Messaggio nella bottiglia
Maria
Maria, t’à ciamà to mama
El nome pì belo al mondo
Nel cor te è m’pisà na fiama
Ne l’anima l’è nà fin en fondo
Gabriele rivando a casa tua
El t’à domandà el mondo
Mama del Signor, mama Sua
Sensa tango girarghe n’torno
Na domanda sòla te ghe fato:
(De on nò, gnanca el pensier)
En che maniera naselo stò tato
Dato che de gnisun son moierè?
No te ghè pensà gnanca na nìna
Anca s’el tà risposto e te è capio
“amen” te è dito, e te seri butina
L’universo l’è restà n’cantà stupio
Maria
Maria t’ha chiamato tua mamma
il nome più bello al mondo
nel mio cuore hai acceso una fiamma
e nell’anima e scesa fino in fondo
Gabriele arrivando a casa tua
come niente ti ha chiesto il mondo
mamma del Signore, mamma Sua
senza tanto girarci intorno
una domanda sola gli hai fatto
(di un no neanche il pensiero)
in che modo deve nascere questo tato
visto che non conosco uomo davvero?
Non hai perso tempo a pensarci sù
anche se ti ha risposto e hai capito
“amen” hai detto ed eri bambina tu
e l’universo si è incantato stupito
Notte fonda amore mio
È notte fonda e ti sento
Nel lettone a me accanto,
stai come una fanciulla
che coi sogni si trastulla;
nel chiarore della luna
senza altra luce alcuna
scorgo tenue il tuo bel viso
che m’induce ad un sorriso;
amor mio come sei bella
s’inchina e te infin la stella
che nel chiarore lunare
s’attarda te guardare
Dolomiti
Vette nell’azzurro frastagliate
è dolomite dorata d’incanto
bianche vaporose nubi sfiorano
vellutate premurose carezze
ma le nuvole son molestate
da furtivi sprazzi soleggiati
nel divenire del giorno la roccia
indifferente al magico conflitto
par gradisca sia il calore solare
che la fresca ombrosa carezza
e io timoroso silente spettatore
accorato prego non abbia mai fine.
Alba settembrina
un silente richiamo mi desta
e l’amico balcone mi accoglie
il mare calmo dorme ancora
all’orizzonte un timido chiarore
pel nuovo dì che così si annuncia
un brivido fra tremolar le stelle
solo la falce lunare par sorridere
al sole che si attarda altrove
ma intanto la notte agonizza
sul suo trono di tenebre e stelle
il mare par trattenga il respiro
in ansia pel rinnovo del prodigio
poi d’incanto un timido raggio
clamore di luce che irrompe
è il sole che butta uno sguardo
come per accertarsi di essere atteso
ma senza por indugio alcuno
sorge d’imperio dal mare
deciso scaccia l’ultima tenebra
alla notte non resta che abdicare
e in quell’attimo il mare immoto
rilascia il suo profondo sospiro
pel sollievo del nuovo giorno
foriero di promesse e speranze.
Igea Marina 4 set 2013
Febbraio lacustre
Gardesana orientale
Son le cinque della sera
L’atmosfera è speciale
Tra un mese è primavera
Il sole che par sospeso
Sull’acqua tranquilla
Lo splendore conteso
Dal riflesso che brilla
E una velata foschia
Sembra voler celare
Ciò che tal armonia
Potrebbe disturbare
È un trionfo di luce
Dalla pace avvolto
Che l’animo induce
A silenzio e ascolto
È splendore avvolgente
Che par proprio magia
Ti ammalia la mente
E i pensieri porta via.
Pensieri balneari
Dopo aver goduto
Del passeggiare
Me ne sto seduto
Solo in riva al mare
Son le sei del mattino
Poca gente in giro
Un vivace uccellino
Da vicino ammiro
Muto il pensiero
La pace nel cuore
Attimo davvero
Dal magico sapore
E la sabbia amica
Che i piedi abbraccia
Par che mi dica
I tuoi cruci scaccia
Il mare è calmo
Rispecchia il sole
Sto ad un palmo
E scrivo parole.
24.6.11
Foglia
amica foglia io ti guardo e sorrido
divertito perché sei arrossita
nel cangiar del malinconico autunno,
ti ricordo tenero germoglio
nella primavera rugiadosa
contendendo spazio sui rami,
ti ho rivista nei toni di verde
nel divenire opulento dell’estate
ma insensibile al trascorrere del tempo,
hai donato lieta la tua parte
di ombra, frescura e pace
a chi la cercava bisognevole;
storie strane raccolte nelle brezze
hai tramandate sussurrandole
con lo stomir lieto delle fronde,
ma ora che sei armonioso rossore
ti accorgi che la tua stanchezza
ti bisbiglia che l’ora s’avvicina,
l’ora di abbracciare madre terra
di riunirti armoniosamente a lei
in un benefico fecondo anelito,
foriero di una nuova primavera
ristorata anche dal dono di te
che matura nel sonno della terra,
e così anche l’uomo assennato
accoglie il mutar delle sue stagioni
e ne aggrada lieto il loro divenire
27 ottobre 2015 (mia)