Il vecchio marinaio

 

Gli chiesero:
descrivi il mare
lo vidi tremare.
L’ombra delle sue orbite
dipinta nostalgia
che scavava a riprese,
le mani a coprire
il volto
e le dita tese.
Stette per un po’.
Non sapevano,
mai sapranno
che era ciò
di più simile
al suo cuore.
E ripensò ai porti,
alla compagnia dell’oceano,
alle lontane mete
e ai mari in tempesta.
Quante volte,
sussurrando grazie,
contemplava l’alba
e i nuovi lidi,
quante volte
di notte,
cercava la rotta
fissando le stelle.
Ne aveva speso di tempo
tra baci rubati
e fragili amori
tra braccia di donne
troppo lontane
e gli era parso
di vederle
vederle tutte
nelle sere d’estate.
Gli chiesero ancora:
descrivi il mare
e pianse
non sapendo da dove cominciare.
Certo, loro ignoravano,
non lo portavano dentro,
non ancora.
Lo avrebbero capito,
forse un giorno,
calando le vele.


 

Ceneri

 

Troppi anni
passati
a consumarsi a vicenda
per poi dire
siamo stati.


 

Il nido

 

La poesia
ha il suo nido
in cose semplici:
un pianto sepolto,
un sorriso di bambino,
la lite degli innamorati
e l’immediata pace.
Tu cerca
tra queste rughe,
scorgerai
il più forte
segno di vita.


 

Sogno notturno

Disegno
un giro d’onde
con polpastrelli
sottili,
su lenzuola
più volte
piegate.

È questo
ciò che resta
del sogno:
dune sparse
su di un letto
e ricordi
come granelli.

Di notte
cambia
incessante
il suo percorso,
così mi perdo,
ancora una volta
cercando a ritroso.

Passo i giorni
a ricordare
le notti
per non accettare
il mio tempo
con te
finito.


 

Da una salita

Ascolta
il suono delle porte
e la gioia dei ritorni,
qui è notte
ora tutto tace.
Guarda
le luci d’intorno,
alcune fioche,
altre a intermittenza,
disegnano
sparute ombre,
tue compagne.
Solo il vento,
accarezzando i rami,
mi trova
su questa salita.
E le carte
dove ne descrivo
il suono,
le ho gettate,
le ho gettate tutte
nell’abbraccio
di questa
solitudine.


 

Estasi

Traboccante d’amore
è l’animo,
ove scrutando
lo sguardo si ritrae.
Irriconoscibile.
Mi perdo
nella vastità del mondo,
mi ritrovo
nell’immensità dell’universo.


Fischi e ritorni

Quest’oggi
ti confesso
le mie debolezze:
ti ho cercato
alla stazione
tra i cappotti,
i passi affrettati
e gli sbuffi dei treni.
Così sorridendo,
ho perso il mio,
nella speranza
tu fossi lì,
da qualche parte,
capendo realmente
dove fosse casa.