LA CREPA

Una crepa.
Dentro di me e di te.
Il mio posto eri lì.
Uscita di sicurezza,
Porta di un giardino in cui tutto può fiorire.
Crepa nel muro, dolore nascosto, gioia inattesa.
Una vita sussulta,
Una primavera si schiude.
La dolcezza accarezza petali aridi e steli tumefatti.
Nulla separa.
Profuma l’alba al cospetto dei miei occhi, arde una fiamma,
è un richiamo.
Attendo, assaporando la vita che scorre, odo il vento
sbatter le porte, e il sole accende la luna nel cielo.
Gatto che conficchi le tue unghie nella mia carne,
non sei forse amore?
Giochiamo, vinciamo, oppure nessuno.
Un bruco che bacia la terra e ne odora il sudore,
morde una foglia e ne succhia la linfa.
Voce d’altri tempi, roca, appena udibile ai più, forte e chiara,
pregna di grazia ed infinito per me.
Oh crepa! Tu sei fonda, nascondi la verità,
e nel tuo grembo c’è una voce, non più così lontana.
Un giorno, udiremo un tonfo:
un frutto cadrà sulla terra, accogliente e morbida
e riempiremo la crepa con la polvere delle nostre vite.


CREDO

Polvere. Acre, cade sul mio cuore,
soffocandolo.
Chiodo. Arrugginito, disegna i contorni del tuo cuore,
pietrificato.
Amore, tenta di creare un varco, in un deserto arido,
Che non sa più cosa sia l’acqua,
Ed inciampa, ogni due passi,
Ora stremato, forte dentro, ma tenero fuori,
Come un velo di rugiada dolce.
Lascia, lascia andare. Lascia correre.
Nuovo imperativo.
Non trattenere.
Il senso di noi
si perde
in un acuto grido
di dolore
amato.
Ti troverò,
un giorno,
è certo.
Quella parte che cerca la vita,
che la fruga nelle pieghe della quotidianità.
Ti scoverò,
E allora sarai a portata di mano.


SENSAZIONI

Tue, queste mani,
toccano ciò che mai è stato davvero toccato,
e queste labbra,
che mordono boccioli di rosa,
appena dischiusi, spargendo nell’aria profumo nuovo.
Miei, questi occhi,
vedono ciò che mai prima fu colto,
entrano in nuovi spazi, di verde, di rosa, di giallo vestiti:
il rosso del sangue sgorga da ferite mai chiuse
e cola, caldo, sulla pelle chiara del cielo.
Tue, queste labbra,
che m’incanto a guardare, ogni volta come fosse la prima,
paion come petali di rosa.
Miei, questi piedi,
solcano una terra nuda, marrone, fertile
che profuma di resina gocciolante,
e sprofondano, legandosi alle radici del suolo.
Tutto parla,
la vita si dispiega tra le vene dell’oggi e trasforma, come per gioco,
la pioggia in caldi raggi di sole,
le nubi tempestose in arcobaleno,
il vento in una danza di foglie autunnali,
la neve in un morbido mantello per la terra arida.
Dammi le tue mani, che io possa stringerle
e sentire che sei vivo
e libero come un uccello nel cielo.
Così, vivi.