La Vita Perduta

Dovrei dimenticare la pungente brezza dell’alba che odora di pini e ginepri?

O il lieve stormire dei frassini che catturano il sole nei giorni ventosi d’estate?

Salivo veloce e impaziente la scura collina tra lecci e cipressi maestosi.

La vista spaziava lontana, sotto un cielo terso, leggero, di nuvole in corsa.

I boschi si stendevano immensi, fin dove le pendici dei monti sprofondano in mare.

La notte, le stelle soltanto guidavano i passi per sentieri visibili al cuore,

e quando la luna emanava nel suo pieno splendore i suoi raggi gentili e sereni,

i lupi cantavano in fondo alle valli il loro saluto alla bianca signora.

Di giorno se il vento saliva dalle coste scoscese, dove l’onde giocavano liete,

il falco innalzava il suo volo, giungendo improvviso e fatale all’incauto migrante.

Di sera, tra il chiaro e lo scuro, i cervi scendevano ai fitti canneti palustri.

Ero lupo e balzavo fra i massi e i dirupi, danzando nell’estasi di una vita mai sazia.

Ero falco e svanivo felice nel sole, col sangue impazzito all’ebbrezza del volo.

Ero cervo e correvo nell’erba, col cuore nel vento e i muscoli tesi e guizzanti.

Tutto quello che al mondo cresceva di vita fremente, nutriva di vita la mia.

Cosa resta oramai degli antichi giorni ricolmi e vibranti di gioia e stupore?

Mi trascino lento e insicuro, indifeso davanti a un futuro di vuote certezze.

I miei occhi non trovano pace, la mia mente non saggia riposo, ansiosa e sperduta.

La mia pelle, spenta ed opaca, sopporta paziente il peso di involucri morti.

Le mie mani stringono, fredde e malferme, le ceneri spente di echi lontani.

Solo, assediato da troppe parole, condannato a resistere a un sogno malsano,

mi rifugio in questa speranza, che possa destarmi nel sogno di un mondo ancora perfetto.


Un giorno speciale

In un giorno come questo, altro punto e grande boa nella tua vita

Volgo gli occhi indietro, e ritrovo tutto quel che abbiamo fatto

Quante volte ho visto, che una parte della storia era finita

Quante volte entrambi, ci amavamo con lo sguardo un po’ distratto

 

Questa nostra storia, ci ha portato delusioni ed amarezza

Ha scavato a fondo, ci ha spogliati della nostra ingenuità

Pronti per volare, ci fermava la paura e l’incertezza

Nei momenti oscuri, non bastava neanche più la volontà

 

E ci scoprivamo soli, non serviva fare insieme tante cose

Tante incomprensioni, giorni bui con la morte dentro al cuore

Ci allontanavamo, aumentavano le spine sulle rose

E calava il gelo, ghiaccio che toglieva vita a questo fiore

 

Ma nel fondo dentro me

La certezza vive ancora

La mia vita è qui con te

Ogni attimo ogni ora

Siamo sempre stati forti

A proteggerci dagli altri

A scordare i giorni inerti

A lasciarci i nostri spazi

 

Quando tutto sembra senza più speranze, proprio allora io capisco che sei tu

Che sei entrata dentro la mia vita, dando un senso a tutti i giorni, proprio tu

L’avventura più straordinaria e bella, l’ho vissuta giorno dopo giorno, solo tu

Mi hai donato tutto questo bene, anche nei momenti tristi, ancora tu

 

E non c’è parola,

non c’è poesia,

non c’è una canzone,

né una melodia,

nessun regalo,

lo vedi da te stessa

io non ti giuro,

non faccio una promessa

so che ti amo

col cuore e con la testa

fra cinquant’anni, cento, mille ancora

della mia vita, o quello che ne resta

anche dovessi viver solo un’ora.


 

L’ultimo viaggio

Ancora per poco le dense giornate piovose

Il sole si svela

Di luce dispiega il suo sfarzo

Un fremito d’ali riscuote l’intera palude

Memoria che chiama

Il cuore risponde d’un balzo

Di suoni e colori si nutre l’antica certezza

Del fuoco nell’aria

Nell’acqua dei germi di morte

Araldi di vita ti spingono al volo primevo

Al nido il ritorno

Compagna e avversaria la sorte

Il giorno si empie di vasti e gloriosi orizzonti

Di verdi foreste

Di monti e di fiumi lucenti

La notte ti accoglie nel grembo di ombre materne

Deserti incantati

Dimora di stelle silenti

Nel lungo sentiero fratelli di mondi lontani

S’uniscono al viaggio

Di penna e di voce straniere

Un magico mondo nei templi di cura e ristoro

Tra l’acque e le fronde

Di gioia e abbondanza foriere

Tra sbuffi e zampilli del fiume l’enorme puledro

Sprofonda nel tempo

Sospeso tra muti colori

Immobile al sole riposo di fauci guerriere

L’antico signore

Covando sopiti furori

Tra gli alberi scossi s’avanza maestoso colosso

Presenza curiosa

Gigante dal cuore fedele

I draghi volanti in agguato su fragili steli

L’aracne paziente

Rugiada ne imperla le tele

Dal cielo precipita limpido spirito altero

Nell’acque s’avventa

Artigli dal taglio mortale

Nel folto più scuro la zampa leggera e veloce

La lince dorata

Attende il momento fatale

La terra si espande e rinnova del petto la fiamma

Nell’occhio s’accende

Il blu sconfinato del mare

Amico immortale patriarca dal cuore severo

Respiro del mondo

Tra l’onde speranza t’appare

E’ l’ultima pietra che nasce dal ventre profondo

E’ l’isola bella

Delizia di verdi canneti

Di là dalle sponde sfrangiate di chiaro smeraldo

A perdita d’occhio

I pigri marosi mansueti

Di là dall’azzurro che nutre sentori benigni

E’ l’ultima spiaggia

Ingresso di dolci memorie

Di là dalla costa dai colli dai boschi fatati

La landa natia

La madre di tutte le storie

Discendi sull’isola queste speranze trattieni

Planando leggero

Di gioia nell’animo empito

Le canne che ondeggiano liete alla brezza salina

Una canna scintilla

Un colpo ed è tutto finito.