Tempo imprendibile

E qui piango per il tempo imprendibile

su cui fuggi; eppur t’appressi essenziale,

a dirmi che rimani su questo mare amato,

con le voci saline e il respiro ligure

delle case che non abitiamo da tempo.


 

Insieme seduti

Sicura, morbida pace

va e viene per le mani che si toccano;

un silenzio di origini e colorati abissi

muove ali di pienezza.


 

M’è sorte

M’è sorte come uccello

mirare il mondo

e stare, a sera, su alberi di sogno.


 

Tazzine cinesi

Dietro il vetro fumé

Sfilano tazzine cinesi

e la caraffa lieve:

dorate di musica

non si frangono contro gli scogli del tempo.


 

Coperta

Da giorni mi copre la coperta di mio padre:

dolce, dolente tessuto conforta;

pare vi sorga la voce paziente

ed è viatico per la mia notte.


 

Amata

Amata, quanto simile al rosso vissuto

della vigna sgravata

ed il sorriso come miele che dardeggia

da una vetrina del mondo.


 

Esco stasera

Esco stasera: ma il mondo è vuoto

da Parigi a New York;

mi stanca il brusio della luce,

rincaso nell’anima

e ti trovo come una ragione di vita.


 

Leggera è l’aria

Leggera è l’aria stretta alla luce:

vorrei i desideri perdere le spine.


 

Tu mi radichi

Tu mi radichi alle minute cose

con la ciotola dolce della voce;

io, insaziata anima,

tesso veli e sillabe arcane.


 

Ognuno

Ognuno abita se stesso:

gli occhi, fissi, alle donne che ama.


Assisi, concerto di natale nella basilica superiore

Fummo danza e forti vibrazioni;

corpi, alabastri vitali, incisero il tempio

con voci di luna;

colorati magneti, scossi da sangue incorruttibile,

volti rapivano; ogni bellezza divampa in amori

nell’aria rosa di un concerto;

violini zampillarono da un Eden

presto crocifisso!


 

Oh, mio sgomento

Oh, mio sgomento

che spegni le campane della vita,

grido di spada

che tagli la fiducia.


 

Memoria di un’evasione

Quel mattino doveva darsi in modo diverso al nostro cuore:

speravamo dovessero le illuminazioni delle cose essere più perfette,

da coinvolgerci in stretta partecipazione nella ricorrenza

del nostro entusiasmo cosmico;

nessun rumore avrebbe straripato la sua volgarità

sulla pace dei nostri sguardi alle fonti del cielo;

le nostre piante, in sfilate di feste,

no dovevano seccarci con la sete quotidiana di acqua

né avremmo indossato le solite vesti

poiché il clima musicava la nostra nudità;

nostra figlia ci regalava sicuri sorrisi

e la sua pelle ci avrebbe detto che godeva l’immortalità;

la casa non abbisognava di restauri,

metallo impeccabile piegato in soffici alcove;

i nostri vecchi ci davano il saluto nella lingua del disinteresse;

tutti i nostri passi correvano in braccio all’universo

uscito dalla zecca della sapienza: esitavamo a chiamare i battiti dell’aria

primavera o felicità

nessuna amarezza nelle nostri carni,

sublimi magnetismi univano i dissidi,

tutto in quel mattino fu concordato scrupolosamente,

provammo la necessità di non andare allo sbaragli,

tra dure insolenze di uomini;

quel mattino ci prese un capriccio enorme di stare con le mani soffici,

con le vene al riparo dei tossici contenuti in ogni scatola delle nostri azioni;

pensammo di avere il diritto ad una giornata sana,

senza la nostalgia disperata che ti prende

ogni volta che varchi la solita porta del mondo.


 

Se riapparirsi

Indossavo abiti di festa a Sestri,

nella chiesa nuova, per l’ansia di incuriositi;

ora, nel lasso della storia che sovrasta,

potrebbero vestirmi con la divisa di morte:

se riapparsi, sarebbe la stessa ansia nell’adolescenza

che il tempo no disperde;

dunque dissenna il miele dei tuoi occhi!?


