Il treno

 

Mi piacciono i treni che volano all’alba, come quelli del mio amico Piero.

Mi piace pensare che il treno dove viaggio non abbia una stazione d’arrivo. Che sia destinato all’infinito. O ai molti infiniti possibili.

Treni come pensieri, improbabili, scollegati, incontrollabili.

Ho sempre viaggiato, fin da piccolo, col naso appiccicato al finestrino dove passavano campi ordinatamente coltivati, campi incolti, città senza nome, casette sperdute nelle campagne, alberi, fiumi, montagne, gallerie. Potrei vivere così, continuando ad attraversare mondi.

Mi piaceva anche la pioggia che rigava i vetri in improbabili ghirigori che andavano nella direzione opposta al treno.

Immaginavo le vite sconosciute degli abitanti tutte probabilmente uguali, con un po’ di gioia mescolata ad inevitabile dolore, con un po’ di allegria, un po’ d’ansia, un po’ di solitudine, un po’ d’amore.


Addio

 

E’ passato un altro giorno.

E’ solo passato un altro giorno.

Ne passerà un altro ancora e non sappiamo quanti.

Giorno dopo giorno si avvicina l’ora di un addio.

Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto è tempo di un addio.

Addio al tempo che fugge.

Addio agli amici. Agli amori. Agli affetti.

Addio a una persona cara.

Addio a chi ci ha voluto bene

A chi ha sacrificato qualcosa per noi.

Addio.

Voglio riempirmi di bellezza.

Voglio immergermi nella bellezza.

Voglio ubriacarmi di bellezza.

Di musica bella.

Di canto.

Di primavera. Di neve. Di tempesta.

Di fiori. Di frutta matura.

Di fieno. Di profumo.

Di angoscia e di dolore.

Si devo riempirmi di tutto

Per non aver rimpianti.


Amo

 

Amore è un sostantivo maschile, ma non definisce l’oggetto amato. Nell’amore è escluso il genere e anche il regno, nel senso di regno animale, vegetale e minerale.

Amo la pietra scagliosa delle alpi Apuane, amo l’onda spinta dal libeccio, amo la sabbia fine sotto i piedi nudi, amo le nuvole e la pioggia e amo il cielo terso e freddo di gennaio e le spighe di grano sotto il solleone.

Amo i cavalli che corrono liberi, amo il lupo orgoglioso, amo l’aquila superba, il gabbiano e le tortore anche se rompono un po’ i coglioni col loro monotono tubare e amo il mio cane Rudy.

Amo le foglie, amo i castagni senza i quali io non ci sarei perché per secoli hanno significato la sopravvivenza dei miei avi. Amo i ranuncoli, le peonie nascoste nel bosco, amo le rose, amo i fiori di ginestra che spandono profumo sulle rocce, sull’erica e sui camipuciori del Colletto, nel mio paese chiuso fra le montagne, dove gli zii coglievano le olive cantando a squarciagola e sembravano così felici.

Amo il viso della mia compagna, amo le sue mani, i suoi capelli, l’iride allegra, le sue guance, le labbra morbide che sorridono sempre e amo la sua pelle. E non c’è azione devastante del tempo o della malattia che possano farmi cambiare.

Amo l’uomo in quanto umanità, ma lo amo anche come individuo, come amico, come compagno. Amo la sua fatica, la sua ruvidezza e anche la sua amabilità. Amo la sofferenza di chi per il suo modo di amare è deriso e minacciato e vorrei abbracciarlo senza pudore, se solo me lo chiedesse. Amo chi ama e non m’importa quale sia l’oggetto del suo amore.

E amo chi non ha amore.