Poesie
Adolescenze
Visi di pulito splendenti,
mi vengono incontro,
mentre buio pesto
il tempo riavvolge.
Luce vivida
i passi mi abbaglia,
nel buio degli atti
di spregiudicate intenzioni.
Adolescenti camminano
impegnati a scovare,
l’intima essenza
della conta degli anni
e non lasciano spazio
alle pressanti illusioni,
non offrono attimi
alle vili aggressioni.
Limpidi da natura coniati
nel fragore fuggente,
non intendono disperdere
la loro voglia di essere
e decise mi afferrano
affinchè a vessillo dei tempi,
poeta io innalzi
loro nitide presenze.
Giacinto Sica
L’Orto degli Ulivi
Nell’orto degli ulivi
in segreto son ritornato,
nel tiepido mattino
della stagione appena iniziata.
Per i tronchi tra loro inerpicati
quali infiniti, secolari turbamenti,
in meditato silenzio si infiltrano
i palpiti del mio cuore.
Solitaria, intanto, la brezza
lieve si aggira tra le fronde
e quieta decanta l’aria
dal sole levante puntellata.
Armonia intensa di vita
solerte spinge i miei passi,
su per le zolle che bagnate di rugiada
non turbano l’invito alla preghiera.
Appello intenso rintona alto
dal cielo ampio sopra i tronchi,
nel pensiero mi incita
a fugare lo Spergiuro,
ad innalzare sacrifici senza tempo,
mi invita a votare la mia arte
ad elevare inni al Giusto, ancora
dalle correnti malvagità offeso.
Giacinto Sica
Armonia domestica
Ancora numi ci siete
nella casa segreti;
il fruscìo ora sento
tenue ed avvolgente.
Lari/Penati vi appellavano
i tempi trascorsi
e puntuali protezioni
sulle famiglie calavano.
Generosi e discreti
ora di nuovo tracce indicate,
verso le direzioni sicure
dove la vita esaltate.
E saggi i padri
vostre intenzioni trattengono,
e su per i giorni e le ore,
dei figli distendono.
E crescono le età
nelle intese più rette
che diligenti impregnano,
i singoli impegni.
Gli assalti di droghe,
di finto benessere
appena agli usci portati,
nel nulla spariscono
ed armonia serena
domina la scena
che, domestica, onori rende
alle umane presenze.
Giacinto Sica.
‘A LUNA
Comm’ è chièna
chèsta luna chèsta sera,
tutto ‘o munno,
tutto quanto vo’ allumà.
Ferma ncòppa ‘o cielo
lucente s’ ‘ntartenè
‘ncòppa e case,
‘nc òppa e vie vo’ guardà
E gira, gira, gira
tutte ‘e stelle ‘a lasciano passà:
‘a luce soja è cchiù lucente,
‘a signora dinto ‘a notte
è chesta cà.
E guarda ‘a luna
e tené mènte tutte ‘e cose
mo’ ‘n’ammore ‘e duje ‘nnammurati
stiitti, stritti dinto ‘o core,
mo’ ‘n’aereo saglie ncòppa lampianno,
mo’ doje macchine dinto ‘a strada
se scrontano e se stravisano,
mo’ ‘nu pezzente che dinto ‘a ‘nangolo ‘e ‘na via
pe’ terra s’è situato arrepusà.
E mo’ ‘nu treno currecurrènno dinto ‘o scuro
carreja ‘a gente pe’ campà,
mo’ ‘n’ufo ca gira tuorno, tuorno,
e po’ ‘na canzona
da ‘na porta aperta fa sentì,
e allera, allera
‘na bella cunmpagnia va a cumparì.
Turneia ancora lucente o riflettore,
mo’ ‘n’ommo, ncoppa a ‘n’ommo
prepotente, malandrino se situa ‘a cumannà:
‘A scena tutta s’allurdata.
‘na sparatoria co’ o sango
abbagna meza via
mo’ tante sparatorie,
ngòppa tuutto o’ munno
cumanna ‘a pazzaria,
riccupelloni l’ingiaria non sanno cchiù frenà.
e tanta ninni nun teneno che magnà
E tu luna chiena, tutta ianca
tutti sti fatti stai alleggestranno,
e allicuordati mai t’è stancà,
‘ntarteneli stritti dinto ‘a ‘luce toja
e torna spisso e torna, ma rici a’ gentè
tutte ‘e cose bone c’addà fa.
LA SCALA UMANA
Gradini fissati
ad eguale distanza,
e sale la scala
verso altezze più varie.
a pioli, a ventaglio
a chiocciola inquadrati,
fermi si offrono,
sotto il peso che sale.
