrattempi, sensi di colpa, e a questo punto della mia esistenza avrei davvero un grande bisogno di liberarmi anche solo temporaneamente da tutti i vincoli che ne fanno parte. Sento il desiderio di svuotare la mente almeno per un po’ per poi poterla alimentare di nuova linfa vitale. Solo così potrei amare in modo più sereno, completo e autentico le persone che mi sono accanto. Da tempo immemorabile mi dibatto tra l’essere madre, moglie, figlia, nuora, sorella, amica, cerco sempre di mettere il meglio di me in ogni circostanza anche se so bene che nella vita non si può mai soddisfare tutti. Ci sarà sempre qualcuno che non è completamente contento di quello che facciamo e che magari inconsapevolmente ci provoca dei sensi di colpa! Ma prima di andare avanti a parlare di quello che vorrei forse è meglio che mi presenti. Mi chiamo Agnese, ho cinquantacinque anni, un marito in pensione che per passare il tempo ha deciso di dedicarsi ai lavoretti del genere“fai da te”, per cui il rumore del trapano, delle martellate e della sega elettrica sono il costante sottofondo di casa mia; una suocera che vive con noi, sorda come una campana, che tiene per sedici ore al giorno il televisore a tutto volume; due figli grandi ma ben lontani dall’idea di lasciare la famiglia per i quali lavo, stiro e cucino alle ore più impensate; una sorella dall’innamoramento facile che viene a piangere da me dopo ogni delusione, e due genitori che scorrazzo in auto a destra e sinistra per visite mediche e appuntamenti vari. Già, perché io faccio la grafica pubblicitaria, ed essendo una professione che posso svolgere anche dal PC di casa mia, tutti erroneamente mi considerano molto più libera di chi invece ha un preciso orario di lavoro da rispettare. Insomma, da quando mi alzo al mattino fino alla sera quando vado a letto, non sono mai sola. C’è sempre intorno a me uno stuolo di familiari, amiche, vicini di casa, conoscenti… Il fatto è che sono una donna dal carattere allegro, solare, disponibile, e attiro le persone come la luce attira le falene. Io riesco a calamitare presenze ovunque vada e qualsiasi cosa faccia. Riconosco che questa è una cosa positiva ma a lungo andare diventa anche stressante perché, nonostante ci provi, non riesco mai ad avere dei momenti solo miei. Tempo fa per esempio c’è stato un periodo nel quale decisi di alzarmi presto al mattino per andare a correre nel parco. Correre fa bene al cuore, fa calare gli zuccheri e il colesterolo nel sangue, alla mia età un vero toccasana. Inoltre fa dimagrire e abbassa lo stress. Un’oretta di benessere e sana solitudine un paio di volte la settimana che cercavo con fatica di ritagliarmi nelle mie indaffarate giornate. Ma dopo le prime volte ha incominciato ad affiancarmi una signora che abita nel mio stesso quartiere. Correva e parlava, continuamente. Non la smetteva mai di raccontarmi tutti i suoi problemi familiari. Per qualche mattina l’ho ascoltata ed ho cercato di essere gentile, ma quelle corse in breve tempo sono diventate degli appuntamenti fissi e se una volta non potevo uscire, lei mi telefonava per chiedermi come mai non ero andata, diceva che ormai si era abituata alla mia compagnia e insisteva nel voler sapere di preciso quando sarei tornata a correre. E’ andata a finire che ho rinunciato alla corsa. Dopo qualche tempo, attratta dalle filosofie orientali e dalle loro pratiche di rilassamento, pensando che avrebbe potuto farmi bene, mi sono iscritta ad un corso di yoga durante il quale insegnavano anche a fare meditazione. Risultato: ho fatto un sacco di nuove amicizie, scambiato il numero di telefono con le ragazze del corso ed ora ho due nuove affezionate amiche che mi chiamano a tutte le ore per parlarmi dei loro problemi e per chiedermi consigli. “Agnese, è un piacere parlare con te, tu sei sempre così saggia!” mi sento ripetere spesso. No, non sono saggia, so solo ascoltare le persone! E’ diverso. E in quanto alla meditazione, beh, adesso conosco le pratiche per isolarmi dal resto del mondo e raggiungere la pace interiore, però per mettere in atto queste pratiche bisogna essere soli in casa e nel più completo silenzio. Figuriamoci, quando mai a me succede una cosa del genere, e anche se, caso strano, mi dovesse accadere di rimanere da sola in casa, sarei così felice che mi metterei a fare i salti di gioia e non avrei certo bisogno di meditare! Insomma quello che desidero davvero sarebbero alcuni giorni di solitudine, non mi importerebbe di fare una vacanza in terre lontane, mi andrebbe bene anche di rimanere a casa senza nessuno intorno. Vorrei potermi alzare al mattino senza la preoccupazione di dover riordinare, cucinare e rendere confortevole l’ambiente domestico per gli altri. Mettermi al PC e lavorare in silenzio senza essere interrotta ogni dieci minuti. Mangiare quando e cosa voglio, provare il piacere di uscire nel tardo pomeriggio e vagabondare in un centro commerciale alle otto di sera senza il pensiero della cena. Poi arrivare a casa e spaparanzarmi sul divano davanti al televisore e scegliere il programma che preferisco. Dio, quanto avrei bisogno di tutto questo! Conosco alcune mie colleghe che una vita così ce l’hanno, ma si lamentano perché dicono che la solitudine è una brutta bestia. E se a volte ho provato a far notare loro quanto sono fortunate mi hanno guardato come se fossi un’aliena. E’ proprio vero che nella vita non siamo mai contenti. Io penso che bisognerebbe saperla vivere e amare la solitudine, in modo da poterne scoprire gli aspetti più piacevoli e vantaggiosi. Di solito si pensa che le persone che amano stare da sole siano individui asociali, che non legano con nessuno e che non sanno creare rapporti di amicizia e di amore, ma non è vero, la solitudine vissuta in senso positivo e da persone mature, non è altro che libertà! Io nella vita ho fatto le mie scelte, ho deciso di sposarmi, di avere dei figli e di crearmi una famiglia, non rinnego nulla di quello che ho costruito, amo con tutto il cuore i miei figli e mio marito, ma in questo momento sento proprio il bisogno di dire: basta! Lasciatemi tutti in pace, solo per un po’! Mi accontenterei di una decina di giorni. Per rigenerarmi. Per riuscire a trovare un ragionevole equilibrio tra il piacere di condividere con la famiglia e gli amici i momenti della mia vita e la necessità di rivendicare il mio spazio privato! Ecco quello che chiedo per questo anno nuovo appena incominciato. Dieci giorni di sana, rigenerante solitudine!