A Paola

Il ricordo del giovenil amore
impregna la mia mente
già da un po’.
E’ bello ch’io ricordi le mie attese,
solo per osservarti, alla piazzetta.
Sarei potuto andar via sempre prima
Ma se un amante è serio, non t’aspetta?
Dunque io così facevo, e mi sedevo,
sull’ultima panchina, in fondo a destra.
E mesto, poi, attendevo Carmencita,
la quale, insieme a Miriam, andava lesta.
Ma il sol guardarti non rendea giustizia,
al sentimento che s’era creato.
E insieme ai gialli fior della tua festa,
una missiva t’ho recapitato.
Di preciso non rimembro,
com’essa recitasse,
ma raccolsi il mio coraggio,
e te la portai in classe.
E mi sentivo fiero, ed orgoglioso…
Protagonista di amorose follie,
Ignaro del futuro che l’attendeva,
delle infinite della vita vie.
Capitò, ahimè, poco tempo dopo,
che un mio componimento
innanzi a me strappasti.
Al ché io giurai con grande sentimento :
“Mai più da me s’avrà alcuna poesia!”
Poiché ferito ancora nell’orgoglio
mi ritiravo, persa la battaglia
e la voglia di posar penna su foglio.
Così tu te ne andasti,
ma col mio cuore in mano,
l’avresti poi ripreso,
in un tempo lontano.
Quel che or mi rimane,
è ciò che mi hai giurato :
la cometa di Halley,
un giorno insieme avremo guardato.


Apparenza

Ho rotto
gli specchi
di casa
perché
riflettevano
quello che
io sembro
ma non
riflettevano
ciò che io
sono.


Arriva l’inverno

Così avanza l’autunno,
tra queste sterpaglie
che da immemore tempo
non godono neve.
D’esso s’avverte,
il grave aleggiare:
brina d’inverno
che gela d’intorno.
Esso apre agli uomini
nuovi spunti,
per ozii che giammai
avranno a finire.
Anno per anno,
l’ingegno s’innova,
nel trovar nuovi giuochi,
nell’ingannare il tempo.
Ed anno per anno s’aspetta
-Ognun fremente di gioia-
la nascita del pargoletto,
che le case colma di doni.
…E quei visi rossi
erosi dal vento e dal gelo
ma così bei e sorridenti,
nascosti nei buffi cappotti,
Di bimbi,
che un albero spoglio,
e privo di neve
coloran gioiosi…
Già i comignoli fumano al cielo :
è quasi inverno miei cari signori!