Di ferro o di pietra,
o di legno tutti composti,
agli ordini si mettono
di chi intende scalare.
E sale e risale nell’uomo
la voglia di sovrastare sul tutto,
ma solo in graduale armonia
può ascendere sicuro la rampa.
Attenzione tanta è dovuta
nella vogliosa umana scalata,
affidabili devono essere gli appigli
altrimenti rapido il peso precipita.
Certezze dà solo una scala,
quella con arte intessuta
attraverso gli archi celesti
all’ascesa del sereno pensiero.
I pioli pericoli non rendono
anzi più in alto s’inerpicano
e più nel bene si poggiano
com’è, verso Luce protesa.
IL TEATRO
Il silenzio domina
per la sala abbuiata;
le luci spente,
il brusio han domato.
Il sipario ancora fermo
custodisce emozioni
che poi lente sciorinano
per le pieghe del tendone.
La prima parola,
o profonda o briosa,
si insinua per i sentieri
dell’uditorio ansioso.
Altre parole puntuali
la seguono in armonia,
intrecciando i dialoghi
fra la platea, su per la galleria,
e decise invadono le menti
si adagiano nei cuori,
e si siedono a colloquio,
con i vari spettatori.
Umane convivenze
si ritrovano unite in cammino,
nel rispetto di sensazioni
da arte volute a stare vicino.
Recita il teatro
ridando sapore alla vita,
nei vacui fragori,
quotidianamente irretita.
Il Broncio
Nelle immense pupille fissi
i momenti che intorno ti girano
lattante novello venuto alla vita.
Rotei i tuoi occhi tra luci e colori
ma voglioso non sembri
di renderli parte del tuo cuore.
Sulle morbidissime labbra
vellutate di latte,
a lungo, fermo, un broncio trattieni.
Carezze e sorrisi amorevoli
ti dedicano le genti, ma stabili
rimangono le tue rimostranze.
Tenerissimo, hai forse
già intuito all’istante che tenerezze
non sono parte degli uomini.
Bellissimo hai quasi pure capito
che le bellezze trascendono
le umane esperienze.
Dolcissimo, tra le asprezze a te intorno
hai già in te maturato che dolcezza
non s’aggira per i terreni pensieri.
Poetico tu sei; allora non prestare
il tuo senso pulito a tante vere brutture,
che le genti conturbano, ma cresci,
ti prego, e con il tuo pudico candore,
diffondi il tuo innato sereno
senza alcun timore.
Giacinto Sica
Il cittadino
Embrione per il ventre si dimena
cresce, si adagia, scalpita
qual torrente furioso all’interno di Gea
salta, per i vari meandri si insinui,
scivola, corre, alla fine la via trova
per uscire dall’alcova
e sgorga alla luce della vita
l’essenza umana ivi concepita
A gran voce si dimostra
tra le genti, è deciso, è concreto,
vuole in ogni momento
tutte le premure e le attenzioni,
sconvolgendo il monotono andare
delle sciatte consuetudini
della terrena comunione.
Cresce e in questa si ritrova,
quale “cives” marchiato
e con la dovuta attenzione
i canoni ne apprende
per convivere civilmente,
educandosi nelle varie condizioni,
a non portare affanni
ai suoi vicini pure umani appellati.
Si confronta, apprende, insegna
e si conforma in puntigliosa dignità
con le altre simili presenze
sullo stesso territorio palpitanti,
nel principio unico dominante
di rendersi insieme in libertà,
quel reciproco rispetto,
emblema dell’essere nella città.
Giacinto Sica
Profumi di sapere
Mi aggiro nell’ampia area
segnata in scaffali a labirinto,
infinite pagine in volumi
ricolmano gli spazi del recinto.
Storia, letteratura, poesia
scienza, matematica, arti, filosofia,
indicano il cammino dall’uomo
nel corso dei tempi, modulato.
Mi inoltro come spinto
nell’estesa libreria,
non curo a tenere il filo
per la traccia del ritorno.
Profumi di sapere
si riversano nell’ambiente,
che indirizzano i miei passi
verso le certe conoscenze,
quelle che infuse nel racconto
dei secoli in successione,
portano ad considerar le genti
nella umana dimensione
Giacinto sica
Fiera duemila
Si avventurano le genti
ad aggrovigliare gli eventi,
pretestuose richieste
impunite profondono;
gli educatori elucubrano
frivole attenzioni,
gli animi crescono
in voluttuarie intenzioni;
gli inventori sfociano
frastornate scoperte,
carenti effetti
sugli umani riversano;
la religione è tenuta
ai margini del tempo,
i cuori rimurginano
egoistiche sensazioni;
i capi non perseguono
conviviali interessi,
i popoli si trovano
in finti progressi;
squarciano i giorni
inquietanti contrasti,
le valenze di vita
si frantumano in nefasti.
