Odore d’Infanzia

Tutto è cominciato da un odore. Per la giovane, un profumo in realtà.

Ogni più piccola parte di questo suo racconto, nasce proprio da là…ed ella non sa se riuscirà mai a far capire…

Plastica, è solo plastica bisogna in realtà dire. E’solo la copertina d’un quaderno quel ch’ella stringe tra le mani in questo momento, mentre cerca nella libreria, il libro che la sua piccola preferiva…ma appena l’ha sentita tra le dita, le ha emanato un profumo denso, d’un ricordo dolce e lontano…ma in lei,senza tempo.

E’ infatti, d’un ricordo mite e travolgente, la sua Infanzia, che è sempre viva nella sua mente. Come un qualcosa che è stato ma mai va via, come un desiderio innato, che vorrebbe ancor vivibile sia.

Quell’odore…così forte e tenero allo stesso tempo, così nostalgico ed allegro il suo vero senso…che la riporta ai tempi della scuola nel suo paese…alle elementari ed alle medie. E come sempre, alla fine dell’estate, nel suo ultimo mese, circa Settembre, i suoi genitori portavan lei e suo fratello a far compere; libri nuovi, astucci, colori…fin all’ultimo pennarello…diario e quaderni,tutto il necessario.

E proprio l’odore d’una semplice copertina appunto, l’avea or riportata indietro nel tempo…e rievocato quel bellissimo momento della sua vita in modo assai denso.

Perché ella ormai cresciuta, s’è resa conto di non essersene nemmeno accorta, perché vorrebbe ancor che non cambiasse nulla da quand era assorta soltanto dal pensiero di giocar e divertirsi…anche con nulla!

…il leggero scorrer del tempo sulla propria pelle, sensazioni uniche…quelle, che si provan solo a quell’età. E non preoccuparsi di nulla, perché qualsiasi cosa la mettono a posto mamma e papà…e tutte le responsabilità che quasi soffocano le persone adulte, per ogni più piccolo gesto, non vengono nemmeno credute o immaginate possibili

…che bello sarebbe dunque tornar bambina…ma si badi bene, assolutamente per sfogo o rimpianto…è solo dolce nostalgia, per un periodo magico che troppo rapido è volato via…

or dunque, assieme a gioie e soddisfazioni, anche lei ha responsabilità e preoccupazioni…ma, ancor oggi che è cresciuta, c’è una cosa che la spinge a sognar e sentire ancora quell ‘nfantile magia…è il suo esser Piccola Per Sempre che mai volerà via.

E mentre questo dolce pensiero le attraversa la mente, scorre con lo sguardo la stanza…e li, accanto a lei, la sua piccola, con i suoi stessi occhi sognanti, l’attende…


 

Anima

Dentro se, Jane sapeva di avere un Anima gentile e speranzosa, colma d’amore e di tante altre sensazioni che la rendevano meravigliosa…

Ella infatti, adorava quei momenti di pace, di silenzio assoluto, durante i quali tutto ed ogni cosa tace.

Adorava altresì, quei momenti di pura tenerezza, quelli trascorsi a dirsi cose vere, importanti, ma con quella dolcezza infinita, guardandosi negli occhi e magari, anche con quel poco di timidezza, la stessa che accompagna chiunque quando i rintocchi, in quei momenti, del proprio cuore batton più forte ed all’unisono con le parole.

La ragazza sapeva bene di adorare, anche quei momenti di sincera compagnia, durante i quali tutto è perfetto, ogni sguardo o gesto e attorno c’è solo tanta allegria.

E i momenti di puro affetto, nei quali poteva stringere a se chi amava ed esser abbracciata con lo stesso calore che rendeva quell’attimo perfetto!

Ma Jane adorava in modo speciale, proprio momenti come questo, che portavano la sua Anima a ricordare ogni attimo della vita, dal più lontano al più recente e nitido, e che le provocavano dentro, ogni volta, quel brivido freddo lungo la schiena ma caldo dentro al cuore.