 

Sconfitte

Mi rimangono vicoli luridi:

le mie gambe issate su luridi letti,

su donne comprate a poco;

e poi, da tutte le parete strette,

tutti i maleodori del vivere,

tutte le sconfitte di tutti quegli anni,

tanto da putrefare i ricordi

su questa seggiola stravolta!


 

Impressioni su Roma

Quella sera Roma fu pendolo pazzo:

varava la gente in oscillazioni sovrumane;

poi, a San Pietro, su lago delle pietre,

nacque l’altra faccia della vita;

colonne eressero sentieri di forza in voli di dolcezza;

tutte si strinsero, fanciulle, al cerchio padre.


 

Sud

Gli dei volano sempre lontano

ma qui l’azzurro dilaga sulle case

e gli alberi non si dolgono per vento nelle strade ove scivolano la gente;

frequente il mattino ha la tua faccia e dal sole antica risgorga

una forte memoria di vita;

dio no c’è, lungi racchiuso: attendo dal mio sangue il dolce che resta della vita

se un nembo si scansi al passo degli astri;

su canestri d’aria stanno miracoli di foglie e lunghi i comions degli agrumi

saettano il conforto della luce tra siepi di mimose vigili a deviare gli occhi

dagli sparsi cimiteri;

i mandorli rispruzzano silenzi colorati su terre declinanti fino al mare;

no c’è tromba che squilli come il pesco e le ore si fan gravide d’amore:

stiamo con donne del sud,

dolci, veggenti, con i seni colmi dell’immortalità.


 

Portofino

Portofino bella corre sui mari

e alle terrazze mette fogli senza tempo;

rotola nell’ombra e nella luce,

schiva i deboli e alla collina sale per ungersi di sole;

sciorina denti bianchi nella bocca delle acque

come ti vedo, uscita dal letto e le mani al dentifricio rosa;

Portofino molle ai ristoranti beve, sui divani scivola del giorno e della notte,

coi fianchi tondi;

Portofino ebbra, al mulino dei venti le zampe macina della morte;

sdraiata in lacrime d’amore,

sta dalla parte della vita che non smette di baciare.


 

Stamane ti porto

Stamane ti porto fresche notizie

nella cesta che ha bordi celesti;

mio padre è morto, io vivo,

mio figlio scoppia di parole.


 

Giorno

C’è un paradiso lassù nell’alba e un miracolo soffia ai fianchi delle valli;

ruotano vestiti d’erba nelle mani sorgive dell’altura

e una voce di alberi e di insetti attizza il giorno sulle rocce;

siamo criniere al vento delle voglie e tutti i giorni buoni nel punto della mente che più piange;

pure nelle stalle si accendono i cavalli

ed un’ agitazione di parto smuove i sensi;

mancherà alla corsa la soffice pianura

e i corpi si dorranno: ma vivere basta;

stasera la luna ci prenderà nel cerchio della luce.


 

Ciò che resta

I cadaveri pensano ed hanno un sole dentro

e ridono per ultimi e piangono per le cose giuste;

guardali nell’immensità delle idee che agitano le cellule immote;

durerà nelle dure pupille il tuo fuoco, anche per poco,

stanne certa; avremo il tempo di capire quanto valeva l’amore;

non stupirti per queste cose dette in profezia: la gente, anch’essa,

spera di capire alla fine, dopo il muoversi di tutto, ad occhi chiusi;

getta anche tu i tuoi dadi sulla scacchiera che ti dico;

ne vedrai completa la figura è sarà tutto.


 

Ritratto

Tu non sai coi tuoi occhi la mia razza

intatta tra morsi lunghi di destino;

non mi sai nell’aria della morte col talismano della beltà;

tu non vedi tra parvenze tenere o ubriache,

il gioco solitario e quanta rapina resta nell’amore.


 

Resoconto di maturità

Finirò per parlare di te come se al mondo

non ce ne fossero di più belle: ora tu sola accendi

i tuoi occhi nei miei sulla giostra agrodolce della vita

in gran parte giocata;

non dire se è malasorte o cosa giusta stare nel cerchio dei tuoi moti,

tra le tue forze quotidiane.