Al loolapaloosa

Collasso
a loop
ripiego il collo
della bottiglia
l’ebbro imbroglio
“Esofagite”
Allarma il fegato.
Dalla collottola
mi prendo di peso,
palla di pelo
rigetto
nel decesso
indigesto
di un luppolo
concesso
Confesso:
Non solo luppoli d’oro
ho rimesso.
Ma d’appoggio
per il tronfio
(s)coraggio,
per la trumbea meteora,
ho traboccato
anche dolci lollipop
del paese di Lilliput.
Elucubro perifrasi
per gastrici chupiti.

1, 2, 3…
Bevasi


 

Conto un’asola per bottone

 

Conto un’asola per bottone,
camiciola di cotone
in cima mi cinge la gola
già qui mi tinge il petto

A mezzogiorno ardo,
stretto, il capo in cappio
allo zenit dirige il mio sguardo,
ago sagace del fatale traguardo

Alta, la saggia cometa disvela la scena

All’ombra di un languido salce,
un monaco buddhista,
concentrato,
intona polifonie.
Nostalgici echi congedano primavera.

L’asceta
attende,
dal ventuno d’estate,
esanime,
il primo gocciare di una foglia
esangue,
stretta alla vita.

Così come l’attesa tesse la trama del tempo

tale la pianta vegliarda, cardine strale
che solo al decumano autunno canta,
intreccia a sé le figlie,
lasciando verseggiare il vento,
versicolando, veicolando lento
l’inverno

La corda strozza
il salce piange,
l’ugola langue,
la lingua canta
la fine


Scatto allo zenit

 

Scatto allo zenit
come grappolo d’uva viola,
DOP nero d’avola
appena caduto,
piombato,
droppato
in groppa alla carrozza,
zucca d’Autunno
vuota.

Vezzosa, scherzosa
quella grossa capocciona arancione
ironica, onirica della morte gioviale
attende
il verticale scoccare
la Mezzanotte,
la sua dama
alle prese tra sfarzi e scarpette
destini e castelli,
tra pizzi e dardi
di improbabili araldi.
Attende
in buona misura
frangenti di tempo,
un fremito,
un frame, un bit,
uno scatto,
ed ecco lo smacco:
svanito è l’incanto,
smarrito è il suo tacco.

Fuggita.
Di lei solo
pizzi turchesi
a terra,
ritagli di tempo
rimasugli,
bobine di frame,
frammenti
di fame e di rame.
Tra forchetta e pentola,
solo il diavolo sa quanto
tutto questo è un ciarpame.

Ella riposa.
Si posa un fiore appassito,
il vestito sgualcito.

Mi chiedo:
cosa accomuna una bettola a una betulla?

Ciak allo zenit
Fermento
un istante granuloso:
Effimere foglie,
fogli di resina
cadono.
Dettagli,
snap e schiocchi,
cavalli a trotti,
frumento a fiotti,
cocchieri e fiocchi.

Dipanato,
orizzontale,
il rosso arazzo,
disteso sino a palazzo.
Testimone della regina,

mia sposa

Mi stringe il farsetto,
un bottone per ogni asola.
Cenerentola ha la sua suola.
Io un assolo per bottone.

Mi stendo,
distendo
la mia versione
per ogni bottone,
per ogni trama,
per ogni filigrana d’ottone,
per ogni sillaba
di questo cotone
per ogni tono, colore
di questa canzone.
Cucio l’ordito
di questa inversione.

Conto un’asola per bottone