E quei rari momenti di umiltà, nei quali si ammette d’aver sbagliato con sincerità e si trova il coraggio di chiedere scusa, di star vicino a qualcuno nel più caldo e giusto dei modi, rinnegando magari, una solita mente ottusa, attenta solo ad un proprio profitto…e senza cuore, fino ad allora, per chi, la vita ha afflitto.

Tutto questo era Jane. Da sempre.

Ma soprattutto ora, mentre sedeva al suo scrittoio ed era sola, la ragazza l’avvertiva con più insistenza…sentiva infatti quella dolcezza mentre scriveva, quel brivido nel sangue mentre viveva ogni momento della sua vita, che diventerà poi, da meta ardita, solo un dolce ricordo…da portare per sempre nell’anima, accompagnato da quel solito, dolce brivido sordo.


La Moschicina e la Zanzara

Nel caldo tepore del suo letto, Jane sonnecchiava… e dal dolce lume ch’ardea sul suo comodinetto, silenziosamente cullar si lasciava…

 

D’improvviso sul tetto, vide un qualcosa volar lesto…e tanto che era grosso, pensò addirittura potesse esser un rospo…o una rana!

Ma visto che non gracchiava, né tanto meno saltellava, fece più attenzione nel guardare e s’accorse invece, ch’era una Zanzara!

“Eh si,è ben nutrita!”, rimase a pensare…mentre ora finalmente s’era posata sulle sue lunghe zampe arcuate e le sue ali sottili avea dunque fermate.

Jane la fissava e non riusciva a dormire. Lei era lì, ferma, immobile. “Possibile che non soffrisse stando così a lungo a testa in giù, senza alcun arto muovere?”.

Gli occhi della giovane ormai avean perso quella dolce pesantezza…quella che arriva quando si è a letto e in totale rilassatezza. “Possibile che non abbia sonno?…oppure sta già dormendo in quella scomoda postura! Ma poi, con tanto spazio che c’è al mondo, proprio sul mio letto dovea restar, anziché fuori, nella natura?”

Presa da questi ed altri pensieri, la ragazza s’accorse solo poi, ch’era arrivato un altro insetto a renderli ancor più seri!

Stavolta però, si trattava d’una Moschicina, che con frenetico sbatter d’alette, raggiunse del tetto la cima, e si posò stremata sulle zampette. Jane vide che questa era vicina alla dispettosa Zanzara, che ormai da più d’un ora, dormir non la lasciava. E quasi voleva dirle di scappare, poiché fra le due, un confronto non si poteva fare.

Poi invece, come la Moschicina fu alla Zanzara, abbastanza vicina, la sfiorò appena e questa subito volò via. “E’ solo infastidita”, pensò Jane, in mente sua…ma poi, man mano che la piccolina si facea avanti, la zanzara indietreggiava, spiccando brevi balzi con le sue zampe pesanti! “E’ la Moschicina che batte la Zanzara!”, si sentì esclamare, mentre il suo tetto, campo di battaglia era venuto a diventare!

Insomma, tanto fece la Moschicina, che pur se involontariamente…d’altronde era sì piccina, alla fine scacciò quella zanzara…che da tanto ormai, disturbava.

“E dunque m’ha salvato!! Proprio lei…un soldino di cacio!” esclamò la ragazza con voce davvero entusiasta! Ed or si godea il meritato riposo, proprio lì, sul suo tetto. E mentre non avrebbe dormito neanche un poco con quella zanzara, infido e avido insetto, Jane fu ben contenta di lasciarla dormire…e prima si spegner la luce e null’altro che i suoi sogni seguire, guardandola in modo fiero sussurrò…“ecco il riposo del piccolo guerriero!”


Una storia fantastica

Qualche tempo fa, mi capitò di sentire una storia fantastica che però, se si farà ben attenzione nell’ascoltare, pone le fondamenta per fortuna, nella realtà.

