Acidi ricordi

Gorgoglia il mio petto di spume multiple e flutti di ricordi infranti
Di scogli d’ambra e ardesia,
Discese convulse negli acidi ricordi di terre infeconde,
Aliti fetidi di deformi mostri danzanti
Di naufraghi musicisti conniventi
Sospesi in frotte di zattere di gomma e spugna,
Incerte nel rollio incalzante dell’onda.

Erano gli anni delle verità e delle illusioni
Gli anni delle certezze e degli incendiati autunni
I tempi delle chimere volanti e delle pulsanti emozioni
Delle parole urlate ai futuri giorni
Delle idee-forza migliori che, a braccia nude nel vento,
Ardivano a dissaldare le speranze incatramate
Dall’infocato asfalto degli occhi,
Dall’ipertesa persistenza dei dispiaciuti rimpianti.

Le stagioni abbacinate delle corse ribelli del cuore,
Noi, gli eroi di pezza che uccidevano il vivere dei giorni,
Noi, uccisi e risorti
Noi, sopravvissuti e illusi dai draghi di fuoco e diamante,
Invulnerabili, allora,
Rinvigoriti da postulati ideali e fuggenti utopie,
Sconfitti, ora,
Dal passo lento del ritorno
Di asini rassegnati al trasporto della misera soma.


 

Le memorie del cuore

 

Il mio cuore ha memoria.
Del gelo d’inverno, degli sgomenti notturni.
Il mio cuore ha memoria degli sguardi dispersi.
Delle solitudini e dei disinganni.

Il mio cuore ha memoria.
Degli occhi di giada
Del primo perduto amore,
E dell’amore corrente,
Oscillante tra i solchi della terra
E i violini del cielo,
Delle lacrime lontane, miste ai rigagnoli di pioggia.

Il mio cuore ha memoria
Del sudore dei contadini,
Della soma di asini chini,
Ciondolanti sul passo carraio del ritorno.

Il mio cuore ha memoria degli schiaffi di vento.
Delle contentezze, del disagio delle parole provvisorie,
Il mio cuore ha memoria dei coltelli delle nostalgie,
Dei furori muti,
Rintanati nelle grotte della mente.

Il mio cuore è affollato da moltitudini
Di melodie, di coriandoli-pensieri, di chiodi-parole, di fluttuazioni quantistiche.

I simboli della logica matematica.
Le sezioni coniche di Ipazia
La formula di Eulero,
Il gatto di Shrodinger
I numeri di Fibonacci
Gli infiniti di Cantor
L’incompletezza di Godel.

Il mio cuore ha memoria.
Del salice,
Della penna rosicchiata,
Del braciere di rame,
Dei girini nell’acqua piatta del torrente,
Dell’armonia del silenzio
Nella calura estiva.

Il mio cuore ricorda la mia mente
Acerba e guizzante
In lotta con guerrieri ciechi
All’assalto di orche marine,
Avviluppata da idee-meduse di ghiaccio e seta.

La mia anima.
Obbligata
In repentine fughe nelle acque torbide di torrenti sotterranei
Trascinata in acquosi cunicoli toroidali,
Come un bolo informe
Di sabbia-carne compatta e dormiente
Poi esplosa,
Nella luce abbacinante del cerchio del sole,
In attesa all’uscita.

Il mio cuore ha memoria
Dei ricordi rimossi,
Del dolore cupo del rifiuto,
Degli occhi liquidi di giovani gazzelle,
Delle assenze,
Dei giorni di primavera,
Delle sofferenze,
Delle aspirazioni mortificate
Dei desideri frustrati
Dei taciturni rimpianti,
Degli anni incompiuti,
Delle ruvide notti
Dei perduti sorrisi
Dei ritrovati fervori.

Il mio cuore ha nostalgia
Delle canzoni inascoltate,
Dei viaggi – accidentati e solitari –
Della mia mente emotiva,
Delle mie poesie – fate immaginarie – che danno
Sostanza al vento
Forma alle nuvole
Sfavillio ai sogni:
Sirene volanti
Che trasmettono la malattia e insieme
Offrono la cura.


 

Orme di sabbia

 

Guardavo il mare
Ascoltavo i miei pensieri
Danzavano insieme alle onde,
Partivano per lunghi viaggi
E sognavo fughe e ritorni ,
Indagavo orme abbandonate di passi nella sabbia bagnata,
E lo sfumare dei loro contorni,
Appianati gradualmente dai ciclici ritorni dell’onda.

