Una ruga

Una ruga è una striatura che passeggia nell’esperienza,
una venatura che si cala nelle profondità della vita.
Si staglia in un silenzio narrante le minuzie del mondo,
cammina nel tempo delineandone i confini.
È un’alba appena sussurrata, dondolata nelle beltà di
un sorriso, ma anche una darsena
dove sostano le dolenze dell’anima.
Alcune volte è un rigagnolo irrorante un terreno riarso,
adusto da quel calore che avvizzisce il sogno,
mentre altre
è un fiume che spiega un destino.
Una grinza non è mai un dettaglio,
ma è quell’impronta in cui si posa l’esistenza.


Il viver cittadino

Una città si rimescola chiassosa,
rischiarata e adornata da un sole curioso.
Le fabbriche e gli uffici si preparano al loro ritmico incedere.
I bambini si destano e con riluttante e lemme procedere
si approntano al loro spartito.
Un mendicante cammina disincantato, orami dimentico
di un caritatevole umano
e si strascica nel suo viver giornaliero.
Corre l’uomo qualunque nell’illusione di un bagliore agognato,
mentre spesso il ricco,
sprezzante e dimentico di uno ieri sudato,
con la sua effigie di uomo distaccatamente sfuggente,
va con inceder spedito alla ricerca
effimera di un successo oltraggioso del viver comune.
Un vecchio siede in un parco tra una lettura distratta e uno
sguardo che ripercorre svogliatamente un tempo passato.
Le ore si dipanano meticolose, tiranne, instancabili, indomabilmente vogliose di chiudere il giorno.
All’improvviso il latrato di un cane qualunque,
solo e nell’indifferenza di una platea di sguardi distanti,
preannuncia la fine di un giorno che anonimamente
declina al desio, ma speranzoso cerca un domani
che indomitamente testardo
conserva in grembo una stilla di saggia e antica speranza.
Finalmente si stende una coperta di stelle
che rischiara da un buio che tutto mette a tacere.


Il mattino

Ecco l’aurora, tenue risveglio. Filtra timida nelle
fessure del giorno. Un riverbero adornante occhi schiusi
alle venustà della vita. Si estende con quell’incanto
ormai spoglio dalle ultime tenebre della notte.
Agghindata di una leggera foschia
sembra approntare un palco
dove sfileranno gli impulsi dell’uomo.
Un pallido sole si palesa con i suoi raggi, eterni filamenti
abbraccianti respiri ridestati dal loro torpore.
Una brina assennata, fonte dell’universo, disseta i contorni con quella delicatezza che solo la natura sa illustrare.
Un cane con un mansueto scodinzolare
annuncia con il suo latrato un irrobustito giorno.
Da agglomerati dispersi in una campagna colorata
con le pitture del mondo
mamme deste dalle abitudini scandite dal quotidiano accompagnano bimbi ancora intorpiditi
nei templi dove si enunciano i sapori della conoscenza.
Tutto scorre con quell’incedere punteggiante
consuetudini e irruzioni del fato, incomparabile copione
e orizzonte sconfinato dell’immaginazione.


Reminiscenza

La memoria è una goccia, disseta perpetua
un’arida terra o scava imperterrita un dolore,
una pietra consunta dalle intemperie della natura.
Alcune volte si palesa come un sole rischiarante un ricordo,
altre un petalo aggrinzito nelle rughe dell’esperienza.
Vive in un lembo di sensibilità, quel suono ridondante
di un campanile che scandisce i passi del giorno.
Una nota frastagliata nel crepitio del destino.
L’età ne avvilisce i colori stingendone le beltà
del vissuto, una remissione pendula nell’oblio.
Solo il cuore nella silenziosità della vita
ne delinea i contorni, battito duraturo nelle
venature dell’emozione, testimone di una lacrima
che scorre sul viso come una strada disordinata.
Le reminiscenze dell’uomo sono un sentore fertile,
uno spirito affine alle stravaganze della follia.


Amore adolescenziale

Si sfiorano adolescenti sguardi fugaci,
curiosi di nuovi amori.
Vacillano sospesi in attesa
in una parentesi di estasi nuova.
Emozioni dal caldo sapore, distese di lindo candore.
Com’è tenera la primavera al risveglio da un verde ieri.
Ti inebria, improvvisa ti innalza, ma con un rossore
alcune volte di emozione e altre di rabbia.
Nessuno da ascoltare, c’è solo voglia
di lasciarsi andare…
vivida fotografia di un uomo ora maturo,
che una furtiva lacrima non può trattenere,
al rivisitare quell’adolescenza così inaspettata
che in dote gli ha consegnato un amore tutt’ora adorato.


La pazienza

La pazienza è una riflessione
seduta sulla vetta dell’esperienza.
Una finestra illuminata tra
le strade anguste della sera.
Vive di calma, sfumando quegli attimi
che guarniscono le titubanze.
E’ quello stormire pacato di una brezza
che vigila sugli equilibri della natura.
La pazienza è espirare le attese
con la delicatezza della speranza.
Cesella il domani con i
rudimenti dell’umiltà.
Si pone su un ramo che preserva
sempre i germogli dell’ascolto.
Una luna piena silente
nelle storture della vita.
La pazienza è l’idea ordinata del tempo.


Annuncio d’autunno

Ecco l’autunno, ibrido discernimento di un tempo

pregustante un bluastro freddo invernale.

Si annuncia con un giorno che cala precocemente

le palpebre su un’intirizzita sera.

Qualche volta ha il vocio di una stizzosa pioggia,

sottile nella sua mestizia. Vive un singulto,

dove si descrivono dei nuovi respiri fintamente sopiti.

La terra declama una nuova stagione inebriandosi

di un effluvio di mosto pungente, vezzoso nel palesarsi.

Le scuole rivivono la loro eterna liturgia riempiendo

chiese del sapere come navate nei dì di festa.

Lunghi viali ascoltanti i passi della vita si ammantano

di foglie abbandonate da assopiti ippocastani.

Tutto scorre nella logica del tempo, in quella penombra

di un terminante anno che si avvia al suo desio.

Ecco quel compendio d’esperienza che si affastella

nelle spire di un’età che è già racconto.


Umoralità

Ci sono giorni

in cui ci specchiamo in un mare

che riverbera bellamente

i nostri pensieri.

Altri in cui c’è il tremolare

dei nostri ideali.

Cerchiamo una chiazza di sole

nell’ombra pastosa del dubbio.

Alcune volte siamo solitudine,

un ceppo ardente in un camino

che diventa inutile cenere.

Un viso mencio

abbandonato nella consuetudine.

Ma il giorno è anche un sorriso,

una letizia del fato.

E’ quell’insegnamento che si perde

in un aquilone che non si indigna

per una folata astiosa.

Vive nell’attesa caparbia

di un refolo

per ascendere nell’infinito.


Tra la gente

Cammino tra la gente,

tra una soverchia gesticolazione di un’arroganza

ed un sorriso in cui una luce carezzevole

si rifrange su uno sguardo svilito.

Una strada dove i dubbi sono in una diafana nuvola

nei livori di un rigido inverno.

Passeggio tra sguardi in cui una ruga profonda

parla di una notte insonne nella solitudine.

Improvviso lo sguardo si intrattiene

in un abbraccio, eterno teatro dove

va in scena un’empatia.

Arrivo in una placida sera

quasi intormentito, quando

lo sfondo di un crepuscolo incastona

tutti quei passi affusolati nelle mie ragioni.