Poesie
DINANZI A FINESTRE CHIUSE
All’ombra di un cipresso alto,
dinanzi alla porta di una piccola chiesa,
rimasi immobile a guardare le finestre
e tornai con la memoria agli anni giovanili,
anni intrisi d’amore sotteso da dolori,
cosi’ profondi da portarne traccia
in un animo ferito alla ricerca di una pace.
Rimasi fermo, quasi smisi di respirare,
ero preda di una nostalgia nuova,
piu’ sottile, piu’ marcata
rispetto al mio quotidiano stato
di malessere continuo, senza tregua,
legato alla bellezza di immagini perse.
Immagini troppo belle, troppo nitide
per poterne accettare la fine,
come si trattasse di banali atti
di una vita vissuta in un’epoca
priva di un attimo di rancore.
Ricordo bene che rimasi a lungo
dinanzi alla mia lieta chiesa di paese,
gli occhi si velarono di lacrime,
il tuo pensiero sali’ sulle mie spalle,
mi strinse le mani con forza delicata,
mi porto’ in alto verso un cielo condiviso,
dove respirai a pieni polmoni
un’aria intrisa del tuo profumo,
un’aria leggera come una piuma,
pronta a ricevere la mia risposta
rispetto a domande di ampiezza assoluta,
il senso del nostro esistere
al centro del quotidiano rimuginare.
IN ASCOLTO DI UN PASSATO RECENTE
Il nostro gioco non duro’ a lungo,
presto conoscemmo la perdita,
in fretta ci abituammo alla mancanza,
angeli alati in volo verso un cielo
oscurato da nubi di malinconia,
pensiero costante a chi non e’ piu’,
in un presente proiettato nel passato.
Viviamo ascoltando le note dell’ieri,
spartiti di una musica soave
velata da una tristezza di fondo,
come se il vissuto nostro
fosse in realta’ un non vissuto collettivo.
Ad oggi mi sento un privilegiato,
vi posso amare nel ricordo,
vi posso toccare nel sogno,
come foste ancora dinanzi a me,
corpi candidi alla ricerca di quiete,
dolci occhi chiusi bagnati d’amore,
dolci occhi baciati da un sole eterno.
IN NOME DI UN’ INTIMA ESSENZA
Non riesco a controllare le mie emozioni,
ho paura che il dolore prenda forma,
che le malvagita’ dell’ uomo mi abbattano,
abbiano la meglio su un’ anima
alla costante ricerca di esistenze pure.
Mi sento come fossi pronto al dolore,
come se lo stessi aspettando con forza,
quasi fosse l’amato figlio di ritorno
da una dura guerra in terre desolate.
E’ difficile la coabitazione,
la stanchezza alle volte mi sovrasta,
tengo aperti gli occhi
per poter vedere il percorso,
il cammino che mi porti in salvo,
dove la mia anima possa amare liberamente,
dove non mi debba sentire a disagio
di un bene vissuto a pieno,
di un bene del resto pagato con le mie pene.
A dire il vero mi sento in sintonia
con il mio profondo sentire,
con la mia intima essenza limitata,
e’ parte di me io l’ho accettata,
cercando di porla nel contesto,
cercando di darle un nome,
in attesa che fiera cresca
e mi prenda per mano.