E immaginavo – racchiusi in quelle impronte –
Accadimenti di vita
Leggevo i segni di volti ignoti,
Di vagheggiate speranze
Dei colorati castelli di sabbia: sogni
Concepiti a lenire celate afflizioni e respingere assillanti affanni.

Poi un repentino bagliore pervade il cuore
Risveglia la mente,
Ricondotta alla realtà, abitata da stracci lacerati
E viscide serpi attorcigliate a ricorrenti disforie di vita
Militi corazzati marciano coesi
Sovrastano i canti delle sirene con i clangori di metalliche armature.

Svaniscono gli amorevoli abbracci degli angeli,
Si svuota l’otre rigonfio dei miraggi sognati.
Due rughe taciturne corrugano la fronte
Protesa alla ricerca del viale disabitato
Che conduce alla conclusiva dimora
Al castello – di sabbia – approdo dell’ultima primavera.


Memoria d’amore

 

Parlami di lei.
Ricordami i fiotti di vento arrossato del tramonto che lambiva i suoi sorrisi,
e le nuvole grigie, e i gracili reticoli di pioggia
che cantavano sulle sue gote di glicine e ambra
e le corse ansimanti in salita,
tra boscaglie di ginestre
su prati di seta e scie sfolgoranti di comete danzanti ai bordi del sole.

Raccontami di lei.
Delle prolungate attese,
Delle sbrigliate allegrezze degli occhi,
dei suoi impetuosi abbracci,
delle levigate carezze come madidi bagliori e vapori di lattice
che invogliavano sgretolanti gorgoglii del cuore.

Ricordami della mia anima di un tempo
che mi diceva di colori e farfalle sognanti,
di brulichii d’erba
e crepuscoli inquieti di ritornanti desideri,
tra echi di musiche diafane e languori di nubi ovattate.

Rendimi vive le frammentate lietezze delle sere silenti,
sfavillate da lucciole fluttuanti
tra le sabbie e le schiume abbrunate del mare.
I precipizi sommersi,
i reclinanti miraggi,
le fragranze irruenti dei pini e dei gelsi
gli artigli adunchi delle parole randagie,
le rauche emozioni incolte,
figlie di trasfigurati sentimenti,
le onde brulle di pianto, abbracciate alle spine schiuse di passione,
l’acerba vita abitata da sfuocati chiarori,
palpiti insaziati di deserto,
grumi di cielo,
fuochi lenti di luce,
fiammelle liquide di bluastri tremori
e crocidii ebbri di conchiglie di rugiada.


 

Ho conosciuto l’amore

 

Ho conosciuto l’amore
Provato i battiti acerbi del cuore
Avvistato il manto del cielo deglutire
Il lago dei tuoi occhi.
Ho presagito la forza di luce delle stelle avvinghiarsi alla tua chioma di fuoco,
Udito il rombo del sangue fluire nel precipizio dell’anima condivisa
Ho percepito la mente ebbra di vapori di nebbia e fumo
Sorvolare quantistiche sfere rotanti
Sovrapposte scie di angeli anfibi
Trasparenti in forma di luci e cristalli di sogni.
Ho dispiegato vortici di ghirlande
Dischiuso diafane meduse
Disgregato in forma di baci e oceani di vento
Amalgami di cumulonembi rischiarati dall’aurora.
Ho sfidato la violenta danza quantistica
Dei frammenti dell’universo espanso
Ho percorso lo spaziotempo fino all’orizzonte degli eventi
E con il battito dei sogni e gli artigli nostalgici del cuore
Ho deformato le recondite onde gravitazionali di multiversi paralleli
Oltre il sole e l’etere,
Al di là dei confini delle sfere stellate.


Il cammino dell’amore

 

Sopraggiunge un poliedrico calesse di luci
Si accendono da sé le torce di viali illuminati
Vivide fiammelle
Oscillanti al soffio del vento.

Germogliano fiotti di stelle,
Rincorrono le giravolte dei gabbiani
E convergono ad ravvivare i sogni-bambini,
Rifioriti a mazzi
Ripiantati sul campo arato del cuore,
Si effondono odorosi tremiti
E le dure ossa del petto, s’inteneriscono inermi,
Si mutano in deformate stecche di gomma e coriandoli
Cedono alle spinte impetuose dell’anima ricolma,
Ingorgata di rilucente polvere sanguigna
Che avvampa il respiro
E travolge il limpido sorriso degli occhi.