PASSAGGI DI STATO

Come l’ acqua stagnante si trasforma in vapore:
(basta un po’ più di calore).
O impetuoso torrente ora è un nastro ghiacciato:
(basta un vento gelato).
Basta un giorno d’inverno, basta un fuoco attizzato
e quel che pareva eterno ha l’aspetto mutato.
E’ ciò che i fisici chiamano un passaggio di stato.
Sono le stesse molecole, proprio identiche a prima,
cambia solo il legame, più intenso o più lento,
come se, cambiando un accento, si muta tutta una rima.
Per trasformare la mia vita ci hai impiegato un istante:
prima un gioco di sguardi, parole e gesti più tardi
E allora ho pensato di aver trovato il cifrario,
il varco stretto nel muro che mi riapriva un futuro.
Ma la fisica, lo sai, non è mai stato il mio pane,
e non avevo capito ciò che è costante e permane:
che un qualsiasi stato è un precario aggregato.
Così simili e affini, eppure sottilmente sfasati,
non si sono mai fusi questi nostri due stati.
Quando io ero ghiaccio , tu già eri vapore.
Quando io sublimavo, tu avevi perso il calore.
E’ il passato che vieta la sognata occasione,
è la sorte che irride tante vite e persone,
è il micron che manca per una sorte diversa,
il mosaico incompiuto per una tessera persa.
Al mercato della speranza ora la merce è terminata.
Ci sono solo bottiglie con scritto :”Acqua Passata”
E’ per questo che adesso non mi muto più in niente.
Dalla vita non mi attendo di spezzar le catene;
sto immobile e accetto tutto quello che viene.
Di quel sogno speciale , resta un tic residuale:
inseguire con gran pena, con passo sempre più incerto,
la tua immagine piena nel mio usuale deserto.


PAESAGGIO

Dalla finestra
di questa mia provvisoria dimora,
slavata e grigia avanza
un’alba di periferia.
Ad altri colori penso,
sotto altri cieli,
ad un luccicare di giada
fra le ciglia,
a giochi d’ombra
in lunghe estati,
ad un sorriso
che schiariva il mondo.
Come un foglio mi sento,
da cui qualcuno per burla
ha cancellato eterni versi,
per scriverci sopra
la lista della spesa.


L’ULTIMO ULISSE

Nell’ adolescenza spesso si sognano
remote isole dove incontrare,
la dolce Nausicaa
che a te, deluso e stanco,
colla parola e il corpo
ridia forza e speranza.
Vagando senza meta né carte,
uno sfinito Ulisse giunse a Scheria
e si innamorò di un sogno.
Ora tra cielo e terra
insegue le tue tracce,
ripete i tuoi gesti,
disegna in aria il tuo profilo.
Brucerà infine al lume, come falena,
o rientrerà nella
sua crisalide usurata?
Potessi tu essere Circe,
mutarlo in ciotolo che non pena,
in vento, o in altra cosa inanimata!