Quel che si vede

A Daria

Si tratta di un padre e di sua figlia.

Lei gli arriva giusto appena alla pancia,

l’inquadratura è un piano americano

e lo so che in realtà quel che si vede

non è: sono elettroni, aminoacidi,

la danza del dna per formare la vita

che si rende manifesta solo in apparenza;

l’interconnettersi di ogni fenomeno

nel cosmo, l’impermanenza del Tutto,

l’intera teologia del Monte Athos

e di Pitagora l’algebrica alchemia.

Ma a me ora non frega un accidente

l’ho detto e lo ripeto:

siamo al cospetto di un padre e una figlia

nel parco delle rondini al tramonto.

Lui le carezza i capelli, è felice

e verso la notte che si fa incontro

ci vanno tenendosi per mano.


Incontro

Il tempo dell’attesa sa di polline:

lui era un maestro di arti marziali

che per sfamarsi potava gli ulivi,

partì con la corriera della sera

e la moglie a sminuzzare verdure

in un solfeggio da ora di siesta.

C’era nella foresta una centenaria

che si faceva passare per dio,

con un plissé da educanda sulla gonna

d’organza annusava il culo al silenzio;

si benedirono come due vecchi randagi.

A fumare e chiedersi cos’è un incontro,

quest’intreccio di rami che non appare.