Marunnuzza

Gnuornu a Marunnuzza s’affacciau
rì nù barcuni rò Paradisu
e curiusa ccà sutta taliau,
ma u cielu era nuvulusu.
Allura, cca pacienza ri nà matri,
ciamau u vientu e i nuvuli scupau,
cù na stidduzza allucintau i petri
e ccò suli a fuschìa alluntanau.
A Terra ora tutta si virìa
comu na palla ‘ncielu iucava
u mari quetu, serenu lucìa
superba a muntagna u taliava.
Ma ddà ravanti all’unni suspirannu
na fimmina parìa assai cunfusa
i pugna stritti paroli murmuriannu
cianci u sò figghiu e nun n’arriposa.
A Marunnuzza squeta a ciamau:
”Nta l’uocci tò c’è na gran pena!
U cori miu taliannu a tia trimau
Pirdisti a paci tu nun sì serena”-
“Guerri e lutti scappisunu u munnu
navigamu ccù zattiri scassati
nta mari i fangu arrivamu nfunnu
anniamu nta li lacrimi risprati”.
“A Matri ri stù munnu a tutti penza
E ritta rintra all’arma vi talia
se scuru è ù cielu e nun aviti spranza
Spincìti l’uocci e circati a mia”.
“Sulu nà Matri comu a tìa dà luci
e legghi ntò cori rè sò figghi
quannu ti ciercu a manu tu mi pigghi
mi stai vicinu sutta a stissa Cruci”.

Giovanna Piranio ( 17- 05-2011Ragusa )

Traduzione in italiano

Madonnina

Un mattino la Madonna s’affacciò/ da un balcone del paradiso /
e curiosa guardò giù, / ma il cielo era nuvoloso ./
Allora, con la pazienza di una madre, / chiamò il vento e spazzò le nuvole /
con una stellina lucidò la terra / e con l’aiuto del sole allontanò la foschia./
Adesso la Terra si vedeva chiaramente / giocare in cielo come una palla/
il mare era calmo e lucente / dominato dalla montagna che lo contemplava./
Ma sulla battigia una donna sospirando,/ stringeva i pugni e piangendo sommessamente,/ parlava della perdita del figlio senza trovare pace./
La Madonnina trepidante la chiamò:
“ Nei tuoi occhi c’è tanto dolore/Il mio cuore guardandoti ha vibrato. / Hai perduto la pace e non sei serena”.
La donna rispose:
“ Guerre e lutti calpestano il mondo / Navighiamo su zattere a pezzi / arriviamo in fondo ad un mare di fango / anneghiamo disperati nelle lacrime”./
La Madonna la rassicurò:
“La Madre di tutti vi pensa / e vi guarda dritto nell’ anima/
Se vedete tutto nero e perdete la speranza / Alzate gli occhi al cielo e cercatemi./
La donna confortata rispose:
Solo un Madre come Te aiuta a sperare / perché sa leggere nei cuori dei suoi figli /
quando ti cerco mi prendi per mano / e insieme stiamo sotto la stessa Croce.

Giovanna Piranio (Ragusa 17-05-2011)