Passeggiando per le vie di un antico borgo, in un tardo pomeriggio d’inverno, ho notato un signore attempato, vestito in modo un po’ strano, che, stretto su un lato della piccola via che stavo percorrendo, suonava un violino. L’uomo imbracciava il suo strumento così stretto e appassionato, che sembrava tenesse in braccio un figlio, e mentre le sue dita un po’ callose, disegnavano sinuose su di esso, la danza di quella malinconica sinfonia, gli occhiali gli scivolavano un poco sul naso, mentre mille e più rughe d’espressione si affrettavano sulla sua fronte, a seguir i lineamenti delle note.

Dinnanzi alle sue scarpe scollate, intravidi un piattino, mentre in alto, alla sua destra, s’affacciava curioso un gattino che lo guardava quasi ammaliato e riflessivo; mi fermai un po’ad osservar quella scena, poi d’istinto, cercai qualche moneta nella borsa. A quel punto, la musica s’interruppe e l’uomo alzò finalmente il viso verso di me. Gli sorrisi a quel punto, lui accennò altrettanto, poi mi disse:<< no,no ti prego! Son solo lieto che la mia musica ti sia piaciuta!>>. La sua voce era pacata, non consumata dal freddo. << Certo, era molto bella. Suona molto bene>>, <<grazie bambina. Lo sai che mi ha aiutato lui a comporla?>> disse voltandosi verso il gatto appollaiato sul davanzale della finestrella accanto a lui. <<lui…un gatto?>>, <<si, lui è speciale!>>.

Fu allora che, sedutosi a terra e chiamato a se l’amico peloso, che d’un tratto, gli si rintanò sulle ginocchia, l’uomo cominciò a parlare:<<vedi, la mia musica è intrisa di angoscia e velata allegria. Narra di come io e Luis, incontrandoci, siam diventati la salvezza l’un per l’altro ed abbiamo assistito all’atto d’amore più bello che esista: la solidarietà umana! Racconta infatti ad esempio, tutta la dolcezza di quel momento in cui quel giovane pompiere, accorse alle mie richieste d’aiuto ed estrasse Luis dalle macerie di quel muretto crollatogli addosso; ricorda tutta la gioia nei suoi occhietti quando lo rividi tra le possenti braccia di quell’angelo in divisa e la gentilezza di quegli operatori sociali poi, nell’avvicinarmi subito dopo ed offrirmi tutto il loro aiuto, donamdomi un letto confortevole nel loro ostello, cibi caldi ed un bel caminetto vicino al quale io e Luis, circondati dall’affetto di tanti volti amici, adoriamo riscaldarci ogni sera, di ritorno dalle nostre serenate! Ogni nota del mio violino, canta però anche l’angoscia di esser vissuto per anni da solo ed aver avuto solo la mia esile ombra a farmi scarna compagnia, ed al contempo però, la gioia di aver trovato oggi, persone che non mi fanno mai sentir solo, trascorrono ore ed ore ad ascoltar i miei racconti, i miei sfoghi d’un passato di solitudine e depressione; giocano con Luis e mi regalano tanta comprensione, gesti gentili e sorrisi confortanti più ricchi di ogni tesoro trovato dai pirati, in ogni isola del tesoro mai esistita!

Insomma, questo gatto per me rappresenta l’inizio di una nuova vita, in cui ho potuto conoscere il calore che non ho mai avuto ma che oggi, assieme a lui, posso sentir sulla pelle… il calore dell’infinita bontà umana che attraverso una solidarietà senza pari, è capace di avvolger in un caldissimo abbraccio, com’un forte braccio li apposta per consolare, li pronto ad aiutare. Un forte, tenero abbraccio di persone normali e anche speciali… ma si, alla fine poi, a me e Luis piace da sempre, chiamarli Eroi!