Nicola

Ti somiglia quell’aria che il mattino

d’inverno a volte porta al mare: l’aria

gelida come di ghiacciaio alpino

che spacca l’aspra zolla della pelle.

 

E’ irsuto il mare e dardi soleggiati

getta la sabbia. Il cielo è triste e limpido

come un’immensa lavagna che aspetta

d’esser rigata con pensieri neri.

 

Crescono erbacce, qua e là, sparse a mucchi:

il muricciolo, e rametti nodosi,

qualche sasso, e le schiene che due vecchi

voltano al mare rientrando, freddolosi,

 

sono lo scabro ornamento di questa

passeggiata che mi offri, quasi muto.

Come un mazzo di rose io la prendo:

il tuo silenzio è una voce anche mia.


 

Canto del poeta senza ispirazione

Fogli strappati sopra la tavola

e avanzi di roba da mangiare.

S’è fatta l’una di notte e ancora aspetto

l’ispirazione che tarda ad arrivare.

Come se fosse una bianca colomba

ch’entri dalla finestra all’improvviso,

sacro uccello che emerge dalla notte,

un uccello del Paradiso.

No, non è l’ispirazione una colomba

e la candela frattanto si consuma.

Il foglio attende d’essere vergato…

 

Potrei uscire, andare in mezzo ai campi,

attraversarli col buio e colla luna,

aspettare che un gufo o una civetta

mandino il canto, ed ispirarmi a loro…

Ma se esce una vipera dal sasso

io non posso chiamare nessuno,

il podere più vicino è a mille miglia

e il medico condotto non arriva.

Che poeta son io, così fifone!

Eppure guarda –ascolta- qui fuori c’è una pace

che invita proprio a mettersi in cammino:

non è il gorgoglio dell’acqua di ruscello

o il rumore di vento, è un’altra cosa…

Sono gli alberi laggiù, è l’orizzonte,

è l’ignoto che vive in questa quiete.

Il paesaggio è quasi immobile, solo variato

dalle nuvole che, passando,

coprono e scoprono a tratti la luna.

Il canto dei grilli

sale dal greto del fiume,

il canto degl’inferi grilli…

Com’è grande questa pace, com’è bella!

Su, un passo, forza, e dopo un altro…

 

Mia fantasia, perché non ci sei più?

Una volta fiorivi così bella!

Per effetto di un miracolo i pensieri

si riversavano sotto la penna…

Liberi e belli sono i pensieri

ma quant’è bella la vita qui in paese.

Oh, potendo, se sceglierei quella!

Ma in fondo, perché non potrei?

 

Forse mi basta solo qualche passo,

questa campagna non chiama ad addentrarsi,

chiede piuttosto di stare sulla soglia.

Il buio non vuol esser penetrato,

solo guardato, lambito di lontano.

Qui non mi giova camminare nella notte,

mi basta fermarmi a respirare.

Come quando, da ragazzo, avanti al mare

mi fermavo, un po’ prima della sera.

Con un giro del capo abbracciavo la costa.

Un attimo, su, un attimo esitante,

e in un profumo di quiete va’ a dormire…

 

Domattina comprerò le uova.

La catena alla bici l’ho già messa.

Devo andare a comprare il giornale.

Mi fermerò in paese, nel mercato

che schiamazza commenti alle notizie.

E magari telefono a Guido

per andarci a mangiare una porchetta.

Ti vuoi perdere la festa di San Rocco?

Quest’anno magari La traviata

è migliore dell’anno passato

e la tombola finisce a mezzanotte.

Guarda Città Sant’Angelo che bella!

L’hai mai amata prima così tanto?

Lascia i tuoi fogli, forza, e va’ a dormire!

L’ispirazione ritornerà!


 

Via dei pensieri

Ti ho raccontato della via dei pensieri,

mia dolce cugina, di quella strada dove

da ormai due anni cammino, cammino,

con la notte e col giorno, spargendo come sale

i miei dubbi, i deliri e le speranze

e gli amori traditi e mai nati.

Ti ho parlato del terrazzo dal quale

con le notti sorridenti di un’estate

o fra i siderei rigori di un autunno

pronto a mutarsi in inverno più cupo

miravo le stelle, o guardavo le finestre

delle persone amiche, quando il lume si spegneva…

Quanti aneliti ho rivolto al cielo scuro

o alla cascina color sole di settembre

che dal pendio del prato mi balzava incontro…

E quante volte i miei giorni incompiuti

ho rispecchiato nella volta delle stelle

o nelle nere finestre della cascina

forse disabitata, oppure, chi lo sa…

Oramai per ogni giorno ch’è passato

si sono aggiunti un pensiero o un ricordo,

e prima ancora che da qui debba partire

ho metà vita affidata a questa via,

i miei pensieri hanno assunto la sua forma

tristissima e lieta, e il passo della marcia

con cui con rabbia o con letizia l’ho percorsa;

e di certo avrei avuto altri pensieri, e un altro Giorgio

avreste avuto voi su un’altra strada.