Pagine di spuma

Appoggiata alla sdraio, stringendo fra le mani quella lettera, fisso il mare.
E’ come se fissassi pagine di spuma che narrano di sogni, di passioni e di grandi delusioni. Misteriosi messaggi che devo decidermi a leggere per aprire la mente e l’animo a nuove narrazioni.
Dove sono finiti i miei sogni? Angosce e disillusioni li hanno cacciati su pericolose pendenze e così, rotolando fino al mare, si sono inabissati. Eccoli lì, sul tuo fondale a vagare tra flutti, insaporiti di sale fino a quando, sospinti dalla corrente, giungono alla battigia dove il sole li mescola ai toni dorati del cielo che mi abbaglia con un gioco d’immagini. Sogni, illusioni, speranze, fantasie, una volta mi spingevano a navigare ed io, correggendo spesso la rotta, scuotevo il mio torpore.
Il rumore delle ondate che s’infrangono sulla spiaggia deserta e assolata fa da sottofondo al mio vagare mentre un turbamento che assomiglia a qualcosa che non ha contorni, scuote l’anima e il corpo.
Vorrei tuffarmi in quel mare azzurro sempre più luminoso
riportando in vita quella voglia di andare verso nuovi orizzonti ed arrestarmi solo quando, stremata ed appagata, ti ritrovo .
Sullo sfondo un paese silenzioso sotto il sole a picco, dove finestre socchiuse riescono a schermare la vita che scorre in quelle case. La testa mi si riempie di fantasie.
Quante volte sono rimasta a pensare a quelle feste sulla spiaggia attorno ad un improvvisato falò a mangiare pesce cotto sulla brace e a bere birra, esaltati da un canto accompagnato da una chitarra. Feste che celebravano l’amore fatto di sguardi arditi e baci rubati, ballando danze primitive su quegli scogli piatti che formavano una bella terrazza sul mare. Lui cantava e suonava, seduto al mio fianco a gambe incrociate ed io battevo il tempo sulle ginocchia, senza riuscire a guardarlo. Poi all’improvviso mi prendeva per mano e correndo verso il mare, ci tuffavamo. Senza pensarci, in uno slancio furioso, nuotavamo l’una accanto all’altro per ritrovarci infine stretti in un abbraccio, colmi d’amore.
Penso a quanto malinconico fosse il ritorno alla volta del paese ancora addormentato. Il bisogno di contatto ci faceva camminare accostati ma barcollanti e, ridendo e inciampando, si andava verso casa.
Quella notte, mentre cercavo di ripulirmi i piedi dalla sabbia seduta sul marciapiede, mi disse che andava via. Lo guardavo stupìta parlare ad occhi bassi, sconvolta da pensieri e sensazioni ascoltavo la sua voce che assomigliava al ronzìo di insetti fastidiosi. Che fosse ancora accanto a me e non fosse già svanito come un sogno? Mi chiedevo se lo avrei più rivisto, se …Un abbraccio, un saluto, una promessa ed io che cercavo di aggrapparmi a quelle lacrime per testimoniare la mia disperazione, ma lui era già distante.

Le braccia abbandonate lungo i fianchi, le gambe molli, senza più la forza di andare avanti, gli occhi annegati in quel sogno che fuggiva, mi ritrovai sola, con le mani fredde e il cuore in frantumi.
Solamente ricordi restavano tra le mie braccia vuote e l’eco di quel canto che ancora oggi torna alla mente a riportarmi quel volto amato.
Tanto tempo non è bastato per cancellare quel sogno ingenuo e delicato e poi…una lettera, aperta distrattamente una mattina mentre esco da casa che rallenta i miei battiti e arresta i miei passi. E’ lui che ritorna, che mi cerca come fosse passato solo un giorno, un anno da quando se ne è andato lasciando aperta una porta alla speranza che falsamente mi scrutava.
L’ansia attanaglia il mio cuore. Quello che avevo sognato e desiderato per tanto tempo ora mi confonde e mi fa paura. Mi chiedo se ritrovarci sia possibile o sarebbe ancora un altro errore. Mi viene in mente che ho sempre immaginato un nostro incontro, ma adesso provo a pensare a tanti modi per venirne fuori, senza fare ulteriori danni al mio fiducioso cuore. Quale impulso lo ha spinto a cercarmi? Cosa spera io possa ancora donargli se il tempo passato ha segnato su di me solchi e segni indelebili che non amo esibire.
Torno a fissare il mare, come in cerca d’aiuto. Mi alzo e cammino incontro alle onde fino a bagnarmi i piedi. La sensazione che mi regala il contatto con l’acqua, mi da un brivido che fa luce nel mio cuore e apre la mia mente. Adesso comincio a leggere su quelle pagine di spuma distrattamente, senza paura ne rimpianti. Quei messaggi non mi appartengono più. Infine corro sulla spiaggia avanti e indietro girando lo sguardo a destra e a manca fino a quando una grande stanchezza manda segnali al mio cuore. Lentamente mi lascio andare sulla sabbia e poi strappo quella lettera dimenticata tra le mie mani, liberando mille farfalle al vento che si uniscono al volo dei gabbiani.

FINE

Giovanna Piranio