Continua imperterrita
la fiera duemila
e non esce un baleno
ad annunciarne la fine.
Giacinto Sica
MADRE
Il chiaro vagito del tuo bambino
d’un tratto ha fermato il tuo lamento,
eppure furioso era il tuo tormento
man mano che alla luce ei era vicino.
Madre allora tu sei diventata
nell’universo che da sempre ti ritrova
nei vari angoli di ogni sua alcova,
come da norma da natura inventata.
Il fenomeno ti rende sorridente
per le tue novelle viscere ricreate
che, nel lungo novilunio si son formate,
simili alle tue in maniera appariscente.
Con tenero calore le stringi al seno
raccomandadoti che divengan forti,
incurante dei segni che ancora porti
di tanto travaglio domato in un baleno.
Protagonista unica di costante vita vera
sei tu madre privilegio di creazione,
premure, tenerezze e dedizione
ti devono tutti i popoli, in ogni era.
Giacinto Sica
Iunenilia
Impulsi possenti
per le arterie intrecciate,
irrequieti vibrano nel tempo.
Puntuali i giovani anni
decisi, a mostrare irrompono
i ritmi di loro fragranze.
Curiosi, nelle scuole rincorrono
le scelte adeguate,
a conformare loro esistenze;
brucianti, per le pulite pupille,
infiammano i pensieri ad afferrare
le attese nel cuore raccolte;
esuberanti per i campi di giuoco,
scatenano le forze racchiuse
nei turgidi muscoli;
esultanti su piste offuscate
le tensioni sciolgono nei suoni
di musiche vibranti;
gigioneschi si beano
a cesellare goliardici trastulli
alle lunghe ore di sera,
appassionati nei parchi s’incontrano
a lasciare su rosee labbra,
promesse di lunghi anni felici.
Scaltri di certo non s’annullano
nei costosi, tossici intrugli
che le loro vene distruggono,
nè si danno ai pensamenti teorici
che elucubrando vacue promesse,
sagaci distruggono le menti.
Giacinto Sica
Avanspettacolo
Le musiche agitano il sipario
e ad una ad una le pieghe
si ritirano lente a proiettare,
le luci di scena, avvolgenti.
Ballerine nello spazio si effondono
leggere, dai riflettori fasciate,
eleganti vanno ad infondersi
in ballerini dinoccolanti.
Giravolte continue si esaltano
fino a cedere ampi gli sfondi,
alla voce dei comici
pronti in parole mordaci.
Troneggia la satira, ilare,
sottile negli animi s’insinua
a stemprare gli affanni.
Nelle risate più piene si dìssipano
i torti, si liquefano le azioni,
delle menti contorte
che in politica o in finanza
menano a portare solo dovizie
alle proprie sembianze.
E lo spettacolo continua
in applausi e trastulli,
testimoniando il ritorno dei sensi,
dalle arroganze avviliti.
Giacinto Sica
Affusolamenti
Serena vegliarda
al camino seduta,
intreccia sapiente
i lunghi capelli
dalle spalle cadenti,
della briosa nipote
che accosciata, si dona
all’atavico pettine.
Per le mani rugose,
gira e rigira la nonna
i fili novelli,
rilegandovi i ricordi
di tempi remoti,
infusi di amori
al focolare cullati,
con sapiente virtù.
Tra le ciocche lucenti
intarsia esperienze
di attimi intensi
con prudenza vissuti,
e rilega vogliosa
primitivi segreti
dei modi di accedere
alle ore frementi,
che di donna profumano.
Giacinto Sica
Armonia domestica
Ancora numi ci siete
nella casa segreti;
il fruscìo ora sento
tenue ed avvolgente.
Lari vi appellavano
i tempi trascorsi
e puntuali protezioni
sulle famiglie calavano.
Generosi e discreti
ora di nuovo tracce indicate,
verso le direzioni sicure
dove la vita esaltate.
E saggi i padri
vostre intenzioni trattengono,
e su per i giorni e le ore,
dei figli distendono.
E crescono le età
nelle intese più rette
che diligenti impregnano,
i singoli impegni.
Gli assalti di droghe,
di finto benessere
appena agli usci portati,
nel nulla spariscono
ed armonia serena
domina la scena
che, domestica, onori rende
alle umane presenze.
Giacinto Sica.